Parte 10

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-Polpettina non sei stanca di stare chiusa in camera?- mi chiede papà con aria preoccupata. -Non hai intenzione di passare anche la domenica così?-

In effetti sono rimasta chiusa in camera a leggere o a guardare film, cercando di distrarre la mia mente il più possibile, evitando di ricordare il bacio di Cedric.

-Finisco questo capitolo e poi vengo giù a darti una mano in officina- dico a papà, mostrandogli il terzo libro che leggo in un giorno e mezzo.

Papà sparisce dietro alla porta, lasciandomi di nuovo sola.
Il silenzio invade la mia stanza e il rumore nella mia mente si fa spazio.

-Mamma...- prendo la foto che ritrae mia madre -...non riesco a capire cosa mi sta succedendo- dico accarezzando la cornice.

-Perché non riesco a non pensarlo?- dico quasi odiandomi.
-Lui è un cafone! Mi ha umiliata davanti a tutti... lui non è come Trevor, un bravo ragazzo, per bene.-

Osservo la foto di mamma, come se stessi aspettando una risposta, ma niente.
La suoneria del mio cellulare, interrompe i miei pensieri, riportandomi alla realtà.
La mia mano per un istante si ferma a mezz'aria, chiedendomi chi possa essere, stringo il cellulare tra le mie mani -numero sconosciuto- dico, mormorando a me stessa.

-Pronto...- sento dire dall'altro capo del telefono -pronto signorina Stuart?-

-Si, chi parla?-

-Sono la signora Carmen, chiamo per sapere se è ancora disponibile per fare da babysitter?-

-Assolutamente si, signora- dico quasi saltando dal letto, mettendomi a sedere.

La signora Carmen mi da appuntamento a casa sua di lì a breve.
Così mi alzo dal mio caro letto, mi preparo e esco fuori dalla mia tana, dopo un weekend rinchiusa a leggere sotto le coperte.

Scendo le scale saltando i gradini, non devo prendere assolutamente questo lavoro, mi ripeto.

-Che ti succede? Un momento fa eri una specie di morto vivente nella tua stanza e ora vieni giù come un uragano impazzito- dice papà, pulendo un attrezzo con uno straccio grigiastro, che un tempo forse era bianco.

-Papà esco, non ci metto tanto- dico senza fermarmi.

-Lena dove stai andando?-

-Quando torno ti racconto papà!- dico, allontanandomi.

-Adolescenti...- sento bofonchiare papà tra se e se, continuando a pulire i sui attrezzi.

***

Non ci metto molto a trovare l'indirizzo, guardo le indicazioni sul mio cellulare per capire se ho sbagliato casa, guardo di nuovo la via e il numero civico, poi rialzo lo sguardo sulla grande casa che ho difronte, con un ampio giardino.
Il cancello si apre da solo e io avanzo, chiedendomi se c'è qualche tipo di sensore o se semplicemente qualcuno si sia accorto di me dall'interno, aprendomi il cancello.
Percorro il viale, guardandomi intorno, l'erba e le piante sono curate e perfette, il contrario di casa mia insomma, solo terriccio e erbaccia.
Quasi alla porta mi chiedo di chi possa essere questa bella villetta lussuosa, metto la mano sul campanello pronta a suonare, ma una donna apre la porta prima ancora che io possa farlo.
Una bellissima donna alta dai capelli neri e lisci e dei bellissimi occhi azzurri, indossa un abito rosa chiaro, molto elegante, che aderisce molto bene sul suo fisico snello, mi sorride facendomi entrare.
L'interno della villa è ancora più bella dell'estero, molto luminosa per via delle grandi finestre.

-Accomodati signorina- dice la signora Carmen indicando verso un divano beige, mi guardo intorno sembra tutto perfetto e pulito e lucido.

-Jamila, per cortesia ci porti il tè- chiede la signora molto educatamente ad una signora apparsa sulla soglia del salotto, che presumo sia la domestica.

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