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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓆𝓊𝒶𝓇𝒶𝓃𝓉𝒶𝓉𝓇𝑒́, 𝒸𝒾𝒸𝒶𝓉𝓇𝒾𝒸𝑒
Le sue dita scivolavano lentamente sulla superficie bianca dei mobili. Scrutava ogni oggetto con attenzione, come se stesse facendo una fotografia con gli occhi e avesse poi messo quelle foto in un cassetto della sua memoria, ricordandole per sempre. Jisung si accasciò sul suo letto esausto, i suoi occhi guardavano dritto davanti a sé, precisamente nella direzione del letto che una volta apparteneva alla signora Han. Era ormai mattina e quel giorno fu il primo senza di lei, senza la sua mamma. La notte prima Jisung non aveva chiuso un occhio, troppo frastornato e pensieroso per farlo. Però sembrava essere ritornato in sé, la sua mente non era più annebbiata da pensieri mostruosi. Certo, il peso sul petto c'era ancora e continuava a schiacciarlo, ma aveva soltanto bisogno di tempo. Il tempo avrebbe guarito ogni cosa, nonostante avrebbe lasciato una cicatrice. Una cicatrice indelebile e profonda, un pezzo mancante che nessuno avrebbe avuto il potere di colmare. Nemmeno Minho, pensò sinceramente l'arancione. Però almeno il moro avrebbe reso quella cicatrice più guardabile, più sopportabile. Jisung non era ancora pronto ad affrontare quel mondo tanto grande senza sua madre, a diventare un adulto. Non l'aveva mai conosciuto realmente, non l'aveva mai esplorato. Non sapeva come stare in mezzo alle persone, come affrontare la più piccola sciocchezza in quel mondo. Era sempre stato troppo occupato a casa, ad aiutare la sua mamma. Suo padre l'aveva abbandonato quando era solo un bambino e non gli aveva insegnato nulla, non gli aveva dato nessun consiglio su come sopravvivere in quella giungla che era la realtà. La mamma, per quanto fosse incredibile, non ce la faceva a fare tutto da sola. Ma da lei Jisung aveva imparato, secondo lui, le cose più importanti; la bontà, l'altruismo, la forza di volontà. Finché avrebbe avuto quelle, il resto per lui non era significante. In un modo sarebbe riuscito a sopravvivere, o almeno lo sperava. Sospirò profondamente, si guardò le mani fasciate. Per colpa dell'episodio di ieri si era procurato delle piccole ferite alle mani, sarebbe rimasto all'ospedale ancora per pochi giorni. Non vedeva l'ora di abbandonare quella struttura e di lasciarsela alle spalle, anche se non aveva solo brutti ricordi; lì aveva incontrato Minho, una delle persone più complicate e misteriose che avesse mai conosciuto. Una di quelle rare persone che il mondo nascondeva ma che lui aveva trovato, si sentiva così fortunato. Era davvero felice di averlo incontrato e poté giurare di vedere, davanti alla finestra, l'immagine di sua madre che sorrideva e che era d'accordo con lui.