57. NEI SILENZI

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"Alessia..." muovo la mano sul materasso accanto a me ma il corpo di mia moglie non è dove sta di solito...raramente lei si sveglia prima di me, ancora più raramente lo fa quando siamo in albergo e non a casa a Roma...quando siamo in giro, anche se è già sveglia, rimane accanto a me e mi fissa. Vedere i suoi occhi spalancati che mi guardano quando mi sveglio rimane una delle cose più belle che possa vivere durante la mia giornata "Alessia...." l'aria è immobile, ma è un'immobilità che non mi piace molto...non sa dell'attesa per un'altra giornata da passare assieme..non sa di un risveglio pigro e lento che preannuncia tante coccole....tutto è silenzioso nonostante il mio orologio dica che sono le undici di mattina a New York "Alessia..." spero che lei adesso spunti e mi salti addosso..o magari la ritroverò già nella vasca idromassaggio, che mi aspetta. Tento di sorridere anche se ho una stranissima sensazione alla bocca dello stomaco..mi infilo i boxer e poi vado verso il bagno "Amore mio..." anche il bagno è immobile, non sento arrivare la sua risatina che mi farebbe capire che appena entrerò mi troverò davanti a qualche sorpresa "Piccola..." ok, ora sono ufficialmente preoccupato...le cose di Alessia sono tutte lì. Il suo cellualre è posato dove lei lo ha messo in carica la notte prima, la sua borsa è su una poltrona e sembra che lei non sia uscita. Quando apro la porta del bagno mi blocco "Alessia..." lei è seduta per terra, con la schiena poggiata al muro, completamente nuda...è bianco cadavere, trema e non mi risponde. Mi inginocchio davanti a lei e tenta di farmi guardare...i suoi occhi sembrano spiritati, non c'è vita "Alessia...stai male? Chiamo qualcuno?"
"È troppo tardi..." ha le labbra quasi viola..mi alzo per prendere un asciugamano da avvolgerle attorno al corpo e solo allora mi accorgo che sotto di lei c'è una piccola pozza di sangue...è minuscola ma non mi piace per niente. Prendo l'asciugamano bianco e glielo metto sulle spalle poi torno davanti a lei "Chiamo qualcuno?"
"È troppo tardi..." non capisco per cosa sia troppo tardi poi un campanello d'allarme prende a suonarmi insistentemente nella testa. Guardo nel gabinetto e allora capisco tutto. Mi si annebbia la vista e barcollo leggermente "È...." lei annuisce "Aborto spontaneo..."
"Dobbiamo chiamare qualcuno...devi andare in ospedale..." lei scuote la testa e alza le spalle "Per fare cosa? Per farmi dire che non ho più nessun bambino dentro di me? Lo so già...nessun medico potrà dirmi qualcosa di cui non sono già a conoscenza fidati...molto meglio evitare che me lo confermino con la loro voce del cazzo"
"Alessia...guardami..." lei scuote nuovamente la testa poi tenta di alzarsi...si appoggia al muro, rifiutando la mano che le tendo. Si è rintanata in un mondo tutto suo, dove io non posso assolutamente entrare...a parte che non saprei cosa dirle o cosa fare ma almeno se avessi uno spiraglio potrei aiutarla in qualche modo. Quando Alessia è in piedi vedo che lungo l'interno delle sue gambe scende un piccolo rivoletto di sangue "Non puoi non andare in ospedale Alessia...hai appena perso un bambino e devi andare a vedere se stai bene"
"Ovvio che non sto bene...non ho assolutamente bisogno che loro mi dicano che non sto bene...lo capisco anche da sola..." Alessia è in piena modalità 'non ho bisogno di nessuno' e so perfettamente che difficilmente mi darà la possibilità di scalfire il muro altissimo che si è costruita attorno in pochissimi minuti ma devo fare qualcosa...non solo lei ha perso un bambino "Chiamo l'ambulanza" lei ferma la mia mano già protesa verso il telefono "Non mi serve..." peccato che sembra essere vero esattamente il contrario perché in quel momento lei caccia un urlo e si piega in due prima di accasciarsi a terra di nuovo "Fa male.." mi artiglia il braccio, infilandomi le unghie nella carne mentre io prendo il telefono posato sul comodino e chiamo la reception. Dico che è un'emergenza e che ho bisogno che mandino subito un'ambulanza. Poco dopo sentiamo bussare alla porta. Non posso permettere che vedano Alessia completamente nuda e qui non c'entra la mia gelosia. So che lei vorrebbe che la coprissi in qualche modo...le infilo velocemente una mia maglia prima di andare ad aprire la porta. In attesa dell'ambulanza due medici dell'Hotel sono venuti a prestare le prime cure ad Alessia. Lei è sdraiata a terra, in diagonale fra il bagno e il letto...è raggomitolata in posizione fetale e si tiene la pancia emettendo dei brevi lamenti. I due dottori la prendono in braccio e la posano sul letto. Per fortuna parlano italiano, dato che tutto il personale dell'albergo parla fluentemente tantissime lingue, fra cui l'italiano "Ha perso il bambino...è.." indico il bagno e non riesco a proseguire "Di quanto era?"
"Un mese e mezzo circa..." lui annuisce poi parla in inglese velocemente con il suo collega "Ha un'emoraggia in corso...dobbiamo portarla assolutamente in ospedale...quando arrivano con il lettino la portiamo subito giù...il Mercy è a pochi isolati" annuisco e poi corro a vestirmi...non capisco nulla in quel momento, vado avanti per inerzia credo...non ho neppure capito cosa mi hanno detto...ho solo registrato che ha un'emoraggia e questo mi ha acceso l'ennesimo campanello d'allarme nel cervello, come se non ne avessi abbastanza che mi squillano dentro. So che le brutte notizie non sono ancora finite, perché quando c'è un'emorragia in corso vuol dire che c'è veramente qualcosa di grave "Dovrà essere ricoverata...ci servono i suoi dati" vado a cercare la carta d'identità e la tessera sanitaria di Alessia e glieli allungo "Dovevamo partire oggi" lui scuote la testa "Dovrete rimandare..o almeno lei non può partire"
"Va bene...senta devo fare una telefonata in attesa che arrivi l'ambulanza" non so chi chiamare, alla fine decido di chiamare Lorenzo perché non posso pensare di parlare con mia madre in quel momento..a Roma è pomeriggio inoltrato e probabilmente lui sarà con Veronica ma Lorenzo ha sempre il cellulare a portata di mano "Dai rispondi....cazzo Pellegrini...su..." è Veronica a rispondermi, peccato che io non abbia assolutamente voglia di parlare con lei "Passami Lorenzo...è un'emergenza" lei non mi dice nulla per fortuna, perché non sarei capace di reggere nessuna delle cose che lei potrebbe dirmi sapendo di quello che è successo. Non saprò reggere neppure Lorenzo se è per questo ma almeno so che lui capirà...è uno dei pochissimi che capisce sempre "Pellegrini..." so che quando lo chiamo per cognome è perché voglio tentare di prendere le distanze da tutto...anche io ovviamente ho eretto il mio solido muro attorno "Stephan...che cazzo succede?"
"Devo disdire il volo...Alessia sta male...se ti mando le coordinate fai tutto te? Non so quando potremo partire"
"Sta male...che cosa ha? È il bambino?"
"L'ha perso...ti giro la mail dei biglietti...cazzo, ha tutto Alessia...in qualche modo faccio ok? Ti faccio sapere dopo..." prendo il cellulare di Alessia e vado nelle sue mail. Ci sono quelle scambiate con la società quando si è accordata per venire a New York...mi tremano così tanto le mani che rischio di far finire a terra il telefono "Lorenzo...non ce la faccio"
"Chiamo la società...si era accordata con loro..i biglietti glieli avevano trovati loro...ti mando un messaggio dopo..." annuisco anche se lui non può vedermi "...stai tranquillo...facciamo io e Vero....tu stai con Alessia..." chiudo la telefonata e poi guardo impotente la figura di Alessia che è stesa immobile sul letto. Non ha nulla della ragazza che fino a pochissime ore prima ho stretto fra le braccia...l'ultima volta che ho guardato l'orologio erano le cinque di mattina, ed io e lei avevamo appena finito di fare l'amore...avevamo scherzato dicendo che con una vista del genere mica potevamo dormire ma alla fine avevamo convenuto che per me la più bella vista era lei e per Alessia ero io...neppure lo skyline di New York che si stava lentamente risvegliando poteva competere con i suoi occhi accesi...ora ha due occhietti spenti che non guardano nulla...neppure i suoi capelli sembrano gli stessi...sono flosci e alcune ciocche le si sono appiccicate alla fronte "Signor El Shaarawy..." mi scuoto quando qualcuno mi chiama "Si..." solo allora mi rendo conto che i paramedici sono arrivati e dalle loro espressioni capisco subito che Alessia non sta affatto bene "Andiamo al Mercy...ci segue in macchina? Perché se viene in ambulanza poi dovrà prendere un taxi per tornare indietro..."
"Prendo la macchina a noleggio che ha preso Alessia..." loro annuiscono e poi mi precedono fuori dalla porta "Avete...?" faccio un cenno in direzione della porta del bagno...cosa sto per chiedere? Se hanno tirato lo scarico? Che cazzo dovrei chiedere? "Si, in questi casi il feto è così piccolo che scende nello scarico..mi dispiace...forse dovremmo avvisare la sua ginecologa in Italia...ha il numero?" mentre scendiamo con l'ascensore grande di modo da starci tutti gli detto il numero prendendolo dal cellulare di Alessia. Ho fatto appena in tempo ad infilarmi le scarpe, a prendere i miei ed il suo telefono, i nostri portafogli e le chiavi della macchina a noleggio che avremmo dovuto riportare in aeroporto. Quando loro caricano Alessia in ambulanza io vado all'auto....chiedo all'addetto di estendere il noleggio e gli allungo anche 20 dollari per il disturbo per poi accorgermi che sono troppo pochi e allungargliene altri 20. Lui sorride e fa un leggero inchino...esco a rotta di collo dal parcheggio, giusto in tempo per vedere in lontananza l'ambulanza che procede con la sirena accesa. Faccio lo slalom fra le auto, pigiando sull'acceleratore e sul clacson. Quando il cellulare mi suona e vedo che è Lorenzo metto il vivavoce "Ho avvisato la società...tutto a posto per il volo e ovviamente per gli allenamenti...dove siete?"
"Io in macchina che vado a 200 all'ora per stare dietro all'ambulanza...lei sta male...ha avuto un aborto spontaneo..ora ha un'emoraggia..."
"Cazzo...ci tiene aggiornati? Vuoi che chiami qualcuno?"
"Solo Manuel...digli di non avvisare mamma e papà per ora...se non rispondo al telefono è perché disattivo la suoneria...a dopo" chiudo prima che lui mi possa dire qualcos'altro...quando sto male io tendo a non volere nessuno attorno, quando sta male qualcuno a cui io tengo non voglio che nessuno mi dica qualcosa che assomiglia a 'andrà tutto bene' perché so che nulla andrà bene...l'ambulanza svolta al Mercy, l'ospedale più grande di New York. È come se fossero 10 ospedali italiani messi assieme e forse non sarebbe nemmeno abbastanza. Freno dietro l'ambulanza e chiedo che mi posteggino la macchina..quando vedono chi sono per una volta non dicono nulla ma annuiscono...lancio le chiavi ad un ragazzo e poi vado vicino al lettino con le rotelle dove è sdraiata Alessia "Amore..."
"È tardi...ormai è tardi" faccio appena in tempo a posarle la mano sulla fronte che loro la portano via...mi dicono che la porteranno in emergenza tre, che sta al terzo piano...io dovrò attendere fuori dalla porta verde...mi chiedono i suoi documenti..le loro facce sono esattamente le stesse che ho già visto tante volte. In ogni ospedale, ovunque sia, tutti hanno sempre la stessa espressione sconsolata. L'ho vista sul viso di ogni medico che mi ha visitato a Milano, quando passavo più tempo fra i camici bianchi che fra i miei compagni di squadra..è un'espressione che dovrebbe tirarti su ma che a me fa incazzare in maniera assurda. Un'infermiera mi chiede delle notizie su Alessia ma parla solo inglese ed io in quel frangente non ricordo neppure come si dica 'ciao' quindi perdo almeno mezz'ora mentre lei cerca una collega che parli italiano. Ne perdo un'altra a rispondere ad una quantità di domande anche assurde..quando mi chiedono se sono sicuro di essere il padre del bambino che lei aspettava rischio di strozzare qualcuno...non so il suo gruppo sanguigno, ma loro lo scoprono da un foglietto del portafoglio..essendo di gruppo AB e quindi ricevente universale la questione delle trasfusioni è più facile. Mi oppongo quando mi dicono che prenderanno una sacca dalle loro scorte e mi impunto che loro lo prelevino da me. Per fortuna ho sul cellulare i risultati degli ultimi esami, fatti al nostro arrivo in America. Il mio gruppo B mi permette di donare tranquillamente ad Alessia anche se solo a vedere l'ago che si avvicina al mio braccio rischio di svenire. Mi prelevano due boccette di sangue poi me ne chiedono altre due...alla fine arrivano a 5 e a me sembra di non avere più un goccio di liquido rosso nelle vene. Rischio di collassare ma per fortuna mi danno qualcosa da mangiare..quando mi alzo dalla poltrona il pavimento si inclina pericolosamente ma quello che mi fa rimanere in piedi è il pensiero di Alessia. Nessuno mi dice nulla, se non che hanno parlato con la sua ginecologa e che è stabile...che cazzo vuol dire stabile? Nell'Alessia che ho visto fuori dall'ospedale non c'era nulla di stabile purtroppo...la ragazza stesa sul lettino non era Alessia....e dopo quello che è successo non so se ci sarà mai più la stessa Alessia che è stata con me per gli ultimi due mesi...so che la perdita del bambino la segnerà inevitabilmente come segnerà me, anche se fino a quel momento non mi sono neppure dato il tempo di pensare che una piccolissima parte di me che stava nella pancia di mia moglie non c'è più....quando metterò la mano sulla sua pancia non sentirò più quel rigonfiamento quasi impercettibile che avevo iniziato a percepire...e Alessia non dirà più che la fame le si è triplicata a causa della gravidanza...e tutte le cose che abbiamo già comprato?
Sono seduto su una scomodissima sedia bianca quando un dottore esce dalla porta verde e mi si piazza davanti...lo noto soltanto quando le scarpe sporche di sangue entrano nel mio campo visivo...solo a pensare che possa essere quello di Alessia mi sale un conato di vomito "Signor El Shaarawy...scusi il mio italiano ma lo parlo poco..." a me sembra perfetto o quantomeno non mi importa che non conuighi tutti i verbi giusti..basta che mi dica che mia moglie sta bene "Come sta?" mi accorgo di avere la voce rauca, come se qualcosa mi raschiasse in gola "Abbiamo...abbiamo..." non so se non trova le parole a causa della lingua oppure perché quello che mi deve dire è così difficile che preferirebbe stare da tutt'altra parte piuttosto che davanti a me che lo fisso come se aspettassi l'inquisizione "È viva? Mi dica almeno questo" arrivo a pensare che ci siano state delle complicazioni così gravi che lei non ci sia più...che cazzo farei io? "Si, ma abbiamo dovuto fare un...raschiamento credo si dica..." un...cosa? Non collego la parola 'raschiamento' a nulla che posso andare bene per me in quel momento...che cazzo significa che hanno dovuto fare un raschiamento? Non riesco a capire che cazzo mi stia dicendo "Scusi?"
"L'emoraggia era troppo grande...purtroppo non...insomma..." vedo un'infermiera uscire di corsa dalla stessa porta verde...viene verso il medico e gli batte sulla spalla...lui si scusa e mi molla lì come un completo deficiente..vorrei correre loro dietro ma ovviamente non posso...proprio in quel momento il cellulare mi vibra in tasca "Pronto...."
"Stephan...ci sono novità?" scuoto la testa all'indirizzo della domanda di Lorenzo "No, hanno parlato di un raschiamento...che cazzo significa?"
"Merda...non lo so Stephan...te lo diranno no? Stai tranquillo" quel 'non lo so' non mi convince e poi anche io nonostante gli abbia chiesto che cosa significa so benissimo che cosa vuole dire quella parola. Vuol dire che Alessia non potrà più avere nessun bambino...se le hanno praticato un raschiamento all'utero vuol dire che non potrà più rimanere incinta. Sto per rispondere quando vengo almeno una decina di persone entrare di corsa nella porta verde. Saluto velocemente Lorenzo e mi avvicino alla porta tentando di capire che cosa stia succedendo. Quando la porta si apre nuovamente acchiappo il battente e vado dentro...so che non dovrei entrare ma ci sono quei momenti dove senti che devi fare qualcosa, qualunque cosa perché altrimenti te ne pentirai per il resto della tua vita...dentro è un completo delirio. Ci sono una decina di stanzette, ed in ognuna c'è un paziente...è uno dei pronto soccorso della struttura e credo che sia quello per i casi che coinvolgono donne e bambini. L'attività è frenetica, ci sono almeno una decina di persone in ogni stanzetta e ogni tanto qualche allarme suona....dato che tutti parlano in inglese capisco pochissimo, e forse in quella situazione è un bene. Non capire ogni singola cosa in un ospedale forse è nettamente meglio...sarò stato decine di volte in un ospedale ma ogni volta sembra leggermente peggiore della precedente, soprattutto se in quel frangente non sono io a stare male ma è Alessia
"Time of death twelve fifty..." ora della morte 12.50...un'ora e cinquanta da quando mi sono alzato e ho chiamato mia moglie...un'ora e cinquanta da quando l'ho trovata in bagno seduta a terra, con lo sguardo vitreo e spento. Giro il viso tentando di vedere nella stanzetta dove è appena stato dichiarato che una vita alle 12.50 si è spezzata. Non sono assolutamente preparato a vedere dei capelli scuri e quel polso dove riconosco quel '...han'..la fine del mio nome tatuato sul suo braccio. Non sono pronto al fatto che alle 12.50 sia stata la sua vita ad essere spezzata e con la sua la mia...non sono pronto a nulla di tutto quello che accade dopo..so solo che vedo tutto nero, sento il pavimento traballare e poi non ricordo più nulla..

TUTTO UN EQUILIBRIO SOPRA LA FOLLIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora