𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓋𝑒𝓃𝓉𝒾𝓈𝑒𝒾, 𝒻𝓇𝑒𝓃𝑜
«Il secondo regalo si trova qui» Minho guardò Jisung con ancora un velo di confusione nei suoi occhi, soprattutto nella sua testa e poi lì, in quel blocco di ghiaccio che aveva al posto del cuore. Parve quasi sgocciolare, sciogliersi e Minho scosse lesto la testa, come a scacciare via questo folle pensiero. Osservò quel secondo regalo di Jisung, mentre continuava a tenere tra le mani il primo, il dente di leone; non era altro che un quaderno quel secondo regalo e Minho per un momento non capiva, poi fulmineo si ricordò dei quaderni che vide nella camera dell'arancione; doveva essere una sorta di diario segreto, o una cosa così, ideò Minho. Un po' si sentiva in soggezione e un po' si sentiva onorato dal gesto di Jisung, voleva dire che l'arancione si fidava davvero di lui e ciò lo fece sentire strano. "Quindi così ci si sente quando le persone si fidano di te? Come se non dovessi più indossare quella falsa maschera che hai fisso al volto e poter essere finalmente te stesso, senza aver paura di cosa pensa di te l'altra persona". Questo pensò Minho quando Jisung iniziò a leggere ciò che teneva scritto su quel quaderno; si spogliò di qualsiasi cosa e Minho per un momento ebbe paura che Jisung si sarebbe sbriciolato da lì a poco per quanto si fece fragile, nel mostrare il vero sé. Minho voleva prenderlo e accudirlo accuratamente, tenerlo tra le mani come se avesse il vetro più fragile del pianeta. E in un certo senso lo fece; le sue mani senza controllo da parte sua presero saldamente il viso di Jisung, le sue guance erano calde e per un momento Minho desiderò che l'inverno facesse di nuovo capolino per così avere solo quella fonte di calore per potersi riscaldare. Jisung rimase immobile per alcuni secondi a guardarlo, fermandosi con la lettura. Minho quando si rese conto del gesto che aveva fatto voleva solo scomparire, stava per lasciare veloce la presa su Jisung e scappare via come il codardo che era ma Jisung non glielo permise. «Al mio dente di leone dedico questa canzone» Jisung bloccò le mani di Minho sul suo viso con le sue. Per la seconda volta Minho rimase immobile, ammaliato, come se la voce di Jisung fosse un incantesimo con il solo scopo di incantare una persona, riscaldargli il cuore e avvolgerla come una soffice coperta. Minho si sentiva sempre al sicuro quando sentiva Jisung cantare, ogni suo dubbio pareva chiarirsi per le parole che avevano i suoi testi; si sentiva a casa, capito, e aveva anche un po' di invidia nei suoi confronti. "Vorrei saper cantare anch'io come lui, vorrei cantare anche io" pensava. Jisung gli stava facendo venire voglia di provare tutto quello che non aveva mai fatto in vita sua, di rischiare, di allontanarsi da quella strada piena di insetti e di gettarsi in quella piena di lupi, ma come sempre aveva un freno. Soprattutto quando Jisung smise di cantare e pronunciò quelle tre parole: «mi piaci, Minho».
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minsung; retry
Fiksi Penggemar민성 Minho odiava il colore bianco, Jisung spazzò via quella sua convinzione.