"Stephan...." scuoto la testa mentre mi immetto di nuovo nell'autostrada che porta a Verona, dopo essermi fermata ad una stazione di servizio per fare rifornimento "Dio Alessia...ma che ore sono a Roma? O dove cazzo sei...qui è tutto buio ma io ho gli occhi spalancati e non ce la faccio a dormire....voglio morire" sorrido alla sua voce da cucciolo. È la seconda giornata che Stephan passa in America e per la seconda volta mi chiama in preda allo sconforto a causa del fuso orario. In Italia sono le due di pomeriggio quasi ed io sono quasi a Verona, mentre da lui con un fuso orario pazzesco di nove ore sono le cinque di mattina ma lui non riesce a chiudere occhio "Prova con una tisana amore mio"
"Ma che tisana...ho un mal di testa assurdo e non ti dico come sono messo ma non ho sonno...come cazzo faccio?" per fortuna lui è uscito sul balcone della camera che divide con Lorenzo ed Alessandro anche se mi pare di capire che tutti e tre siano nella stessa situazione. Peccato che mi pare che né Veronica né Ilenia, la moglie di Florenzi, debbano sopportare quel lamento. Oltretutto la notte prima sarei voluta andare a letto presto in vista del viaggio fino a Verona ma lui mi aveva tenuta sveglia fino tipo alle tre di notte, quando da lui erano solo le sei di sera...fosse stato per lui mi avrebbe tenuta sveglia fino quando a Roma fosse spuntata l'alba ma alla fine gli avevo fatto fare un semplicissimo calcolo matematico, facendogli capire che io dovevo dormire, anche se da lui era neanche ora di cena. Nove ore di differenza erano troppe, decisamente, soprattutto se lui era pure preoccupato per il fatto che io a fossi in viaggio dalla mattina presto, anche perché alla fine avevo dormito veramente poco e mi ero messa a guidare all'alba. Stava scombinando gli orari anche a me e quello non andava bene..per fortuna a New York avrei trovato solo, si fa per dire, sei ore di fuso...sempre meglio delle nove attuali anche se parecchie comunque...ovviamente lui si lamentava anche del fatto che gli mancassi da morire...tempo dieci giorni e ci saremmo rivisti, anche se lui non lo sapeva ancora "Conta le pecore" rido perché me lo immagino ad alzare gli occhi al cielo "Fanculo...altro che pecore, ci vorresti te qua..." anche a me manca un sacco ma sto cercando di tenere la mente occupata e soprattutto di non pensare al fatto che appena il suo aereo è decollato da Fiumicino io mi sia sentita non solo incompleta ma soprattutto assurdamente vuota "Anche a me manchi un sacco bimbo..pensa a quando ci rivedremo però..."
"A proposito di rivederci...riusciamo a fare una videochiamata stasera...cioè...merda con ste dannate nove ore di fuso orario non ci capisco nulla....se ti chiamo quando qui sono tipo le dieci di sera lì..sono?...le sette di mattina...hai voglia di alzarti alle sette di mattina per vedermi attraverso uno schermo?" come se ci fosse da chiedermelo "Ovvio..metto la sveglia...tanto dormo a Verona stanotte, al mio vecchio appartamento"
"Ti va bene? So che è presto ma..." scuoto la testa anche se lui non può vedermi dato che stiamo parlando al telefono "..va benissimo amore mio..." anche solo sentire la sua voce mi fa stare meglio, anche se ovviamente saperlo a un sacco di migliaia di chilometri di distanza non è proprio il massimo. Ma so che lui sta facendo quello che ama fare, anche se in quel momento ha solo in mente il fatto che la sua testa gli dice che è pomeriggio mentre vede che in America è ancora mattina presto "Non so cosa farei senza di te" me lo ha anche scritto per messaggio il giorno prima, poco dopo essere atterrato..la verità è che sono io che non saprei realmente cosa fare senza di lui. Anche affrontare i miei genitori saremmo stato impensabile se lui non fosse entrato nella mia vita "Sai che io sarò sempre con te...credici a noi due Stephan perché io ci credo un sacco a noi due...e poi hai la mia A attaccata alla tua collana quindi..." quella notte, nelle pochissime ore trascorse fra la chiusura della nostra telefonata e la mia partenza da Roma lui mi ha mandato un messaggio con una foto alla sua collana, che ora reca anche la mia iniziale "Anche io ci credo lo sai...quando torno stiamo appiccicati per due giorni interi....non ti mollo per 48 ore Alessia..." sorrido perché non sa che saremo si appiccicati ma lo faremo a New York. Ho ottenuto anche la possibilità di dormire nella sua stanza nell'albergo della città americana...Lorenzo purtroppo si dovrà accontentare di dormire con Alessandro e basta nella loro ultima tappa della tournée. Ovviamente il numero 7 giallorosso sa già tutto e mi sta reggendo il gioco, così come Veronica. Per Stephan sarà un'autentica sorpresa. Continuiamo a parlare fino a quando lui non viene sequestrato da Alessandro per andare a bere la prima mega tazza di caffè annacquato della giornata, mentre io arrivo a Verona. Tornare lì non mi riempie di gioia immensa ma è una cosa che sento di dover fare..l'Alessia che ha abitato in quella città fino a prima di partire per Ibiza è un lontano ricordo...è qualcuno che probabilmente non riconoscerei neppure se me la ritrovassi davanti. Era una ragazza che fondamentalmente non mi piacerebbe ora...guido fino a trovarmi davanti alla villetta che ho occupato con i miei genitori e Marco fino alla sua morte. Posteggio la mia Audi ed ovviamente la prima persona che incrocio, manco a farlo apposta è una delle amiche di mia madre. Una di quelle che pensava che a 18 anni mi sarei dovuta trovare un marito con cui iniziare a sfornare figli "Alessia cara.." mi verrebbe voglia di farle il dito medio ma mi trattengo "Signora Marcella..."
