64- ANDREA

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«Sicura di star bene?», domandai a Tessa, la quale continuava a toccarsi nervosamente la cicatrice sul polso. Sembrava essere il suo tic nervoso. Visto che non mi rispondeva, le afferrai una mano, voltandola verso di me.

«Scusami, cosa hai detto?», borbottò agitata.

«Ti ho chiesto se stavi bene», le ribadii spostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

Si passò la lingua sulle labbra. «No, questo è l'inferno», mormorò guardando la porta d'ingresso dei suoi genitori. Erano passate poche ore dalla telefonata della madre e, controvoglia, ci eravamo presentati alla cena.

«Non pensi di esagerare?»

Scosse la testa. «Credimi, quando ti troverai davanti a mia madre, alias Cerbero, allora si che avrai voglia di fuggire», scherzò.

Mi avvicinai a lei, sussurrandole all'orecchio. «Menomale che ho detto a Luciano, alias Caronte, di tenere la barca a portata di mano», stetti al gioco e lei sorrise, rilassandosi.

Quando si aprirono, varcammo le porte di casa Minelli.

«Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate», citai e Tessa scosse la testa divertita.

Fummo accolti da tre camerieri, tutti in divisa, impostati e senza un capello fuori posto. Tessa aveva insistito perché indossassi una camicia, ma io avevo preferito la mia t-shirt nera abbinata ad un pantalone elegante. Odiavo le camicie.

Voltai lo sguardo verso la mia ragazza, la quale trovavo stupenda nel suo abito rosa e nelle scarpe brillantate.

Fu in quel momento che fummo interrotti da una voce.

«Finalmente siete arrivati, benvenuti», disse una donna.

Mi voltai e notai davanti a me una Tessa di vent'anni più grande.

Accidenti era la sua copia esatta.

Mi avvicinai tendendole la mano. «Signora Minelli, è un piacere fare la sua conoscenza.»

Le mi sorrise a stento e allora capii cosa intendeva dire Teresa: Cerbero mi stava divorando con le sue tre teste.

«Ha una casa splendida signora», mi complimentai notando l'arredamento raffinato e di lusso.

«Lo so», rispose stizzita.

Ci sedemmo a tavola. «Mamma dov'è papà?», chiese Tessa visibilmente a disagio per la mancanza della figura paterna.

«E' stato trattenuto al lavoro», sostenne posando il tovagliolo sulle cosce. Si voltò verso di me, scrutandomi con attenzione.

«Allora, Andrea... ho letto molte cose su di te.»

«Davvero? Tipo cosa?», chiesi curioso addentando un pezzo di arrosto.

Si raddrizzò sulla sedia. «Ho letto che sei figlio di un contadino, che tua madre non c'è più, che hai una sorella più piccola e che... cielo hai davvero lavorato come commesso in un negozio?»

Sbattei le palpebre.

«Mamma! Non esagerare», la minacciò Tessa.

Allungai una mano verso quest'ultima, placandola.

Mi rivolsi nuovamente alla signora Minelli. «Si, è tutto vero. Si è dimenticata che sono laureato con il massimo dei voti però», le feci notare.

Lei mi sorrise forzatamente. «Come pensi che io possa approvare la scelta di mia figlia?»

Mi schiarii la voce. «Signora Minelli, con tutto il dovuto rispetto, non me ne frega niente della sua approvazione. Non siamo più nel diciannovesimo secolo, dove vigeva il matrimonio combinato. Io amo sua figlia e lei ama me. Mi importa solo questo. Inoltre, senza offesa, la facevo più accorta. Se ha letto attentamente io e mio padre, non siamo semplici contadini, siamo proprietari di molte terre e, nel caso non lo sapesse, diciamo che questo rende piuttosto bene, economicamente parlando. Se teme che sua figlia non avrà abbastanza soldi oppure che io voglia attingere ai suoi fondi allora, la prego faccia una ricerca più approfondita e le garantisco che non avrà nulla da temere», chiarii.

«Per quale motivo allora hai lavorato come commesso?», chiese stupita.

Alzai le spalle. «Perché nonostante non abbia problemi di soldi, non mi piace pesare sulle spalle degli altri. E poi, diciamocelo, non c'è nulla di male a fare un lavoro comune, non crede? Volevo essere indipendente, trovare la mia strada e lavorare, fare un qualunque lavoro, poteva essere una spinta in più», spiegai. «Poi, ho capito che tutto sommato lavorare nei campi, curare, dare vita a qualcosa non mi dispiaceva per nulla, così sono tornato alla mia quotidianità.»

La madre di Tessa si schiarì la voce. «Molto bene. Non posso dire di essere completamente soddisfatta di questa unione, tuttavia devo dire che ho notato un miglioramento in mia figlia e non ho nessuna intenzione di ostacolare la sua guarigione. Perciò, se stare con questo ragazzo è ciò che desideri, va bene», disse rivolta a sua figlia.

Tessa sbatté le palpebre, sorpresa. «Grazie mamma. A questo proposito, se per te e papà va bene, vorrei tornare a vivere in Toscana. Lì mi sento a casa, ma tornerei, ovviamente.»

Sua madre annuì. «Mi dispiace per come io e tuo padre ti abbiamo trattata in passato. Non è stato un comportamento corretto. Abbiamo tutti le nostre colpe. Quindi, se questo è ciò che vuoi allora va'. Spero solo che un giorno, riusciremo a guardarci negli occhi senza rancore.»

Tessa sorrise. «Penso che il primo passo nella direzione giusta sia già stato fatto», sorrise e dopo di che continuammo la cena.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora