四十五; warrior

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓆𝓊𝒶𝓇𝒶𝓃𝓉𝒶𝒸𝒾𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝑔𝓊𝑒𝓇𝓇𝒾𝑒𝓇𝒶

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓆𝓊𝒶𝓇𝒶𝓃𝓉𝒶𝒸𝒾𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝑔𝓊𝑒𝓇𝓇𝒾𝑒𝓇𝒶

Gli ultimi giorni erano passati velocemente e Jisung ne aveva approfittato per scarabocchiare alcune idee sul quaderno, per colpa delle mani fasciate non poté scrivere tanto, ma almeno aveva trascritto le parole chiavi. Aveva intenzione di scrivere una canzone per sua madre e l'avrebbe intitolata "guerriera". Quella era la parola che calzava a pennello alla signora Han. Una donna piccola ma forte. Una donna che aveva cresciuto da sola suo figlio, una donna che nonostante la malattia non aveva lasciato solo suo figlio nemmeno per un secondo. Era una forza della natura; Jisung era sicuro che pure adesso, in qualsiasi posto in cui si trovava, stava lottando con tutte le sue energie e molto probabilmente stava litigando con qualcuno. Gli spuntò un piccolo sorriso a quel pensiero, era diventato meno doloroso per Jisung ricordarla. Stava rimettendo lentamente tutti i suoi oggetti in delle scatole mentre tutti i suoi vestiti in una valigia, per lui era arrivato il momento di andare via, di lasciare quelle mura bianche che gli avevano fatto compagnia da un paio di anni. Quasi quasi gli dispiaceva lasciare l'ospedale, era stata la sua casa per parecchi anni, ma doveva riprovare lì fuori, affrontare la realtà che tanto temeva. Afferrò la cornice con all'interno una foto di lui e la sua mamma insieme, non riuscì a non trattenere una piccola lacrima. Sentiva sempre la sua mancanza. «Sei pronto?» l'improvvisa voce di Minho e il suono della sua mano che bussava contro la porta lo fece sussultare, si asciugò veloce la lacrima. «Ho quasi finito» rispose Jisung con un sorriso, Minho corse subito in suo aiuto. L'arancione si affacciò fuori dalla porta, poté notare le valige di Minho. Quello era l'ultimo giorno anche di Minho, il giorno prima si erano messi d'accordo di uscire insieme e di andare da qualche parte. Nessuno dei due voleva tornare nella propria casa, volevano trascorrere una giornata insieme fuori, all'aperto, trascorrendo una giornata felice. Il giorno seguente sarebbero ritornati alla triste realtà, ma nemmeno tanto. Adesso Minho c'era per Jisung e Jisung c'era per Minho, non avrebbero affrontato il mondo nero come la pece da soli. Avrebbero trovato insieme i colori che quel mondo in profondità aveva da offrire, li avrebbero scoperti andando incontro a qualcosa di nuovo. Un brivido di piacere percorse il corpo di Jisung, amava scoprire cose nuove. «Quindi questo sarà il nostro primo appuntamento» annunciò Minho con un sorriso, avevano finito di sistemare tutto. «Già... sono un po' nervoso all'idea» confessò sincero l'arancione, in realtà non più tanto arancione; i suoi capelli si erano schiariti di più, adesso erano tendenti al rosa. «Come mai?» Minho lo scrutò confuso. «Ho paura per il luogo in cui mi porterai, conoscendoti sarà qualcosa di spaventoso.» Minho ghignò alle sue parole, Jisung deglutì nervoso. Si spaventava con facilità e conoscendo Minho, quest'ultimo l'avrebbe sicuramente portato a qualche giostra dei fantasmi. «Stai tranquillo, ti piacerà di sicuro» il viso di Minho si addolcì e Jisung si fece più sereno. Si avvicinò al moro e gli diede un veloce bacio a stampo sulla guancia, correndo poi in direzione della porta con tutte le sue cose. «Andiamo!» esultò felice Jisung, seguito a ruota da Minho. Entrambi si guardarono intorno per l'ultima volta. Nella loro mente salutavano ogni luogo che avevano visitato. I vasti corridoi, la sala di riabilitazione, il salotto riservato ai pazienti. Il terrazzo avevano deciso di "salutarlo" ieri, osservando mano nella mano la luna che prendeva il posto del sole. Jisung doveva abituarsi ad affrontare quel buio insieme a Minho. Dottori e infermiere gli rivolsero un dolce sorriso seguito da un'inchino, Minho e Jisung li imitarono. Si guardarono indietro per l'ultima volta, varcando poi la soglia della porta. Sul retro dell'ospedale, su quella loro panchina, un fiore di dandelion era appoggiato sopra. Avevano deciso che quello era il fiore che rispecchiava entrambi, non solo Minho. L'avevano lasciato lì come ricordo, come a lasciare la loro eredità a quell'ospedale che li aveva resi felici e tristi per tutto quel tempo. Il cielo fuori era davvero luminoso, il sole splendeva forte e Jisung si coprì il viso con la mano a quella improvvisa luce. Una nuova porta si era aperta. 

minsung; retryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora