La luce del sole batte fastidiosamente sul mio volto, tengo ancora gli occhi chiusi, desiderando di aprirli e di ritrovarmi nella mia vecchia stanza, nella mia vecchia casa, nel mio vecchio paese.
Trovo difficoltà ad alzarmi, strofino gli occhi cercando di aprirli e mi stiracchio allungando i piedi lungo il materasso nuovo.
In lontananza sento mio padre rovistare tra gli scatoloni, con tutte le cose che ci siamo portati dietro, dalla vecchia casa.Mi obbligo ad aprire gli occhi, rassegnandomi all'idea che devo iniziare ad abituarmi alla nuova situazione in cui mi trovo.
Quasi inciampo per colpa degli scatoloni ammucchiati nella mia stanza, ancora non smistati, sbuffo sonoramente spingendo lo scatolone più vicino al mio piede, contenente i miei trofei.Scendo le scale e un attimo dopo sono di sotto in cucina, papà è riuscito a trovare le tazze per fare colazione.
-Lena, oggi inizio a svuotare gli scatoloni con le cose della cucina.- Spiega papà ancora con la bocca piena, guardandomi dalla parte opposta del tavolo.
-Dai polpettina vedrai che ti piacerà qui, ti farai nuovi amici.- Dice accorgendosi del mio mal umore, infilandosi un'altra cucchiaiata di cereali in bocca.
-Mi hanno detto che in questa scuola c'è anche la squadra femminile di calcio, ottimo no?-
Fa un ruttino e alza la mano come segno di "perdono", sta per dire qualcos'altro ma lo anticipo.
-Papà ho molte cose da mettere apposto in camera, ieri ero troppo stanca per riordinare.- Faccio scivolare il cucchiaio nella ciotola, lasciando a metà i miei cereali. -Vado.-
Papà non mi ferma sicuramente avrà capito che non ho molta voglia di parlare.
Non ho voglia di smistare o sistemare nulla, resto un po' in stanza a guardare il soffitto con la schiena stesa sul tappetino grigio per terra e i piedi sul letto.
Mi alzo stanca di stare nella stessa posizione più di un ora, guardo giù dalla finestra e vedo papà aprire rumorosamente l'officina, ebbene sì papà è un meccanico e abbiamo proprio sotto casa il suo lavoro. Prima abitavamo in un piccolo paesino sperduto in mezzo al nulla, questo è uno dei motivi per il quale ci siamo trasferiti, per papà ora forse andranno meglio gli affari.La nostra nuova casa ha una struttura abbastanza strana ma carina, sopra ci sono le stanze e il bagno, nel secondo piano la cucina e il soggiorno e infine al piano terra l'officina.
Dopo essermi annoiata per bene, decido di scendere da mio padre.
Arrivo all'ultima rampa di scale, mi fermo a mezza scalinata e uno scalino cigola sotto al mio peso, stringo il corrimano guardandomi intorno.
La porta d'entrata è chiusa, ma il grandissimo portone dell'officina è aperto illuminando tutto l'interno del garage persino la scalinata in cui mi trovo.-Papà, scusa per prima.- Mi avvicino lentamente, osservando ancora un'altra volta lo spazio intorno a me.
Papà armeggia sotto ad un auto di chissà quale nuovo cliente.
Prendo il carrellino per il sotto macchina, mi ci sdraio e vado sotto all'auto con lui.-Tranquilla, ti capisco polpettina. Prendi la torcia per favore.- Risponde mentre armeggia con una pinza.
-Lena, comprendo che sia difficile per te tutto questo, ma sono sicuro che ti adatterai benissimo.- Mi rassicura, mentre torno al suo fianco con la torcia accesa.
-Si, sicuramente- Mi sforzo di dire.
-Ti farai nuove amiche, dovesti pensare a iscriverti nella squadra di calcio femminile di questa nuova scuola. Sei un fenomeno, dovresti continuare con la tua passione, chissà puoi ancora diventare capitano anche di questa squadra.-
-Ci penserò.- Sforzo un sorriso, non sarà mai come nella mia vecchia scuola.
Decido poi di andare a fare un giro, nel mio nuovo quartiere e magari comprare del materiale scolastico.
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Hai segnato nel mio cuore!
RomanceLena Stuart un adolescente, a cui è morta la madre quando aveva ancora cinque anni, cresciuta dal padre. Si trasferiscono in città. Lena lascia alle spalle la sua semplice vita di paese, la sua scuola e la sua squadra di calcio. La sua vita cambia...