二十; family

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓋𝑒𝓃𝓉𝒾, 𝒻𝒶𝓂𝒾𝑔𝓁𝒾𝒶

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓋𝑒𝓃𝓉𝒾, 𝒻𝒶𝓂𝒾𝑔𝓁𝒾𝒶

Nonostante fosse stato invitato da Jisung, Minho si sentiva tremendamente a disagio in quella camera. Osservare l'arancione stringere con così forza la mano di sua madre, quasi disperato, gli sembrò una scena troppo bella e allo stesso tempo intima; Minho si sentiva in colpa nel trovarsi lì, nell'intromettersi tra loro due. Ma era anche felice, perché aveva scoperto un nuovo lato di Jisung. Minho non avrebbe mai immaginato che il motivo per cui si trovasse Jisung lì era sua madre; era così abituato al menefreghismo, lui in primis, che per il moro quella scena era quasi qualcosa di irreale. Per lui amare così tanto la propria mamma era qualcosa di irreale, perché alla fine era come se non l'avesse mai avuta. Non sapeva cos'era un legame tra madre e figlio, perché la sua mamma non era mai stata presente. Non lo maltrattava, non gli faceva mancare nulla e Minho si chiedeva se era proprio quello il problema. Minho per sua madre era invisibile e forse, Minho si chiedeva, se fosse meglio uno schiaffo da parte sua che totale indifferenza. Almeno facendo quel gesto avrebbe impiegato del tempo con suo figlio che ritornare a casa e chiudersi poi nel suo studio, continuando a lavorare. Minho diceva sempre che se quella era una famiglia, allora in futuro non voleva crearla. Minho per non guardare quella scena troppo delicata spostò il suo sguardo sulla camera in generale; era una comune camera ospedaliera, ricoperta di quel colore tanto odioso per lui ma allo stesso tempo aveva qualcosa in più rispetto alla sua. Minho notò che la camera di Jisung era ornata di tante cose sue; piccole fotografie erano incollate sulla parete del suo letto, alcuni libri occupavano ordinatamente la piccola libreria bianca mentre alcuni quaderni decoravano la cattedra blu in modo confusionario. Alcuni erano aperti e Minho poté notare una calligrafia ordinata, aveva quasi voglia di alzarsi e leggere il contenuto ma un oggetto in basso, proprio ai piedi della cattedra, lo fermò. «È tua?» chiese Minho all'arancione, indicando la chitarra nera, l'oggetto ai piedi della cattedra, spezzando così il silenzio. «Sì, sto imparando a suonarla da poco» Jisung rivolse completamente l'attenzione su Minho, la sua mamma stava dormendo e non voleva disturbarla. «Suonami qualcosa» quello di Minho fu più un ordine che una richiesta e non sapeva neanche lui perché avesse usato un tono quasi disperato, come se per sopravvivere in quel momento avesse avuto bisogno solo di Jisung che suonava quello strumento.


Spazio autrice:

Questo capitolo non mi convince per nulla, però volevo pubblicare qualcosa perché non lo faccio da parecchio. Da quando è incominciata la scuola ho proprio pochissimo tempo e voglia, aish. Scusatemi tanto, proverò a revisionarlo in futuro!

PS: ho un po' vergogna a scriverlo, ma mi piacerebbe se mi diceste cosa ve ne pare di questa storia, mi rendereste davvero felice! Qualsiasi commento sia, negativo o positivo, mi servirà in questo modo per migliorare. 

minsung; retryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora