capitolo 5

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Il resto della mattinata passò veloce. Fuori la pioggia scendeva fitta, trasportata dal vento in ogni direzione. Non ascoltavo le lezioni con attenzione perché troppo impegnata a pensare a cosa chiedere a Julian una volta salita sulla sua auto. Maria era felice di sapere che Molly era al sicuro, e di rivedere il mi colore naturale di capelli tranne un ciuffo cremisi. Segno della mia impazienza. Non avevo detto a Maria della mia capacità di comprendere gli animali anche perché avevo già costatato che non mi credesse. E non volevo insistere convincendola a credere un qualcosa che riteneva impossibile. Finalmente suonò la campana della fine delle lezioni. Andai fuori verso il parcheggio. Fortunatamente aveva smesso di piovere e in cielo c'era uno splendido arcobaleno. Julian mi aspettava davanti alla sua macchina, appoggiato sul cofano anteriore. La carrozzeria era nera e così lucente che potevi benissimamente specchiarti su qualsiasi superficie. Julian non mi vide subito, era pensieroso con lo sguardo basso e faceva roteare le chiavi dell'auto nel dito.

Mi avvicinai a lui lievemente agitata. Salire sull'auto di uno sconosciuto non era tra le mie idee più geniali, contai sul fatto che Maria sapesse dove mi trovassi e soprattutto con chi, l'unica cosa che mi convinse ad accettare la proposta di seguirlo in auto, era quella di riabbracciare Molly. I cani avevano un sesto sento sulle persone, e se lei si fidava di lui, potevo farlo anch'io. Sfiorai lo sportello dell'auto con le dita. Il contatto mi fecce rabbrividire perché era piena di gocce d'acqua che, grazie alla luce del sole la facevano brillare.

< Bella macchina ... >

Esclamai, colpita da quell'auto fin troppo lussuosa. Julian si accorse della mia presenza e mi guardò perplesso. Piegò la testa di lato incerto poi la scosse. Si spostò dal cofano anteriore e aprì la macchina con il pulsante della chiave. Entrò e abbassò la cappotta il tutto in pochissimi minuti, quasi non vedesse l'ora di concludere quella situazione il più in fretta possibile. Mise le mani sul volante e mi osservò impaziente.

< Sì! Lo so ... Sali?>

Sentendo quella richiesta mi affrettai ad aprire lo sportello e mi sedetti con una certa velocità. I sedili erano piuttosto comodi e di colore beige. Non appena mi fui accomodata, mi allacciai la cintura con un certo imbarazzo, non ero abituata a salire in certe automobili, era così stranamente spaziosa.

< Non mi hai ancora detto il tuo nome>

Disse fissandomi con sguardo indagatore. Distolsi lo sguardo dall'interno dell'auto e lo guardai pensierosa. Realizzai solo in quel momento che aveva ragione io, sapevo il suo nome, ma a lui non avevo mai detto il mio.

< Arianna Green>

Risposi distrattamente guardandomi attorno nervosamente. Julian annuì, girò la chiave e mise in moto in un rombo scoppiettante, uscì dal parcheggio con una certa lentezza, forse per non graffiare la sua auto con le altre ancora ferme. Sentii gli sguardi sbalorditi delle ragazze e di alcuni ragazzi che mi osservavano andar via in auto con lui. In quel momento il ciuffo cremisi divenne verde chiaro per l'imbarazzo, sarei voluta diventare piccolissima e invisibile. Julian si accorse del mio disagio e, mentre usciva dal cancello della scuola, mi lanciò una rapida occhiata divertito.

< Ormai non sei più invisibile! Ti abituerai ... Se ho ragione potremo diventare anche amici!>.

Lo guardai storto alzando un sopracciglio incerta. Mi sembrava improbabile riuscire a diventare amici come sosteneva. Lui sorrise altezzoso, orgoglioso di ogni sua azione utile a non rendermi più invisibile a nessuno. Rimase attento alla guida con il suo sorriso da sbruffone stampato in faccia. Irritata dal suo commento distolsi lo sguardo dal suo viso e guardai la strada.

< Per quale motivo i tuoi capelli cambiano colore?>.

Chiese improvvisamente, dopo qualche istante di silenzio. Senza distogliere lo sguardo dalla strada. Ci pensai su qualche secondo poi decisi di risponderlo con assoluta naturalezza, dopotutto ormai conosceva le mie qualità particolari, tanto valeva rispondere alle sue domande senza fare troppe storie. Risposi senza distogliere lo sguardo dall'ambiente circostante.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora