三十一; i'm lost without you

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓉𝓇𝑒𝓃𝓉𝓊𝓃𝑜, 𝓈𝑜𝓃𝑜 𝓅𝑒𝓇𝓈𝑜 𝓈𝑒𝓃𝓏𝒶 𝒹𝒾 𝓉𝑒

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓉𝓇𝑒𝓃𝓉𝓊𝓃𝑜, 𝓈𝑜𝓃𝑜 𝓅𝑒𝓇𝓈𝑜 𝓈𝑒𝓃𝓏𝒶 𝒹𝒾 𝓉𝑒

Il vento quella sera tirava forte e gelido, era come una lama affilata che tracciava linee sottili ma dolorose per tutto il suo corpo. Minho con le sue minute braccia (che però nascondevano alcuni muscoli) si stringeva provando per un minimo a ripararsi dal freddo. Il buio che lo circondava non aiutava a scaldarlo ma anzi, gli provocava altri piccoli brividi per lo spavento. Vi era solo una piccola luce la cui fonte proveniva da un palo un po' più distante da lui, che aveva l'aria di spezzarsi a metà da lì a poco. Minho deglutì, mettendosi il più avanti possibile, stando attento a non stare troppo in mezzo alla via e allo stesso tempo stare in un punto in cui l'autobus l'avrebbe visto. A volte si chiedeva come mai avessero costruito la sua scuola di danza in quel luogo sperduto, ma d'altro canto era il posto perfetto per chi, come lui, era una povera anima perduta in cerca solo un po' di tranquillità e isolamento. Soltanto quando stava lì, sul viso di Minho, si dipingeva un sorriso sincero. E anche in quel momento, mentre aspettava l'autobus, Minho era felice. Felice di aver passato una giornata isolato da tutto e tutti, soprattutto dai suoi pensieri. L'unico suo pensiero fisso era quello di fare il suo meglio per la lezione, una felicità che però si frantumò in un secondo al rumore di uno scoppio. Minho si riparò il viso di scatto, il buio ora lo circondava del tutto facendogli mancare il respiro. I suoi occhi erano ancora aperti e riuscirono a scorgere un viso. Buio. Luce. Minho aveva aperto gli occhi, era tornato a respirare. Solamente che lo scenario era diverso, non si trovava più in mezzo alla strada ma in quella fastidiosa stanza bianca a lui familiare. Tutto quello era stato un sogno o, meglio dire, un ricordo. Minho alzò di scatto la schiena dal materasso, provocando un sussulto ai medici lì presenti. Si toccò le tempie pulsanti, la sua testa sembrava che a momenti scoppiasse. Cos'erano quelle immagini? Si chiedeva. Perché non riusciva ad avere un'immagine più nitida di quel viso? Non si ricordava, Minho non riusciva a ricordare. «Minho-sshi, sei svenuto per un giorno a causa di uno shock. La tua mente e il tuo corpo si stanno sforzando troppo, devi stare per un po' a riposo, il tempo che ti riprendi del tutto» uno dei medici, quello più anziano, spiegava la situazione di Minho; quest'ultimo ascoltava attentamente eppure il suo sguardo era rivolto altrove. Quella finestra era più triste e sola del solito, senza la figura dai capelli arancioni, adesso un po' sbiaditi, affacciarsi. Senza Jisung, pensava Minho. Si limitò ad annuire quando il medico finì di parlare, il dolore alla testa gli era passato ma una smorfia era disegnata sul suo viso pallido. Non sapeva come descrivere quella sua sensazione; delusione? Tristezza? Normalmente Jisung si trovava sempre al suo fianco quando gli succedeva qualcosa, nonostante non avesse bisogno della sua compagnia. Mentre stranamente, adesso che la voleva, non c'era. Un classico. Minho sbuffò una piccola risata, più ironica che allegra. "Capiamo il valore di una cosa solo dopo averla persa", una frase detta e ridetta eppure era vero, pensava Minho. In realtà non aveva perso Jisung, eppure una strana sensazione gli si insinuava nel petto fino a soffocarlo, come se avesse dovuto per forza alzarsi da quel letto e cercare Jisung se non voleva perderlo veramente. Minho si era fatto sfuggire tante cose e persone, sia per codardia e sia per svogliatezza, ma questa volta le sue deboli gambe non volevano stare ferme. Si ritrovò quasi a correre nei corridoi dell'ospedale, nonostante i medici, pochi minuti fa, gli avevano detto di stare a riposo. Per la prima volta il suo egoismo era riuscito a sfuggire via dal suo animo, per la prima volta si sentì perso senza qualcuno. Il suo cuore iniziò a battere un po' più velocemente per lo sforzo che stava compiendo; il corpo era assai debole, ma la sua risolutezza superava questo problema. Arrivò a destinazione, con occhi sbarrati e una lievissima fitta al petto; Jisung stava piangendo. 

minsung; retryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora