32.

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Era ormai ora di pranzo così Mary ci preparò un ottimo piatto caldo e passammo del tempo insieme cercando di non pensare a quello che succedeva fuori. Eravamo solo noi quattro e stavamo bene. Mary e Bob erano due persone squisite, mi fecero sentire parte della famiglia e ne fui immensamente grata. Mi raccontarono qualche aneddoto di questo paese e ne rimasi affascinata. Sarebbe stato bello visitare i dintorni.

Una volta finito di pranzare tornammo verso casa di Tyler e ci mettemmo sul divano a guardare un film. Eravamo nel silenzio più assoluto, io appoggiata a Tyler e lui che mi teneva stretta al suo fianco. Cosa potevo chiedere di più. Quandoero con lui era come se tutto quello che succedeva là fuori non esisteva.

«Non sarebbe una brutta idea andare a Boston per qualche giorno». 

Potevo immaginare il motivo della sua richiesta. «Devo tornare a casa prima. Abbiamo già chiesto troppo a Fred. E Lily, ha bisogno di me». Mi sarebbe piaciuto tornare a casa per qualche giorno ma avevo degli impegni da rispettare. 

«Voglio solo saperti con qualcuno. Non riuscirò ad essere sempre con te e saperti da sola non mi fa stare tranquillo» 

«Non sarò mai da sola, stai tranquillo. Lily è sempre a casa e al lavoro ed all'università c'è sempre gente intorno». Alle mie parole rimase con lo sguardo fisso sul televisore, non fece nemmeno un cenno. 

Solo dopo diversi minuti arrivò la sua risposta.  «Troveremo una soluzione». 

Non lo avevo mai visto così preoccupato, se non quella famosa sera al Flamenco. Questa storia deve averlo colpito molto. Finché la situazione non si risolveva non avrebbe mai fatto pace con il passato e speravo davvero di poterlo aiutare in qualche modo.

«Promettimi che starai attenta quando non riuscirò ad essere con te» mi disse voltandosi verso di me. Appoggiai la mia mano sulla sua guancia e l'accarezzai delicatamente con il pollice. Depositai un bacio sulle sue labbra. «Starò attenta. Te lo prometto». 

Avvolse il braccio intorno alla mia schiena e mi strinse a sé. La sua fronte contro la mia. Rimase lì per qualche secondo. Gli occhi chiusi e le sue braccia che mi tenevano stretta. 

«Se dovesse succederti qualcosa non me lo perdonerei» mi disse sfiorando le mie labbra. 

«Ehi starò bene e non mi succederà nulla». Cercai di rassicurarlo. Vederlo in questo stato mi spezzava il cuore. Eliminai la distanza tra noi e premetti le mie labbra sulle sue. Volevo che mi sentisse vicino, che ero lì insieme a lui e che non si doveva preoccupare di niente. Qui eravamo al sicuro. Con lui ero al sicuro. Schiusi le labbra in cerca di una sua risposta, che non tardò ad arrivare. Rispose subito alla mia richiesta. La sua lingua trovò subito la mia. Afferrò i miei fianchi e mi fece sedere a cavalcioni su di lui. Le sue mani si spostarono nei miei capelli e appena strinse la presa mi uscì un gemito che lo fece sorridere. Raggiunsi la zip della sua felpa e l'abbassai. Non indossava nulla sotto. Feci scorrere le mani dai suoi addominali fino alle sue spalle e gli sfilai la felpa. Ogni parte del suo corpo si muoveva sotto al mio tocco eamavo questa cosa. Staccai le labbra dalle sue e le spostai sul suo collo, mi lasciò libero accesso e iniziai a giocare con la lingua sulla sua pelle. Sentivo il suo battito aumentare. Il fiato corto e le sue mani stringevano sempre più i miei fianchi. Sentivo, sotto di me, il suo desiderio e non vedevo l'ora di averlo dentro di me. Tornai sulla sua bocca e tentai di raggiungere i suoi pantaloni ma mi fermò prima che potessi fare quello che avevo in mente. Mi guardò con quegli occhioni marroni e io mi sciolsi all'istante. 

Spostòle mani sotto le mie cosce e mi tirò su insieme a lui. Sorrise e mi portò in camera da letto. Io avvinghiata a lui. Mi mise al centro del letto, lui su di me. Sollevò la mia maglietta ed iniziò a lasciare una serie di baci fino al mio reggiseno. Mi sfilò la maglia, slacciò il reggiseno e si dedicò ai miei seni. La sua lingua si muoveva in modo circolare sul capezzolo, mentre fece scendere la mano sotto i miei jeans. Raggiunserapidamente il mio clitoride, iniziando a giocarci con le dita. Mi facevaimpazzire.  Stava toccando i punti giusti e non sapevo per quanto ancora avrei resistito. 

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora