Parte 6

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Ormai non c'è più nessuno a scuola.
I corridoi sono deserti, io e Trevor ci incamminiamo verso l'uscita.
Il cellulare vibra un messaggio di papà: "polpettina, dove sei?"

Guardo l'ora sono le sei di pomeriggio, sarei dovuta essere a casa due ore fa, se non fosse stato per la Murray.

"Tra un attimo sarò a casa" gli rispondo.

Io e Trevor siamo nel parcheggio, quasi vuoto.
Trevor si avvicina ad una macchina nera, tutta rigata.

-Ora capisco a cosa ti serve un meccanico- dico avvicinandomi al ragazzo.

Lui mi sorride, si gratta il capo e mi apre la portiera.
Appena salgo in macchina mi invade il suo profumo, un buon aroma alla menta.
Lo vedo fare il giro dell'auto per poi sedersi affianco a me.

-Sono stati dei ragazzi di una squadra avversaria- mi dice allacciandosi la cintura.

-E non li hai denunciati?- dico io accigliata.

-No- dice sorridendo -Cedric ha rivendicato la mia auto, rigando quella dell'altro capitano della squadra avversaria.-

-Oh... beh... si certo, c'è da aspettarselo da uno come lui- dico io facendo una smorfia,
Trevor ride notando la faccia che ho fatto.

-Cedric ha fatto una brutta impressione su di te vedo, lo devi solo conoscere non è una brutta persona.-

-No, non serve, ho già avuto opportunità di conoscerlo bene- dico schifata, ricordando tutti gli episodi in cui l'ho incontrato.

***

Arrivati a casa, dico a Trevor di parcheggiare davanti al garage dell'officina.
Papà esce dall'officina, pulendosi le mani ad uno straccio sporco.

Io scendo dall'auto, papà mi guarda con aria confusa -dove sei stata?- dice senza salutarmi e guardando con aria minacciosa Trevor, che appena sceso dall'auto mi segue.

-Ero a scuola papà, questa mattina sono arrivata in ritardo e sono dovuta restare il pomeriggio a scuola.-

Mi avvicino a papà che ancora scruta con aria minacciosa Trevor.

-Papà lui è Trevor- dico indicando il ragazzo moro dagli occhi verdi -è il mio compagno di classe, voleva farti vedere il problema alla sua auto- dopo queste parole papà inizia a rasserenarsi.

Trevor si avvicina a mio padre e gli porge una mano -piacere signor Stuart.-

-Chiamami pure Roger- si stringono le mani, poi papà si gira verso di me -polpettina puoi spegnere tu il forno.-

Folgoro mio padre con lo sguardo, lui ricambia con sguardo dispiaciuto, mentre Trevor trattiene una risatina, sa benissimo che non deve chiamarmi in quel modo in presenza di altri.

Salgo le scale, sento papà dire a Trevor di mostrargli il problema.

Il profumino delle pizze che ha preparato papà si sente per tutta la casa, spengo il forno.
Mi affaccio alla finestra vedo Trevor e papà gesticolare indicando la macchina nera rigata.
Poi Trevor si allontana prendendo il cellulare, parla con qualcuno, calcia qualcosa a terra e alza gli occhi incontrando i miei, sorride finendo di parlare al telefono.
Trevor da le chiavi dell'auto a papà, per poi incamminarsi verso l'entrata.
Sento i suoi passi pesanti salire le scale, guardo il mio riflesso velocemente nel microonde, sistemando una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

-Che buon profumino- dice entrando in cucina.

-Si papà ha preparato le pizze- dico indicando il forno spento.

-Si lo so mi ha appena invitato a rimanere a cena da voi.-

Papà lo ha invitato a cena, mi chiedo perplessa e stupita.

-Mia madre passa più tardi a prendermi, e l'auto la lascio nelle mani di tuo padre- dice lui.

-Allora spero ti piaccia la pizza di papà.-

***

Un attimo dopo siamo in camera mia, Trevor sta guardando i miei trofei e le medaglie, disposti in ordine sopra ad una mensola.

Trevor guarda la foto della mia vecchia squadra
-eri capitano?- dice allontanandosi dalla mensola.

Muovo leggermente la testa affermando, lui si avvicina e si siede affianco a me sul letto.

-Sai... quando sono venuta qui, non avrei pensato che sarei entrata a far parte di un'altra squadra- dico fissando i calzini neri che indosso.

Sento il suo sguardo su di me, poi continuo a parlare -forse se non fosse stato per il rincitrullito di Cedric, non farei parte della squadra femminile adesso.-

-Devo ricordarmi di ringraziare il mio amico domani- dice sorridendo, poi si alza nuovamente.

Questa volta si dirige verso il mio comodino si inchina e osserva la foto di mia madre -lei è tua mamma?- Chiede.

-Si è mia madre- dico sfiorando il ciondolo a forma di cuore al mio collo.

-Le assomigli molto- dice.

Io rido scettica a quello che dice, Trevor mi rivolge uno sguardo interrogativo.

-No, lei è molto più bella- dico.

Lui inizia ad avvicinarsi osservando la foto che ha preso in mano -avete gli stessi capelli...- si china su di me e li sfiora, un brivido mi corre lungo la schiena -...poi hai i suoi stessi occhi blu- i suoi occhi sono così vicini ai miei, sento il mio respiro irregolare, e il mio battito accelerare.

-Lena sta per iniziare la partita- papà urla dal piano di sotto, mi serve qualche secondo per riprendermi, Trevor si allontana e rimette apposto la foto.

***

Papà porta le pizze in soggiorno, io e Trevor siamo seduti sul divano.
Inizia la partita e papà ci fa segno di fargli spazio, infilandosi fra noi due.
Trevor e papà fanno il tifo per la stessa squadra.

-Non era fallo!- urla papà.

Io non riesco a seguire la partita che è alquanto strana come cosa, ripenso alla mano di Trevor che prende la mia mano a scuola e a poco fa quando mi ha sfiorato i capelli, i suoi occhi e il suo profumo.

-Goal!- urlano entrambi.

Mi unisco a loro applaudendo, anche se non ho visto come e chi, ha fatto il goal.

***

Dopo la partita, la signora Mary viene a prendere Trevor, è una donna molto bella e elegante.
Mentre mio padre sta parlando con la signora Mary, io e Trevor siamo affianco all'auto.

-Domani fortunatamente non abbiamo biologia alla prima ora- dice Trevor.

Mi unisco alla sua risata contagiosa, poi io e lui ci fermiamo di colpo, non siamo gli unici a ridere anche mio padre con la signora Mary ridono.

Dopo che Trevor e sua madre se ne sono andati, aiuto mio padre a chiudere il garage.
Poi mi rinchiudo nella mia stanza, stranamente sento ancora il profumo del ragazzo bello dagli occhi verdi nella mia camera.

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