𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓉𝓇𝑒𝒹𝒾𝒸𝒾, 𝓊𝓃 𝒷𝓊𝑔𝒾𝒶𝓇𝒹𝑜
Ogni volta per Jisung entrare in quella, al suo parere, soffocante stanza, era una tortura. Le sue poche forze e speranze, a quella vista, sembravano prosciugarsi. Odiava davvero tanto quel posto e andarci, ma non poteva darlo a vedere. Non poteva evitarlo, perché doveva essere almeno lui forte, anche se per finta. Prima di varcare la soglia di quella porta, Jisung dipinse come al suo solito uno dei suoi falsi sorrisi sul volto. Salutò educato tutte le persone all'interno di quella sala di riabilitazione; non sopportava osservarli, perché gli spegnevano sempre quelle poche speranze che aveva, ma al contempo era realmente dispiaciuto verso i loro confronti. Non se lo meritavano, pensò. Non se lo meritava. Stava per avviarsi al solito posto, quando l'immagine di una persona a lui conosciuta, lo fece bloccare di scatto. Jisung guardò il moro, Minho, con sorpresa e nervosismo. Erano passati due giorni dal loro ultimo incontro, Jisung notò Minho peggiorato e non poté non rattristarsi dentro di sé. Per un secondo il suo labbro inferiore tremò e il suo pugno destro si strinse con forza, ma scrollò veloce la testa e fece finta di nulla. Sorridi, sii forte. Queste persone non hanno altro che te, se crolli anche tu come faranno? Si ripeteva sempre nella sua testa. Si avvicinò con un sorriso finto al moro, che nel frattempo stava facendo la sua terapia su quell'attrezzo. Jisung abbassò il suo sguardo sul corpo di Minho e lo notò tremare. Immaginò che per lui fosse davvero un grosso dolore fare tutto quello e come ormai d'abitudine, con impulso, si unì all'infermiere che lo stava aiutando. Trattenne il suo braccio sinistro mentre l'infermiere tratteneva quello destro. Minho lo scrutò confuso e sorpreso, Jisung si limitò a sorridere. «Ti aiuto anch'io» il moro si voltò dall'altra parte, un leggero rossore comparve sulle sue guance. Jisung si ritrovò a guardarlo per la prima volta attentamente, e dovette ammettere che era davvero affascinante. Jisung descriveva la bellezza di Minho nascosta; perché stesso Minho non l'aveva ancora scoperta, messa in risalto. Non era una bellezza comune e forse proprio per questo, pensò Jisung, era così attraente. «Non ce n'è bisogno» rispose intanto Minho, freddo. L'arancione lo guardò negli occhi; quest'ultimi erano così ostili verso la sua persona, Jisung immaginò che Minho non si fidava di lui. E come dargli torto alla fine? Voleva allontanarsi da lui eppure non ci riusciva. Voleva così tanto aiutarlo, così tanto prendere la sua fiducia anche se poi, così facendo, l'avrebbe distrutta. Perché magari Minho pensava che lui era forte, ma in realtà era solo un povero debole. «Non fa nulla, ti voglio aiutare lo stesso» si limitarono entrambi a guardarsi. Negli occhi di Jisung c'era risolutezza; se si metteva in testa una cosa era difficile persuaderlo, era molto testardo. Negli occhi di Minho invece c'era un po' di fastidio e un po' di riconoscimento. Jisung pensò che per uno che non aveva mai chiesto e ricevuto aiuto, tutto quello per lui era strano. «Ancora non mi hai detto perché ti trovi qui» quelle parole improvvise di Minho fecero bloccare Jisung. L'arancione pensava che se gli avesse detto la verità, Minho avrebbe poi scoperto che era solo un bugiardo.
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minsung; retry
Fanfiction민성 Minho odiava il colore bianco, Jisung spazzò via quella sua convinzione.