"Sei tornata a casa?" vorrebbe probabilmente che le dicessi che sono tornata da mamma con la coda fra le gambe perché il mio matrimonio con quel gran figo che gioca nella Roma è naufragato miseramente...la notizia farebbe il giro di Verona in dieci secondi netti...quasi quasi mi scappa da ridere perché lei, come molte altre persone del resto, non aspetta altro che qualcosa nella vita di un'altra persona vada male per gongolare e gioire. Purtroppo per lei il mio matrimonio va a gonfie vele quindi dovrà trovare altrove la fonte per essere felice e contenta e soprattutto spiattellarlo al mondo intero "Solo per liberare definitivamente il mio appartamento..." vedo la delusione nei suoi occhi e sono io a sorridere "Ora che sono sposata e che sono anche incinta ormai è inutile che tenga quella casa..vado a vedere se c'è qualcuno a casa dei miei...la saluto Signora Marcella...stia bene" la lascio lì impalata e vado verso il portoncino bianco. Ho ancora le chiavi della villetta e quindi non mi preoccupo affatto di bussare o di suonare il campanello. Forse dovrei alla fine perché la scena che mi si para davanti quando giro la chiave nella serratura e poi apro la porta blindata marrone scuro è di quelle che avrei molto volentieri evitato di vedere. Mio padre, seppur mantenga un fisico invidiabile, ha comunque 63 anni e gli occhi neri uguali ai miei recano tutti i segni di quello che ha passato...dice di essersi fatto da solo, di aver guadagnato a furia di successi, la posizione che attualmente ricopre. Peccato che io sappia che le sue azioni non sono state tutte immacolate anzi. Per arrivare dove sta lui si possono percorrere due strade...quella pulita e lastricata di buone intenzioni e quella meno pulita, ma più corta e facile. Io so quale lui ha percorso...peccato che sembra che solo io lo sappia...mia madre lo venera come il primo giorno anche se ha una quantità di corna sulla testa che basterebbe per appenderci le luminarie di Natale che lei adora. La scena che vedo è cosa nota per me..speravo che almeno nella casa che divide con mia madre però lui non portasse le sue amanti. Quella che si sta scopando sul tavolo del salotto avrà si e no 23 anni...mi sale un conato di vomito "Alessia..." almeno lui si blocca mentre la troietta che se lo sta sbattendo non ha neppure la decenza di fermarsi "Dio che schifo papà...anche dove ceni con mamma ti fai fare i lavoretti dalle tue amanti?" lui abbassa lo sguardo, lei invece emette un gemito che credo sia frutto di anni ed anni di recite di bassa lega "Cosa ci fai qua?" mio padre, che poi si chiama Stefano e la cosa è abbastanza comica in definitiva, sposta la ragazzina e si riallaccia i pantaloni "Volevo salutare mamma..."
"È andata...a fare la spesa...tornerà a breve" ridacchio perché spero con tutto il cuore che un giorno o l'altro lei accorci di botto l'impegno che l'ha portata fuori casa e lo becchi a scoparsi qualcuno a casa loro...ma alla fine forse neanche a quel punto lei lo lascerebbe "Allora la aspetto...tanto voi avete finito no?" lui annuisce mentre lei si rimette a posto quello che dovrebbe essere un tailleur elegante ma che su di lei sarà sempre e solo volgare "Mi aspetti in ufficio tesoro? Io saluto mia figlia intanto" ridacchio a quel 'tesoro' perché credo che lui lo dica a tutte quelle che si scopa "Non mi avevi detto di avere una figlia"
"È perché non glien'è mai fottuto un cazzo di me..." rispondo al posto di mio padre che ha almeno la decenza di scuotere la testa "Non ascoltare Alessia...non è assolutamente vero che non me n'è mai fregato nulla di lei..."
"Fai anche il padre amorevole ora? Ma che carino...ah si, forse perché ho sposato uno con i soldi...infatti mi pareva ancora strano che non ti fossi fatto sentire...a parte gli auguri per il mio matrimonio..." mi faccio per sedere sul divano ma alla fine decido che non toccherò neppure una superficie di quella casa dato che mio padre potrebbe averla usata per scopare con qualche ragazzina più giovane di me. Lui saluta la ragazza che mi guarda incuriosita poi torna da me "La tua commedia è finita Alessia?"
"La mia? Sei tu che a 63 anni reciti ancora la parte di quello che eri a 35 papà..." carico volutamente l'accento sull'ultima parola "...ti scopavi le ragazzine quando sono nata io e te le scopi adesso che sei quasi in pensione....stai semplicemente negando che il tempo passa e fra poco, quando non avrai più il tuo ufficio con vista spettacolare, le ragazze non verranno più a cercarti..."
"Perché pensi che il tuo calciatore ti venga a cercare ancora per molto?" rido alle sue parole perché fondamentalmente sapevo che lui avrebbe detto una cosa del genere "Sentiamo la tua ennesima perla di saggezza papà" vago fino alla cucina...se chiudo gli occhi riesco quasi a vedere la me stessa di nove anni con quella cazzo di torta pronta "Hai 28 anni Alessia...quanto passerà prima che lui trovi una più giovane di te da scopare? Alla fine sei come me piccola mia...sempre aggrappata alla convinzione che il tempo non passerà mai, e che soprattutto non abbia alcun effetto su di noi.."
"So che il tempo passa papà...so anche di averne perso già abbastanza dietro alle stronzate quindi non dirmi che io e te siamo uguali perché non credo proprio che a Stephan importi che il tempo passi..." in quel momento sentiamo la porta che si apre e poco dopo mia madre che entra "Ciao mamma..." lei si blocca e sorride "Avevo visto un'Audi sconosciuta qui davanti..." poi il suo sguardo si sposta su mio padre "Sei qui per stare un pochino con Alessia?"
"No, papà stava tornando a lavoro...e anche io sto qui poco mamma...magari pranziamo assieme ma poi devo andare...ho da preparare le ultime cose...domattina riparto per Roma e devo ridare le chiavi dell'appartamento...però possiamo mangiare assieme...oppure possiamo uscire e andare a pranzare fuori...andiamo in quel posto in piazza delle Erbe che ti piace tanto, quello dove siamo andate con Marco quella volta quando aveva trovato lavoro e ci ha pagato la cena"
"Ma costa un sacco..." io alzo le spalle "Non importa..." lei annuisce mentre mio padre si sistema la giacca prima di prendere il cellulare e le chiavi della macchina "Ora ha i soldi del suo calciatore per pranzare fuori"
"E tu sei sempre la solita testa di cazzo papà...sarai contento di sapere che non mi vedrai più qui a Verona...prima che tu muoia vedi di dare una risposta alla domanda che mi pongo da quando sono nata..se ti sta sul cazzo questa casa, se ti sta sul cazzo chiunque abbia abitato qui che cazzo sei rimasto qua a fare?" lui non mi risponde ma fa uno dei suoi sorrisini del cazzo "Anzi no, forse mi posso rispondere da sola...perché in fondo dove avresti mai potuto trovare un'altra donna che ti sarebbe rimasta accanto nonostante il tuo essere una testa di cazzo appunto?" per una volta lui non risponde ma esce di casa sbattendo la porta "Alessia..."
"Cambiati e andiamo a pranzo mamma...ti aspetto giù" prima di uscire da quella villetta, mentre aspetto che mia madre sostituisca la sua tenuta abituale da 'spesa' con quella per il pranzo fuori che poi non sarà molto diverso alla fine, vado nella mia vecchia camera...è vuota, mentre quella di Marco, accanto alla mia, è come lui l'ha lasciata prima di trasferirsi nel loft che poi ho ereditato io...ci sono ancora i vestiti che lui aveva lasciato lì, c'è ancora qualche giocattolo di quando lui era piccolo, c'è ancora qualche libro di astronomia e poi un regalo che io gli avevo fatto quando avevo 20 anni e avevo guadagnato abbastanza per comprarglielo. Lo aveva lasciato lì perché aveva detto che al loft non ci stava e poi dalle finestre non sarebbe riuscito a guardare nulla...è un telescopio impolverato a cui lui teneva un sacco...mi aveva detto che lo avrebbe portato via quando avrebbe comprato una villa al mare e allora avremmo potuto guardare insieme le stelle. Lo prendo e lo porto fuori dalla stanza...mia madre non dice nulla...sorride con le lacrime agli occhi...lo porterò a Roma, in onore di Marco, perché alla fine la villetta c'è ora e quel telescopio avrà finalmente la sua giusta collocazione...
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TUTTO UN EQUILIBRIO SOPRA LA FOLLIA
RandomIBIZA, UNA SETTIMANA, DUE REGOLE, UN'ATTRAZIONE FOLLE, DUE RAGAZZI...