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Una volta arrivata a casa corsi in camera mia a indossare la divisa del bar, che era composta da jeans neri a vita alta, top bianco a maniche corte con il logo del Coco Bay e felpa nera con il cappuccio, anch'essa con il rispettivo logo. Mi raccolsi i capelli in una coda alta e misi qualche molletta per fermare i capelli più corti. Salutai Lily e uscì.

Il mercoledì sera solitamente era tranquillo. Parcheggiai sul retro nel parcheggio riservato ai dipendenti ed entrai dalla porta d'emergenza. Neanche il tempo di entrare e incrociai Tessa. È una delle poche persone con cui ho stretto un bel rapporto da quando lavoro qui. È una ragazza molto particolare, diversa da me e non so perché ma nonostante siamo una l'opposto dell'altra ci intendiamo alla perfezione. Tessa rappresenta il rock in persona, sia nel modo che ha di vestirsi sia per il comportamento che ha; non ha paura di farsi vedere per quello che è veramente, e questa è una cosa che le ammiro tantissimo.

«Ciao Allie» mi gridò dal bancone «Ciao Tessa» La raggiunsi mentre mi allacciavo il grembiule «Tutto bene?» «Alla grande, tu invece?» «Tutto normale» Diedi un occhio al locale e non era molto affollato. Sembrava una serata tranquilla. «Fred è qui?» chiesi. Fred è il titolare del Coco Bay. È un uomo sulla cinquantina, robusto e alto quanto basta per farti stare alla larga da lui. Quando lo incontrai per la prima volta devo ammettere che mi mise un po' di paura, ma man mano che ci lavori insieme e impari a conoscerlo capisci che è ha un cuore anche lui e che non è così cattivo e pauroso come sembra. Inoltre, ha molto a cuore le persone che lavorano nel suo locale e questa è una cosa da apprezzare. «Si è in ufficio» «Ok, vado ad avvisarlo che sono arrivata e torno subito da te».

Camminai per tutto il locale fino ad arrivare al lato più imboscato sul fondo del locale in cui si trova l'ufficio di Fred. Bussai due volte e aspettai il suo permesso per entrare. Poco dopo sentì.

«Avanti!» Entrai e chiusi la porta dietro di me «Ciao Fred, volevo avvisarti che sono arrivata» «Bene perché stasera c'è da lavorare, ho appena chiamato Mike, Paul e Kayla» «Di là la situazione sembra tranquilla». Forse avevo visto male ma non mi sembra che, lì fuori, ci fosse tutta questa gente. «Si per ora ma tra pochi minuti arriverà un bel po' di gente. Mi ha chiamato l'allenatore della squadra di football della città e hanno deciso di passare qui il post-partita. Sicuramente arriveranno anche tutti i fan che hanno visto la partita». 

Se Fred arriva a chiamare Mike e Paul è perché aveva paura che potesse succedere qualcosa. Sono i due buttafuori che di solito chiama il venerdì e il sabato sera. Sono le uniche due sere in cui questo locale si riempie talmente tanto da non riuscire neppure a muoversi. Kayla invece è un'altra ragazza che lavora qui e si occupa soprattutto della preparazione dei drink, insieme ad Olly che è di turno con noi stasera, mentre io e Tessa ci occupiamo in particolar modo del servizio ai tavoli. «Ok, allora vado» Stavo per aprire la porta e uscire quando continuò «Aspetta Allie. Sabato sera dovresti lavorare» «Fred è il mio giorno libero il sabato» «Si lo so ma hanno organizzato una festa privata e mi serve una persona in più» «A che ora dovrei venire?» «Per le sei fino a chiusura. Se vieni sabato, questa settimana hai la domenica libera con una mancia extra» Ci poteva stare come scambio, e poi una mancia extra fa sempre comodo. «Va bene. Conta su di me» «Grazie. Ora puoi andare».

Tornai al bancone dove Tessa mi stava aspettando con un paio di vassoi pieni di drink da portare ai tavoli. «Questi di chi sono?» chiesi prendendo in mano uno dei due vassoi «Le due birre al tavolo cinque e il resto al tavolo due» «Ok, vado».

Servì da bere ai tavoli che mi aveva indicato Tessa e nel tornare verso il bancone andai a pulire un tavolo dove si stava sedendo un gruppo di ragazzi. «Ciao dolcezza ci porti cinque birre?» mi chiese uno dei ragazzi «Si arrivo subito». Tornai al bancone, chiesi a Olly le birre e le portai al tavolo. Mentre posavo le birre sul tavolo il ragazzo che le aveva ordinate mi afferrò il braccio. «Dolcezza posso offrirtene una?» «Ti ringrazio ma non posso sto lavorando». Scostai il braccio dalla sua presa e terminai di svuotare il vassoio. Il ricordo dell'ultima sera era ancora fresco e il solo pensiero mi faceva rabbrividire. «È solo una birra» «Lo so ma sto lavorando e non posso» «Dai dolcezza!» «Non posso davvero» posai l'ultimo boccale di birra sul tavolo e tornai al bancone.

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