13-TESSA

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Sollevai lentamente lo sguardo, passando dai nostri piedi vicinissimi, alle sue gambe fasciate nei jeans chiari. Il suo addome scolpito faceva venire l'acquolina in bocca, mentre il suo volto era... sublime.

Accidenti a me. Le sue mani mi stringevano delicatamente i fianchi, mandandomi scariche d'adrenalina in tutto il corpo. Volevo che mi lasciasse e allo stesso tempo che mi tenesse lì per sempre.

Mi schiarii la voce. Non riuscivo a pronunciare nemmeno una sillaba, il cuore in gola. Andrea mi fissò coi suoi occhi scuri trascinandomi in un luogo a me sconosciuto da tempo.

«Vieni, ti mostro una cosa», disse prendendomi la mano.

Non sapevo se facevo bene a fidarmi o no, ma d'altronde mi aveva aiutata e sentivo di poter essere al sicuro assieme a lui. Mi sentivo protetta.

Mi fissò e scoppiò a ridere. Alzò le mani e le mise in tasca, promettendomi che non sarebbero uscite da lì. Scossi la testa e lo seguii.

Camminammo lungo un sentiero stretto. Nel terriccio morbido si riuscivano ad intravedere orme di animali selvatici.

«Saranno caprioli, oppure cinghiali», sostenne.

Mi bloccai terrorizzata. «Come sarebbe cinghiali?», esclamai impaurita.

Andrea rise e io mi sentii improvvisamente stupida.

«Si, cinghiali. Di solito non ti danno retta e proseguono per il loro cammino, tuttavia se ne vedi uno scappa più lontano che puoi», sussurrò facendomi l'occhiolino.

Annuii angosciata. Non avevo mai visto un cinghiale dal vivo e, soprattutto, non mi interessava iniziare ora. Mi bastava vederli al supermercato nello scaffale "Sughi dai gusti selvatici"... non che fossi mai andata a fare la spesa, comunque.

«Dove stiamo andando?», domandai raggiungendolo.

Nel tragitto scostai un ramo da davanti il viso. Andrea fece un salto agile, raggiungendo il fondo di una collinetta poco ripida, la quale tuttavia mi spaventava, calcolando il mio recente incidente.

Allungò le mani verso di me. «Lasciati andare, ti prendo io», promise sorridendomi.

Nel tragitto si era infilato nuovamente la canotta e io sporgendomi un po', mi aggrappai al tessuto bianco. Andrea mi afferrò i fianchi, proprio come aveva fatto poco prima alla staccionata e mi posò accanto a sé. Le sue mani risalirono sulla mia schiena mentre toccavo con la punta dei piedi il terreno. I nostri occhi erano persi gli uni negli altri.

«Vieni», sussurrò e, prendendomi la mano, mi condusse oltre le piante.

«Fa attenzione, può essere un po' scivoloso», mi avvisò ed effettivamente era proprio così.

Il terreno era bagnato e il fango si posò sulle mie scarpe da ginnastica. Che noia!

«Eccoci arrivati!», esclamò ed io, alzando lo sguardo rimasi incantata.

Davanti ai miei occhi c'era una distesa di sassi di ogni dimensione con un fiumiciattolo che li sovrastava tutti. In alcuni punti l'acqua era più profonda, in altri arrivava a malapena alle caviglie. La luce del sole batteva sulla superficie, riflettendo il suo bagliore sul mio volto. Era sensazionale. Gli alberi attorno a noi creavano giochi di luce e ombre sull'acqua, mentre sul lato destro, totalmente libero, si riusciva chiaramente a scorgere un paesaggio fatto di verde, colline e cielo.

Semplicemente stupendo.

Sbattei gli occhi sorpresa ed estasiata da tutta quella natura alla quale non ero abituata avendo sempre vissuto in città.

Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora