16.

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Il locale non era molto pieno. C'erano due ragazzi seduti al bancone, un gruppo di amici seduti ad un tavolo rotondo in fondo al locale ed una coppia vicino all'ingresso. Noi prendemmo posto dall'altro lato del locale, in cui non c'era nessuno, in modo da poter stare il più tranquilli possibili. Poco dopo arrivò una cameriera a cui ordinammo due cheeseburger, uno con doppio bacon per Tyler, e due Coca Cola.

«Allora come stanno andando gli esami?» mi chiese Tyler mentre aspettavamo le nostre ordinazioni. 

«Diciamo bene, poi diciamo che su alcune materie non sono molto afferrata» ammisi. «Ad esempio?» 

«Statistica, analisi...ah e non dimentichiamo matematica. Quella è la mia preferita» dissi ironica. «Ma statistica è facile! E matematica è un gioco da ragazzi» 

«Dimmi che scherzi. Io sono una frana oppure non ho mai scoperto il segreto per risolvere i quesiti» «Quando hai il prossimo esame» 

«A breve ho l'esame di statistica» 

«Perfetto! Ti aiuto io» mi disse soddisfatto. 

«Dici sul serio?» 

«Certo!» «Mi farebbe comoda una mano, sempre se non ti crea troppo disturbo» 

«Tu non crei nessun tipo di disturbo te l'ho già detto, e poi è un ottimo modo per passare più tempo insieme» 

«Ok». Sorrisi e fissai quei bei occhi per qualche istante. 

«Cosa devo fare con te?» mi chiese ed in quel momento arrivò la cameriera con le nostre ordinazioni. 

«In che senso?». Appena la cameriera posò i patti sul tavolo infilai subito in bocca una patatina un po' troppo calda. 

«Quello sguardo» 

«Cos'ha che non va?» dissi sorridendo mentre continuavo a gustarmi le mie patatine. 

«Mi piace come mi guardi» 

«Ne sono contenta» «Prima o poi smetterò di resistergli» affermò prima di affondare i denti nel suo panino. 

«Sto aspettando ansiosamente quel momento». Le mie parole erano sincere. 

«Scricciolo non mi tentare, sto cercando di essere il bravo ragazzo che tu credi che io sia» 

«Quindi tutto questo è una finta? Non sei così bravo come fai sembrare?». 

Ero curiosa di sapere cosa c'era dietro a quello sguardo, a quel sorriso. La sua risposta non arrivò subito ma dopo qualche secondo si alzò e venne a sedersi accanto a me, mi cinse la vita con un braccio e con la mano libera mi prese la guancia. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie e non vedevo l'ora che si toccassero. In tutta la serata non ero riuscita a rubargli nemmeno un bacio e io ne desideravo uno, ma lui voleva andare avanti a parlare. 

«Non sono mai stato un bravo ragazzo. Ho combinato tanti casini e non mi sono comportato sempre bene e rispettando le regole. Con te, però, è diverso. Tu mi porti a comportarmi bene, mi fai venire voglia di essere il bravo ragazzo che hai sempre cercato e, diamine, voglio essere io quel ragazzo». Non potevo obbiettare, nemmeno rispondergli. Non avevo niente di meglio da dirgli, nemmeno una parola. L'unica cosa che riuscì a fare fu' eliminare la distanza che separava le nostre labbra. Appena appoggiai le mie labbra restò fermo per qualche secondo, ma subito dopo reagì al mio bacio. Le sue labbra si muovevano insieme alle mie come se conoscessero già ogni mio singolo movimento. Eravamo in un luogo pubblico, c'erano delle persone che avrebbero potuto vederci ma in quel momento non mi importava di nulla. C'eravamo solo noi. C'era solo lui. Volevo lui, desideravo lui. Il mio corpo reagiva ad ogni suo movimento, ad ogni suo gemito emesso. Non faceva tempo ad avvicinarsi che il mio corpo andava in escandescenza e il mio cervello entrava in corto circuito. Ogni bacio diventava sempre più intenso, più passionale. Tyler si allontanò mordendomi il labbro inferiore. Eravamo entrambi senza fiato e sapevo che in quel momento separarsi era stato difficile sia per me che per lui.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora