六; words

1.2K 163 0
                                    

𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓈𝑒𝒾, 𝓅𝒶𝓇𝑜𝓁𝑒

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓈𝑒𝒾, 𝓅𝒶𝓇𝑜𝓁𝑒

Quelle parole, alle orecchie di Minho, arrivarono a rallentatore. "Copri le tue orecchie, ignora quelle parole nella tua testa e riprova". Parola dopo parola si insinuavano nella sua mente come quando si mangiano le caramelle; erano dolci, ma non sufficienti da saziarti. Quelle parole non convinsero del tutto Minho, a non arrendersi, eppure aveva bisogno di qualcosa di dolce da sentire; non ne sentiva erano ormai anni. Da parte dei suoi genitori, da parte di quelle poche persone che gli erano rimaste accanto, ma neanche più quelle aveva. Guardò quel ragazzo riconoscente; fu un attimo di distrazione. L'arancione con le sue ultime forze rimaste trascinò Minho giù con lui, sul pavimento della terrazza e atterrarono entrambi su quest'ultima, uno sopra l'altro, con un tonfo sonoro. Minho non aveva il coraggio di aprire gli occhi; si sentiva così imbarazzato per il gesto che aveva fatto e per non averlo nemmeno terminato, aveva così paura di guardare di nuovo in faccia la realtà, quel quadro della vita così confuso davanti ai suoi occhi. Il suo corpo ebbe un sussulto, a quel contatto improvviso. Fu veloce ma allo stesso tempo consistente; le braccia di Jisung avvolsero delicatamente la schiena di Minho, facendo attenzione a non premere troppo forte le sue fasciature. Subito dopo la sua mano si scontrò sulla sua spalla a mo' di pacca, sempre gentile. «Va tutto bene» a quelle parole Minho riuscì ad aprire gli occhi; erano palesemente false, eppure gli furono d'aiuto, di nuovo. Minho si scansò di scatto dal corpo di Jisung, alzandosi barcollante. Guardò dritto negli occhi dell'arancione, che nel frattempo si era alzato anche lui a fatica. «Non va bene niente» la voce del moro era secca, velenosa, come se tutte quelle cose cattive che gli erano successe si fossero unite a lui, diventando tutt'uno. Minho guardò quel ragazzo sconosciuto con odio e invece quest'ultimo gli sorrise; non era un sorriso di compassione, nemmeno gentile. Minho non seppe descrivere quel gesto del ragazzo, si limitò solo a rabbrividire. Non di paura, non di disgusto. Era impressionato, di come quel ragazzo gli sembrava così simile a lui e allo stesso tempo l'opposto. «Può sembrare banale questa frase, ma è vera se ci fai caso attentamente "quando si chiude una porta si apre un portone". Non so quale sia il motivo che ti ha spinto a fare questo gesto, ma non pensare che di porte ce ne siano solo due; quella principale e quella sul retro. Ce ne sono migliaia, tutte che portano su differenti strade. Scegline una a caso e ricomincia da capo» Minho ritornò indietro nel tempo, a quando, sdraiato sul letto della sua camera, stava ascoltando una canzone che diceva "le parole possono ferire come un proiettile se usate male ma invece, se usate bene, hanno il potere di salvare una persona". Minho pensò che quel ragazzo ci sapeva fare con le parole e, anche se non erano vere, Minho voleva illudersi, perché in quel momento ne aveva bisogno. 

minsung; retryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora