31.

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Una volta usciti da casa ci avviammo lungo un percorso che portava alle altre case vicine. Erano tutte molto simili tra loro. Tutte in legno, con il patio davanti e alcune con anche qualche metro di giardino privato davanti. Passammo davanti ad una casa da cui uscirono correndo alcuni bambini e si fiondarono tutti su Tyler. Fu gentilissimo con tutti loro e a vederlo così mi uscii spontaneamente un sorriso sulle labbra. Mipiaceva vedere nuovi aspetti di Tyler e mi incantava quanto fosse grande e immensala sua gentilezza. Il tempo di un saluto e si allontanarono da noi, tornando ai loro giochi. Dopo circa dieci minuti di camminata arrivammo alla casa di Bob. Era una delle ultime case vicino alla staccionata. Il patio era decorato con diversi fiori lilla e gialli. Un dondolo affianco alla finestra e una piccola panca sull'altro lato. Tyler suonò il campanello e dopo pochi secondi apparve una figura femminile sulla soglia della porta. Una signora minuta, con i capelli completamente grigi raccolti in una coda bassa, gli occhi tondi e sottili, un vestito rosso e una sciarpa bianca sulle spalle. 

«Oh, il mio piccolino» disse avvicinandosi a Tyler e abbracciandolo. Tyler ricambiò l'abbraccio. 

«Ciao Mary. Come stai? Ti trovo bene». 

Si staccò dall'abbraccio «Per forza, a stare con quell'orso di Bob mi tocca rimanere vigile». 

A quella frase Tyler scoppiò a ridere. Poi Mary spostò lo sguardo su di me. 

«È lei la famosa ragazza che ti ha fatto perdere la testa?» gli disse prendendolo in giro. Allungai una mano verso di lei per presentarmi «Piacere sono Allie» 

«Oh cara, vieni qui». Si avvicinò e mi strinse in un abbraccio. 

«È un piacere conoscerti» 

«Il piacere è mio» dissirivolgendole un sorriso.

«Avanti entrate che altrimenti prendete freddo». Fece strada ed entrammo in casa. Era la tipica casa di montagna. Caminetto, divano in stoffa con una coperta in tartan sopra. La cucina completamente in legno scuro e un tavolo massiccio dellostesso colore della cucina. Era così confortevole.

Ci fece accomodare al tavolo della cucina e mise sui fornelli la caffetteria. 

«Bob è in casa?» le chiese Tyler. 

«Si, è nel fienile a tagliare la legna. Arriverà presto». Mary si sedette sulla sedia affianco a me e iniziò a guardare entrambi con un sorrisetto sulle labbra. «Allora! Da quanto state insieme?». 

Sorrisi e le risposi. «Un mese» 

«Siete proprio belli insieme. Se ripenso a quando conobbi Bob. Mamma mia! È passata una vita» 

«Da quanti anni siete insieme?» le chiesi curiosa. 

«Quarantanove anni. Non dirglielo ma ho dovuto portare davvero tanta pazienza» mi disse ironica. A quell'affermazione Tyler scoppiò a ridere. 

«Cosa hai da ridere tu! Con tutti gli uomini bisogna portare pazienza». Si voltò verso di me e mi prese la mano. 

«Cara anche con lui dovrai avere tanta pazienza». Mi avvicinai un po' di più a lei. 

«Lo so». Dalla mia bocca uscii un sorriso con una lieve risata. Mary mi seguii a ruota. Sapevo che Tyler mi aveva sentito e non rimasi sorpresa della sua reazione. 

«Ah sì?! Quindi sono impegnativo». Alle sue parole la mia risata continuò. Com'era permaloso. 

«È anche permaloso» dissi rivolta a Mary. 

«Si, tanto. Abituatici. Ogni volta che gli dici qualcosa se la prende» affermò lei. 

«Questo non è vero» disse Tyler tentando di difendersi. Mary gli lanciò un'occhiata. «Tu pensa che da piccolo quando rimaneva qui con noi, era una lotta continua. Nonpotevamo dirgli niente. Appena gli si diceva qualcosa si offendeva». 

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora