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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓉𝓇𝑒, 𝓋𝑜𝒸𝒾

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓉𝓇𝑒, 𝓋𝑜𝒸𝒾

Lassù, in quel punto, tutto sembrava minuscolo dinanzi la sua vista. I grossi grattacieli, le macchine che correvano veloci tra le strade, le persone che camminavano chi in compagnia di qualcuno e chi in compagnia del proprio cellulare. Sembrava tutto così calcolato, studiato. Come se qualcuno avesse disegnato il tutto, con misure precise, su un quadro. E Minho lo stava osservando, in ogni suo dettaglio. Era l'osservatore, quello che osservava un qualcosa che non gli apparteneva, di cui non faceva parte. Non era il protagonista in quel quadro, era solo un qualunque estraneo che lo stava guardando da lontano. Un estraneo per giunta ignorante in materia; Minho non capiva. Minho, quel quadro della vita, non lo capiva. Ed era arrivato in un punto in cui non voleva più sforzarsi di capire; ognuno ha i propri limiti, pensava. I suoi erano quelli e basta, non poteva superarli, non poteva entrarci in quel quadro. Si ritrovò finalmente a respirare, in quella che era una bianca gabbia fatta solo di finte speranze. I dottori ti illudevano di dolci parole ma alla fine ciò che rimaneva erano solo amari fatti. E il suo fatto era che non poteva più sforzare il suo corpo, non poteva più ballare. Non c'era una cura per quello che gli era successo e la cosa che più l'innervosiva era che non sapeva, cosa gli era successo. Pensò a quanto poteva essere fragile l'uomo, a come con un solo piccolo colpo poteva ferirsi gravemente. Minho stava sempre attento al suo corpo, per lui era più prezioso dell'oro; non avrebbe mai fatto qualcosa che potesse danneggiarlo. E con un'amara risata, Minho pensò di nuovo al crudele destino; giunse alla conclusione che la causa era stata per colpa sua, del destino, perché lui non avrebbe mai messo in pericolo il suo corpo. Continue voci nella sua testa, per la prima volta, si unirono in una sola limpida parola e la ripetevano più volte: "ascoltalo". Ascolta il destino e a ciò che ha voluto che tu facessi. E Minho, stanco di resistere a quelle voci, le ascoltò per la prima volta. Il vento gli accarezzava il viso, in bilico tra la vita e la morte, più verso quest'ultima, si sentì finalmente vivo. 

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