52. ANCORA IN PIEDI

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"Cazzo...." cerco di stare dietro a Stephan che però cammina troppo velocemente pure per me che non ho proprio il passo di una miss...quando sono incazzata cammino velocemente ma stare dietro a lui in quel momento è tipo impossibile "Ti vuoi fermare?"
"No...vaffanculo..." spero che quel vaffanculo non sia diretto a me ma non ci metterei la mano sul fuoco...mentre i suoi compagni saranno probabilmente a mangiare da qualche parte dopo che la tournée è ufficialmente finita io ho a che fare con uno Stephan che definire incazzato sarebbe poco...l'ultima partita non è andata benissimo..la Roma ha perso 2-1 contro il Real Madrid ma la cosa che più l'ha fatto incazzare è ovviamente il fatto che lui ha giocato per un tempo, malissimo secondo lui. Per la prima volta mi trovo davanti la versione di mio marito che manderebbe a fanculo anche me, per questioni calcistiche ovviamente perché lui mi manda a fanculo continuamente ma di solito per scazzi nostri e non perché pensa che avendo giocato male una partita di una tournée in agosto io mi stufi di lui e vada a rifugiarmi fra le braccia di Justin "Oh Stephan...datti una calmata...perché non mi pare il caso di fare una tragedia del cazzo per un tempo di una partita di una tournée in America quando avete iniziato ad allenarvi da un mese manco...è l'otto agosto cazzo..."
"E al campionato mancano 11 giorni..."
"E che cazzo c'entra? Era una partita di merda che non vale un cazzo" ok, forse quello che avrei dovuto dirlo perché per uno come lui anche l'amichevole in oratorio significherebbe qualcosa "Ma che cazzo vuoi saperne te..." apre la porta della stanza e accende la luce con una manata. Butta il borsone a terra e si mette a passeggiare avanti ed indietro "Hai una sigaretta?" lo guardo come se fosse scemo "Sono incinta e anche se non lo fossi non ti permetterei mai di fumare adesso lo sai..ok la vacanza ma adesso non si scherza Stephan..."
"Non me ne frega un cazzo..."
"Sei in modalità bambino di 2 anni che fa i capricci?" spero che lui rida ma non è così...ok, e adesso che cazzo faccio? Non ho mai avuto a che fare con un ragazzo da consolare...potrei proporgli di sdraiarci a letto..alla fine so che cederebbe se mi spogliassi ma mica possiamo sempre ripiegare su quello...merda è complicato però...se io sono bipolare di mio lui lo è mille volte di più...ha così tanti lati diversi che non sai mai se ti mostrerà uno Stephan che hai già visto e che quindi sai già come gestire oppure uno Stephan nuovo...quello è decisamente un lato nuovo e non è che mi piaccia molto. Ovviamente lui mi piace comunque ma è una versione che non so affrontare "Ho fatto cagare...avrò preso 2 in pagella"
"Un 5 lo strappi..." lui stavolta sorride ma è un sorriso amaro "Che consolazione..." abbiamo due giorni e mezzo prima di ripartire per Roma...avevo pensato che il giorno successivo saremmo potuti andare in giro per la città dopo esserci svegliati all'ora che volevamo mentre il giorno dopo volevo chiedergli se gli andava di andare a Coney Island...volevo salire sulla mega ruota panoramica...e poi lui sicuramente aveva organizzato qualcosa...ma lo Stephan che mi trovo davanti probabilmente vorrebbe solo stare da solo...per un attimo penso di uscire e lasciarlo solo poi mi ricordo che Stephan mi ha chiesto di prendermi cura di lui ed in quel modo non manterrei la promessa "Vuoi fare qualcosa? Perché non usciamo...Times Square adesso è favolosa"
"E pensi che adesso voglia pigiarmi in mezzo alla gente? Non voglio vedere manco te..perché non te ne vai? Che cazzo sei venuta a fare poi..." le sue parole fanno male, un sacco ma so che sono dettate dalla rabbia e dalla frustrazione...io ho fatto spesso e volentieri lo stesso..con mia madre, con Marco, anche con lui stesso...mio fratello era un mago in quei momenti. Io urlavo mentre lui mi guardava sorridendo...mi lasciava sfogare e poi mi abbracciava. Forse se abbracciassi Stephan andrebbe bene...lo raggiungo sul balconcino e lo abbraccio da dietro "Ti amo" lo sento rilassarsi per un secondo e penso di aver vinto ma poi lui sbuffa "Non dovresti amarmi...sono un fallito del cazzo Alessia" vado davanti a lui e lo prendo per le guance facendogli abbassare il viso "Ridillo e me ne vado..così lontano che non mi trovi manco se giri tutta New York...prendo il primo volo e quando arrivi a Roma la villa a Casal Palocco è vuota..."
"Sono un fallito..." me lo dice sfidandomi ed io sto al suo gioco. Ho due anni più di lui ma soprattutto sono fatta esattamente nello stesso modo...le sue reazioni sono le mie e so come giocare quella partita. Non gli dico nulla ma prendo la borsa ed esco dalla porta. Faccio qualche passo e poi mi fermo...mi siedo sui gradini che portano al piano superiore e aspetto la sua prossima mossa. So che tempo dieci minuti massimo e lui uscirà da quella cazzo di porta...esattamente quello che farei io accorgendomi dell'enorme minchiata che ho fatto "Alessia..." la voce di Lorenzo con accanto Alessandro e Daniele mi fa sobbalzare "Devo ammazzarlo per caso?" il capitano giallorosso mi ha preso sotto la sua ala protettrice ma io scuoto la testa "Lo sto facendo sbollire" loro mi sorridono e si allontanano parlottando, mentre Lorenzo rimane accanto a me "Non te l'ho detto ma Stephan a volte...insomma dovrai gestire anche dei mezzi attacchi di panico....non è mai successo no?" scuoto la testa "Di solito arrivano quando si fissa di non valere un cazzo e di essere un fallito..."
"Lo ha detto prima"
"Sai gestirlo Alessia..." so di poterlo fare anche se ovviamente quando mi sono messa con lui non sapevo che avrei dovuto gestire pure il suo panico....solo allora mi accorgo che il suo mondo non è veramente tutto rose e fiori, anzi...è pieno di ombre che arrivano dal suo periodo a Milano e da quella paura di essere abbandonato "So gestirlo...ci sappiamo gestire a vicenda"
"Chiamami se hai bisogno...noi domattina ripartiamo" mi alzo e lo abbraccio "Sei esattamente quello di cui aveva bisogno..." è la miglior cosa che mi potesse dire. Quando lui si allontana rimango ancora un pochino da sola, seduta per terra. Quel piano è destinato ai giocatori giallorossi e chiunque di loro passi mi chiede cosa succede..a tutti dico la stessa cosa...Stephan voleva rimanere un attimo da solo e sto solo attenendomi a quello che mi ha chiesto. Mi accorgo che tutti mi hanno accolta subito in quella che è una specie di grande famiglia...provengono tutti da realtà diverse, ci sono giocatori che sono a Roma da parecchio e ragazzini appena arrivati..c'è chi conta di chiudere la carriera lì e chi è perfettamente consapevole che la maglia della squadra capitolina sarà solo una tappa...tutti sperano di togliersi delle soddisfazioni. Tutti hanno i loro problemi..c'è chi ha una famiglia a Roma e chi è da solo...c'è chi sente la mancanza dei figli o di una moglie o di una fidanzata ma tutti quando sono lì fanno parte di quella famiglia...mai come in quel momento mi accorgo di essere tremendamente fortunata. Dopo un quarto d'ora sento la porta della camera mia e di Stephan aprirsi...quello che ne esce è uno Stephan con le lacrime agli occhi che appena mi vede mi corre incontro stringendomi così forte che penso mi possa rompere qualche costola...lo sento tremare e mi chiedo quanto debba essersi sentito solo a Milano, quando tutti o quasi gli hanno voltato le spalle dopo i suoi infortuni "Non te ne sei andata"
"E la promessa di prendermi cura di te dove cazzo la metti brutto deficiente?" lo spingo dentro alla camera e chiudo la porta dietro di noi "Mi dispiace" Stephan trema così tanto che fa tremare anche me...lo faccio sedere sul letto e mi metto in braccio a lui "Hai finito Stephan?" lui annuisce e si asciuga le lacrime dalle guance "Non mi riferisco alle lacrime, per me puoi piangere fino a domattina se ti fa stare bene..intendevo se hai finito di fare lo stupido, stronzo, deficiente e tutto il resto che hai fatto fino a quando sono uscita da quella porta...ma soprattutto se hai finito di dire che sei un fallito...e visto che non mi pare che sia la prima volta che lo dici dato che Lorenzo me l'ha detto smettila una volta per tutte..."
"È vero Alessia...so fare solo questo nella vita e se non riesco manco più a farlo che cazzo ci sto a fare qua?" gli alzo il volto e spero di aver capito male "Che cazzo stai dicendo? Il discorso che ti ho fatto ieri sera? Non sei solo un giocatore di calcio Stephan. Io per esempio a volte me lo scordo pure perché per me è importante altro..sei importante te quindi non dire più la stronzata che non sai cosa sei qui a fare...smettila...ho perso Marco e se perdessi pure te sarei devastata..." inizio a piangere anche io e lo abbraccio "Che cazzo farei senza di te? E non parlo di El Shaarawy perché quello viene dopo...adoro vederti giocare, ma devi farlo perché è quello per cui lotti da quando sei piccolo e non per far si che gli altri ti dicano che sei bravo e non sei un fallito...sai che parlo di Stephan che non è il calciatore ma è l'uomo, quello che mi ha fatto innamorare.."
"Avresti fatto prima a non innamorarti di me" ho voglia di tirargli una sberla ma alla fine decido che ci vuole qualcosa di diverso...gli prendo il viso fra le mani e lo bacio incollando la mia bocca alla sua "Baciami Stephan..." all'inizio lui è rigido e continua a guardare nel vuoto ma alla fine si lascia andare...ha le labbra gelate e so che quando è stato chiuso in quella stanza da solo ha avuto qualcosa che assomiglia molto ad un attacco di panico. Gli occhi vitrei stanno riprendendo vita solo in quel momento e continua a tremare "Mi hai allontanata perché non ti vedessi in crisi vero?"
"Alessia..." scuoto la testa "No ora me lo dici...da quanto vanno avanti?"
"Diciamo che il primo l'ho avuto a Milano...a volte non li ho per mesi, altre volte si ripetono frequentemente...questo è stato veloce..." alza le spalle e sembra non dargli importanza ma io invece so che sono importanti per lui "Ne parli con qualcuno?" annuisce "Lo sa lo psicologo che ci segue...Lorenzo lo sa perché è stato testimone di qualche episodio...qualche mio compagno lo sospetta probabilmente..l'allenatore lo sa ovviamente"
"I tuoi?" scuote la testa "No, nemmeno i miei amici lo sanno..tendo a fuggire da tutti quando li ho..Lorenzo se n'è accorto perché coincidono con qualche problema in campo e lui divide la stanza con me in ritiro..."
"E io come mai non sono stata inclusa in questo gruppo? Pensavi che ora che sei sposato magicamente sarebbero scomparsi? Non sono una cura miracolosa Stephan...vorrei esserlo ma non lo sono...e questa è una cosa che avrei dovuto sapere"
"Lo so..." cerca le mie mani e le stringe "Mi dispiace...sono capace di gestirli adesso...o comunque so farlo meglio di prima sicuramente"
"Ma non hai pensato che se lo avessi saputo ti avrei potuto aiutare e potrò farlo in futuro? Se avessi avuto un attacco magari più forte ed io non avessi saputo che cazzo fare?"
"Basta che mi tranquillizzi..."
"Ma avrei voluto saperlo...so gestirli, mia madre a volte aveva degli attacchi di panico e magari non se lo ricorda neanche ma io l'ho aiutata qualche volta...si li gestiremo ma se fanno parte di te avrei voluto che tu me lo dicessi Stephan..non è che cambia qualcosa per me ovviamente ma..voglio solo che tu stia bene..."
"E sto bene...solo che a volte mi viene il panico...è una sorta di ansia da prestazione che si somma alla mia naturale mania di perfezionismo...e quando non va come voglio io..." alza le spalle "Si ma se ti viene un attacco per una tournée ad agosto...o c'entra anche con il fatto che c'ero io a vederti?"
"Voglio che tu sia orgogliosa" non capisce che io lo sono a prescindere...non capisce che mi sono spaventata a morte quando l'ho sentito tremare fra le mie braccia perché la paura di perderlo è assurda e ora che so che lui soffre di quei momenti sento ancora più forte il mio istinto di protezione verso di lui "E lo sono...ma di te come uomo Stephan...ovvio che voglio anche che tu faccia bene come calciatore ma semplicemente perché so che tu ci tieni..." lui mi guarda ma è come se non mi vedesse realmente "Rimaniamo abbracciati qua?" annuisco e mi abbasso per sfilargli scarpe e calze poi gli faccio cenno di alzare le braccia e gli tolgo la maglia. Ovviamente appena lo vedo solo con un paio di pantaloncini blu addosso la prima reazione sarebbe quella di saltargli addosso ma non so se quella sarebbe una cosa positiva per lui. Quando mamma aveva questi attacchi rimaneva anche ore ed ore a guardare nel vuoto, senza che quello che la circondava potesse entrare in quella bolla che lei creava appositamente per rifugiarvisi...ovviamente i suoi momenti di stacco dalla realtà, come li chiamavo io, coincidevano con qualche episodio connesso a mio padre. Io a volte la lasciavo stare, ma altre mi siedevo accanto a lei...credo che mia madre non se lo ricordi neppure. Non mi guardava ed ovviamente non cercava il contatto con me quindi non so se questo potrebbe nuocere o fare bene a Stephan. Per ora mi limito a farlo sdraiare...anche io mi spoglio, rimanendo solo in intimo..mi metto con la testa poggiata sul suo petto e lascio che per almeno dieci minuti lui stia semplicemente tranquillo, passando le dita fra i miei capelli. Dal canto mio io gli passo le dita sulle braccia, concentrandomi sull'intrico di vene sul suo avambraccio....mi perdo praticamente perché lui deve chiamarmi almeno tre volte prima che io mi riscuota "Cosa stai facendo?" alzo le spalle e mi sposto di modo da poggiare il mento accanto al suo cuore...finalmente sta battendo a ritmo normale e lui non trema più. I suoi occhi verdi sono tornati vivi e quando sfioro le sue labbra con la punta della dita sento che non sono più gelide...sta tornando il solito Stephan ma non posso ignorare quello che è successo "Stavo guardando una delle cose che più amo del tuo corpo..."
"Le mie braccia..." annuisco "Certo...sono il mio luogo preferito...ora vuoi parlarne un pochino amore mio? So che non vorresti e so che probabilmente non me ne hai parlato perché pensavi che ora che ci sono io queste cose non succedessero più ma io non sono la bacchetta magica amore mio..."
"Hai fatto miracoli quindi pensavo che tu fossi la mia personale versione di una bacchetta magica" rido e mi allungo per baciarlo...le sue mani sono posate sulla mia schiena e piano piano scendono..quando mi racchiude una natica sospiro "Sei tornato da me?"
"Si...sono tornato Alessia...e mi dispiace che tu mi debba vedere così"
"Sei scemo per caso? Guarda che a me non è che interessa solamente lo Stephan che mi salta addosso e mi scopa contro la parete e neppure solo quello che mi dedica i gol....a me interessa tutto...tu hai dovuto sopportare ogni mia versione...e ti assicuro che ti dovrebbero dare un premio o far spuntare un'aureola in testa...io voglio ogni lato di te...ovvio che non mi piace questa tua versione perché esce fuori quando pensi di non valere un cazzo e questo non è assolutamente vero ma soprattutto non dovresti neppure pensarla una roba del genere...ora mi dici cosa ti succede?"
"Vado in panico..mi cala una specie di nebbia davanti...quando sono con gli altri cerco di controllarlo...se sono in mezzo alla gente cerco di allontanarmi e di riprendere il controllo in fretta...alcuni probabilmente se ne saranno anche accorti ma non mi hanno detto nulla...sanno come sono fatto, non sono di quelli che vuole parlare dei suoi problemi, minimizzo i dolori e le cose negative..anche stasera la gamba mi tirava leggermente, ma volevo essere comunque in campo" vorrei strozzarlo perché so che se è sceso in campo è per dimostrare a me che poteva farcela...lo ucciderei...ma è anche una cosa così dolce che mi verrebbe da baciarlo per almeno due o tre ore "Perché c'ero io" annuisce "Ma ho fatto cagare..."
"Si hai fatto cagare e sai perché? Perché sei un deficiente" gli ho dato tempo per calmarsi ma adesso devo metterlo davanti all'evidenza che ha fatto una stronzata "Se stai male mi fai il favore di dirlo e di accomodarti in panchina o anche in tribuna...a me non importa di guardarti mentre praticamente cammini, e non sai neppure dove sei...pensi che non me ne accorga? Se volevi una ragazza che girasse la faccia alle tue minchiate hai proprio sbagliato persona guarda..." lui tenta di sfuggire al mio sguardo ma io non glielo permetto...quel gioco lo conosco fin troppo bene...ti nascondi, scappi e alla fine perdi completamente te stesso...non gli permetterò di perdersi, dovessi anche farmi odiare per quanto sono rompicoglioni "Se rimango in panchina..." alza le spalle "La settimana dopo alzi il culo e ti schiodi dalla panchina...sai giocare Stephan...a parte quelle robe con la palla che fai, sai giocare...solo che a Milano, come hai detto ieri, probabilmente hai perso una parte di te...se me ne dai la possibilità ti aiuto a ritrovarla ma uno non posso farlo da sola e due devi parlare...e aggiungiamoci anche il tre...ormai siamo legati e quindi non esiste che mi tagli fuori...non esiste...sono fatta male, ho tremila difetti ma mi sono accorta che se amo una persona lo faccio con tutta me stessa...e per sfortuna tua ho scelto te...ora alza la gamba che ti metto la crema..." mi sposto e mi alzo dal letto, poi vado in bagno e cerco la pomata che lui ha sempre in giro, quella che gli serve per distendere i muscoli contratti "Vuoi che chiami il medico?"
"No, basterà la crema...e se mi stai per chiedere se riesco a camminare ce la faccio" annuisco perché non zoppicava prima quindi deve avere solo i muscoli molto contratti e basta...mi metto in ginocchio accanto a lui, sul letto e mi metto la crema sulle mani..la scaldo e poi gli poso le dita sulla pelle della coscia "Va bene?" lui annuisce mentre mi mette la mano sul fianco e mi pizzica la pelle "Che fai?" ridacchio ma non mi sposto...se a lui serve fare lo scemo gli lascerò fare lo scemo "Nulla..." rido perché non sono affatto sicura che lui e soprattutto la sua mente siano nella modalità 'nulla'...continuo a massaggiarlo e sento che pian piano lui si rilassa "Ho le mani magiche"
"Le mani, la bocca...sei tutta magica te" mi sposto con le dita verso il polpaccio ma poi risalgo..mi fermo giusto quando incontro il bordo dei suoi pantaloncini "Te li togli per favore?" lui annuisce e li butta oltre il bordo del letto...io riprendo il mio massaggio fissandolo negli occhi poi abbasso lo sguardo e lo fisso su un dettaglio del suo fisico che indubbiamente sta apprezzando molto quello che sto facendo "Non posso farci nulla Alessia"
"Magari io posso fare qualcosa" lo tocco attraverso il tessuto dei boxer e lui sospira buttando la testa all'indietro. Mi metto a cavalcioni su di lui e cerco le sue mani "Mi spieghi una cosa? Poi prometto che per i prossimi due giorni non ne parlo più se non tiri fuori tu l'argomento"
"Ok.." siamo tornati in una situazione a noi famigliare...io e lui in un letto, mezzi nudi...ma so anche che noi due non siamo solo quelli...in due mesi abbiamo sviscerato e vissuto ogni emozione possibile ed immaginabile...abbiamo riso e pianto, ci siamo mandati a fanculo e ci siamo amati come non credevo neanche possibile...sapevo che amare non sarebbe stato semplice ma mi sto accorgendo che ogni giorno richiede un sacrificio emotivo non indifferente. Stephan richiede attenzioni, amore, infinito amore e un attenzione che non credevo di dover riservare ad un ragazzo del genere...quando lo avevo conosciuto pensavo che fosse uno di quei ragazzi che presi dal successo si sentivano in dovere di poter fare quello che volevano. Ma ben presto mi ero accorta che Stephan aveva un mondo dentro che andava scoperto, analizzato, capito, compreso...se io ero complicata lui era uguale se non peggio "Che cosa posso fare per aiutarti? Se dovesse ricapitarti quando siamo assieme e succederà perché passeremo ogni post partita assieme o quasi cosa devo fare? Non chiedermi di lasciarti solo perché non lo faccio, neanche se me lo chiedi in ginocchio"
"Puoi anzi devi abbracciarmi...non lo so Alessia, Lorenzo quando succede sta lì accanto a me e basta....è l'unico che ha assistito a qualche attacco...non lo so" alza le spalle e piano piano si rintana di nuovo nel suo mondo...gli occhi perdono colore e le mani posate sui miei fianchi iniziano a tremare. Sento il suo respiro farsi pesante e lui apre la bocca in cerca di aria...ok, ora è la mia prova del nove. Non è facile guardarlo in un momento del genere perché così abituata a vederlo in un determinato modo non è facile avere davanti quella versione...è come se in quel momento lo dovessi salvare. Lui, che ha salvato me, deve essere salvato...faccio esattamente quello che mi ha chiesto...lo abbraccio stretto e non lo lascio andare...poi mi sposto e gli abbasso il viso per far si che mi guardi..so che lo sta facendo da una distanza abissale, ma so anche di poterlo riportare indietro..so di farcela...so di poterlo gestire "Respira..." allineo le sue labbra alle mie e poi lo bacio...non è uno dei nostri soliti baci ma lo sento fino in fondo ad ogni singolo osso del corpo, lo sento in ogni nervo ed in ogni muscolo...lui all'inizio tenta di spostarsi ma io gli blocco il viso...allontano le labbra e poi le riavvicino "Sono qua...e sono tua...sempre" no, amare non è facile, soprattutto in momenti del genere. La vecchia Alessia sarebbe scappata a gambe levate, rifugiandosi in una qualunque delle vie di New York, in mezzo al casino per non pensare al fatto che in una stanza d'albergo poco distante una persona stava lottando contro i propri demoni personali. Ma credo di essere un'Alessia nuova e questa nuova me è nell'unico posto dove vorrebbe essere "Ti amo...non me ne andrò anche se sarà difficile..."
"Tutti vanno via" scuoto la testa e porto le mie mani sulle sue poi gliele sposto dai miei fianchi fino al davanti delle mie mutandine "Non vado via...e so che probabilmente questo è un metodo che gli psicologi non userebbero mai contro gli attacchi di panico ma io so solo questo metodo...perché alla fine è l'unico modo per concentrarsi su qualcos'altro...concentrati su di me...su di noi..." mi bacia il collo e mi morde la pelle...lo fa più a fondo del solito e a me piace un sacco "Cazzo..." struscio il mio bacino contro il suo e sorrido "Torna da me...perché ho bisogno di te" poco dopo mi ritrovo sdraiata sulla schiena, messa di traverso sul letto con la sua bocca che cerca la mia...è tenero ma ha anche dentro di sé una paura ed una rabbia repressa che rende tutto diverso...decido di prendere anche quello perché non ho paura di accogliere anche quella parte di lui "Usciamo dopo?"
"Facciamo quello che vuoi...andiamo a Times Square? E mangiamo qualcosa?" lui annuisce..anche se sono già le dieci di sera, anche se è folle uscire a quell'ora, anche se lui quel pomeriggio ha giocato una partita e dovrebbe riposarsi, se vuole uscire usciremo...faremo quello che vuole, ci metteremo a ballare per Times Square se servirà "Ti amo Alessia"
"Anche io" andiamo lentamente, perché ci tremano le mani ma adesso so che le sue tremano per un motivo diverso...poi acceleriamo perché lui mi dice che mi vuole troppo...poi rallentiamo di nuovo quando entra dentro di me pianissimo, millimetro per millimetro...sposto il viso e gli bacio il polso posato accanto al mio viso..alla fine alzo il bacino di colpo e lascio che lui arrivi fino in fondo...mi cade sopra, stando comunque attento a non  farmi male...andiamo ad un ritmo che è solo mio e suo...mi fa andare sopra ed io mi metto seduta per poi riabbassarmi e prendergli il braccio per baciargli ogni singolo centimetro...sento il sangue viaggiare velocissimo nelle sue vene e lui sorride quando gli dico che è il mio sogno erotico...veniamo assieme, per poi riprendere...facciamo tardissimo ma alla fine siamo solo noi, senza orari né regole...esco indossando una sua maglia sopra ad un paio di shorts che non si vedono neanche...mi sento bella, anche se stanchissima...mi sento sua...e alla fine quella è l'unica cosa che conta...

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