三十七; confusion

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓉𝓇𝑒𝓃𝓉𝒶𝓈𝑒𝓉𝓉𝑒, 𝒸𝑜𝓃𝒻𝓊𝓈𝒾𝑜𝓃𝑒

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𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓉𝓇𝑒𝓃𝓉𝒶𝓈𝑒𝓉𝓉𝑒, 𝒸𝑜𝓃𝒻𝓊𝓈𝒾𝑜𝓃𝑒

La esile mano di Jisung stringeva con forza la mano piccola della donna, che giaceva stanca nella stanza riservata solo ai pazienti urgenti. Erano passati un paio di giorni e la situazione sembrava non cambiare; era nel mezzo, non si andava né avanti e né indietro. Jisung era al limite. Non riusciva nemmeno più a sforzare un sorriso, a trovare un lato positivo come faceva di solito. Stava crollando tutto, la luce gli pareva sempre più lontana e irraggiungibile, a circondarlo era solo un soffocante buio. Interrotte lacrime gli solcavano il viso. Aveva promesso di non farsi mai vedere in quello stato dalla sua mamma per non preoccuparla, ma non ci riusciva più. Non riusciva più a fingere che stesse andando tutto bene. Era ancora più confuso dell'altra volta, si sentiva così in colpa nei confronti delle persone che tanto amava. Si era allontanato da Minho di proposito, perché aveva bisogno del tempo per pensare. Non sapeva esattamente perché fosse così spaventato, alla fine aveva desiderato con tutto se stesso ricevere in cambio l'amore di Minho. In realtà non era sicuro che il moro avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, questa cosa l'aveva colto impreparato. Non aveva mai pensato alle conseguenze, non aveva mai pensato di mettere in secondo piano anche solo per un secondo la sua mamma. Era ridicolo, dove si era mai visto che un figlio preferiva stare di più con sua mamma che con il suo innamorato? Ma per Jisung aveva senso, perché quella donna significava tutto per lui. Aver pensato per un momento a qualcos'altro, a fare l'innamorato, l'aveva fatto vergognare. Non poteva pensare a se stesso, non poteva abbandonarla. Come poteva farle, al suo parere, un torto del genere? Ma dall'altra parte si sentiva terribilmente in colpa nei confronti di Minho, si stava comportando in modo pessimo nei suoi confronti, ma non aveva più le forze. Non sapeva più cosa fare, si stava abbandonando a se stesso. L'arancione appoggiò esausto la testa sul bordo del letto, una lacrima bagnò il tessuto bianco. 

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