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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓆𝓊𝒶𝓇𝒶𝓃𝓉𝒶𝒹𝓊𝑒, 𝓃𝑜𝓃 𝒽𝑜 𝓅𝒾𝓊̀ 𝓅𝒶𝓊𝓇𝒶
«No!» urlò di scatto Jisung e Minho afferrò subito con più forza la ringhiera. Aveva rischiato molto ma era l'unico modo per suscitare qualcosa in Jisung e in realtà... stava davvero perdendo la presa; non aveva più energie. «E allora dammi l'altro mano e andiamo via da qui, per favore» insistette Minho, disperato. Jisung strinse forte gli occhi, delle piccole lacrime stavano fuoriuscendo da essi. «Minho io... non ce la faccio» sospirò con una vocina, era distrutto poté notare Minho. Non l'aveva mai visto in quello stato, quanto peso ha dovuto sopportare per ridursi così? Pensò il moro amareggiato. «Sei stato stesso tu a dirmi proprio qui di riprovare» gli ricordò Minho, facendogli aprire le palpebre. «E ho riprovato, grazie a te. Non puoi capire quanto tu mi sia stato d'aiuto, quante cose belle mi hai fatto scoprire» continuò, Jisung iniziò ad essere più rilassato. «Mi hai fatto scoprire nuovi lati della vita, una parte colorata di questo mondo nero come la pece. Mi hai fatto scoprire una nuova passione, ho intenzione di provare seriamente con il canto» disse tutte quelle parole con pura sincerità, Minho non aveva intenzione di mentirgli e Jisung lo sapeva. «Ma senza di te tutto questo non avrebbe più senso, cadrei di nuovo in quel tunnel oscuro ma questa volta senza trovare più una via d'uscita, la luce» sul viso di Jisung si dipinse un'espressione dispiaciuta. «Per favore, riproviamo insieme, affrontiamo questa situazione insieme. Ci sono io a farti compagnia, non sei solo, ricordi?» l'ultima parola era riferito a quel "scappiamo insieme da questa gabbia" che si erano detti l'altra volta, Jisung annuì; si erano capiti come al solito con le parole di uno sguardo. Jisung sollevò l'altra mano e Minho poté finalmente trascinarlo via, cadendo all'indietro, provocando un tonfo, con il corpo di Jisung sopra di lui. Minho sospirò sollevato, non riuscì a non trattenere una lacrima. Strinse con tutte le sue forze il corpo esile di Jisung con un caloroso abbraccio, ne avevano bisogno entrambi. Minho aveva davvero temuto il peggio, aveva davvero temuto di perderlo per sempre. Jisung scoppiò in un pianto liberatorio sul petto del moro, quest'ultimo gli accarezzava i capelli dolcemente, lasciandogli di tanto in tanto piccoli baci sulla testa. Non gli importò di stare in quel punto, a terra su un terrazzo. Minho avrebbe potuto stare lì per l'eternità se avesse avuto tra le braccia la persona che amava. Jisung si sollevò piano dal corpo di Minho, sedendosi. Il moro lo imitò, facendo passare le sue sottili dita sul viso di Jisung, delicatamente; quello di Minho fu un gesto impulsivo, il millesimo da parecchio oramai, ma voleva anche accertarsi che quello non fosse un miraggio, che Jisung stesse lì realmente con lui in pelle e ossa, salvo. Lo sguardo di Jisung era fisso a terra, come spaventato a guardare dritto negli occhi di Minho. «Mi dispiace così tanto di essere sparito» la voce gli tremava per il pianto, Minho ideò che era meglio non interromperlo e far parlare solo lui. «Ero confuso, spaventato. Mi sentivo in colpa nei confronti di mia madre per aver pensato per un momento solo a me stesso.» Posò una mano al petto quando disse "mia madre". «Ma mi sentivo in colpa anche nei tuoi confronti, ti ho abbandonato.» A quelle parole ebbe il coraggio di guardare Minho e quest'ultimo, fulmineo, gli afferrò le mani. «Non è assolutamente vero, non mi hai abbandonato, non mi sono sentito abbandonato. Certo, mi mancavi, ma avevo pensato che fossi scosso per... sai» era troppo imbarazzato per continuare, Jisung fece un piccolo sorriso a guardarlo. «Per il bacio? Certo che no, mi hai reso la persona più felice del mondo. Anche se mi hai sorpreso molto, sei cambiato Minho.» Strinse le piccole mani del moro. «Ed è stato grazie a te» confessò schietto. Il sole era ormai svanito prendendo il suo posto la luna, Jisung guardò il cielo. «È buio. Sai, ho paura del buio» questa informazione improvvisa sorprese Minho. «Ma ho questa sensazione che da adesso in poi non ne avrò più paura.» Gli sorrise. Minho ricambiò dolcemente il gesto, capendolo.