𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝓃𝑜𝓋𝑒, 𝓈𝑒 𝓈𝓉𝑒𝓈𝓈𝒾
Era pomeriggio e il sole filtrava abbastanza caldo dalla grossa finestra della stanza di Jisung, accaldando e illuminando quest'ultimo con i suoi raggi, sdraiato sul letto intento a leggere un libro. La copertina era rossa e Jisung prima di sfogliarla, l'accarezzò. Era da parecchio che non si concedeva del tempo per leggere, amava tanto fare quest'ultimo, ma pensò che in quel periodo fare quella passione che tanto gli piaceva non era il caso. Non poteva perdere tempo in quello, non poteva perdere tempo in se stesso. E sapeva che era sbagliato, che doveva pensare anche un po' al suo bene, ma non ci riusciva. La sua priorità era altro. Di solito a quell'ora nell'ospedale regnava un silenzio quasi inquietante e l'arancione sussultò sorpreso nell'ascoltare, all'improvviso, i passi veloci degli infermieri che correvano nel corridoio molto probabilmente in direzione di una stanza. Jisung distolse curioso lo sguardo dal libro, affacciandosi poi verso la porta aperta; da quest'ultima poté vedere un paio di infermieri circondare e trasportare veloci una barella con sopra qualcuno; quando osservò quest'ultimo dettagliatamente, gli occhi di Jisung si sgranarono. Era quel ragazzo. Con uno scatto veloce si alzò dal letto, posando il libro sul letto e seguendo poi, senza pensarci su due volte, gli infermieri. Arrivarono di fronte una camera; al suo interno di solito venivano messi i pazienti gravi e l'arancione, nell'osservare quello, rabbrividì. Sia di paura che di colpevolezza. Il ragazzo aveva fatto di nuovo quel gesto? Quindi alla fine le sue parole furono davvero inutili? Discretamente, Jisung si affacciò alla finestra di quella stanza; raffigurava quel ragazzo moro fasciato dalla testa ai piedi, pieni di tubicini ornare il suo corpo. Jisung si morse un labbro a quella scena, sedendosi poi su una delle tante sedie che c'erano nel corridoio, vicino a quella finestra. Dispiaciuto e in colpa, Jisung decise di stare in un modo vicino a quel ragazzo, come a farsi perdonare nell'essere stato così inutile.
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أدب الهواة민성 Minho odiava il colore bianco, Jisung spazzò via quella sua convinzione.