capitolo 3

1.3K 59 3
                                    

I giorni successivi passarono tranquilli e sereni. Maria ed io seguivamo le lezioni con interesse e facevamo spesso i compiti assieme in biblioteca. In giro per i corridoi non vedevo molto il mio vicino d'armadietto la cosa non era affatto un problema, non mi preoccupavo perche non m'interessava niente di lui. Anzi era una fortuna non incocciarlo, perche la maggior parte delle volte o sbuffava o roteava gli occhi infastidito. Al contrario invece, vedevo spesso Marcus con la sua ragazza, la capo cheerleader, mentre si sbaciucchiavano appassionatamente in giro per la scuola, cosa che a volte mi disgustava parecchio, costringendomi a guardare altrove o cambiare strada per non assistere a scene così orrende. Ormai, tutte le volte che tornavo a casa dopo le lezioni, Molly non mi accoglieva più gioiosa come suo solito, si limitava a guardarmi e, successivamente, tornava dalla nonna imbronciata, con le orecchie basse e la coda immobile.

< Oh avanti! Non puoi tenermi il muso per sempre ... si ok sei un cane, però dai!>.

Esclamai spesso con enorme dispiacere ma lei non mi considerava minimamente. Le prendevo la pallina e gliela lanciavo, ma lei non la riportava si limitava a fissarla mentre rotolava per poi voltare il muso e andare verso qualsiasi altra direzione possibile. Le proposi più volte di andare al parco ma ogni volta sembrò ignorarmi.

Passò una settimana. Quel giorno mi alzai ancora assonnata. La mia stanza era illuminata da una grande finestra che dava sulla strada. Sotto di essa c'era una scrivania in legno di ciliegio, dove sopra era appoggiato il computer portatile. La sedia davanti era una di quelle girevoli, molto utile nel caso ci si annoiasse e non si sapesse cosa fare. Di fronte, posto lateralmente, era presente il mio letto, anche quello in legno di ciliegio, era molto comodo con delle belle coperte rosse con strisce rosa. Alzando la testa dal letto, vidi davanti a me la mia libreria personale, piena di libri e fumetti. Nel lato opposto alla scrivania, proprio affianco alla porta bianca d'ingresso, c'era il mio armadio a tre ante, in quella di destra ci mettevo la roba piegata, a sinistra invece, dentro le altre due ante, ci mettevo la roba appesa con le stampelle, vestiti, giacche e tutto ciò che, in teoria, era stato stirato. Sotto invece erano presenti due cassetti, dove riponevo la mia biancheria. Nella superficie esterna delle ante il mio riflesso, allo specchio, mi fissava. I capelli possedevano i loro comunissimi riflessi ramati, erano piuttosto spettinati ma, con mia grande gioia, erano tutti dello stesso colore. Mi sorrisi raggiante e felice per quella scoperta, non capitava spesso di avere solo ed esclusivamente il mio colore. Mentre mi alzavo e preparavo per la scuola, chiamai Molly nella speranza che venisse a farmi le feste, com'era suo solito fare.

< Molly! Cucciolina! >

Tentai con voce allegra ma non ottenni nessuna risposta. La chiamai altre tre volte ma, alla fine, mi arresi. Odiavo non avere le sue attenzioni e, soprattutto, sapere quanto fosse arrabbiata con me.

< Ok Molly ... oggi quando torno da scuola, ti porto al parco e cerchiamo quel ragazzo che ti piace tanto ... Gli chiedo se vuole essere adottato .... Ma solo se vieni qua ora! >

Gridai con esasperazione, facendo rimbombare la mia voce per tutta la casa. Ma ancora non mi diede risposta. La cosa mi sembrò alquanto strana e inusuale. Finii di prepararmi e scesi in cucina. La nonna era alle prese con i fornelli. Solo in quel momento mi accorsi di essermi alzata troppo presto.

< Nonna hai visto Molly per caso?>

< Controlla nella sua cuccia>

Seguii il suo consiglio. La sua cuccia era un cestino basso rivestito da un'ottima imbottitura rossa. Era in soggiorno, In un angolo, affianco al camino decorato con mattoni rossi. Di fronte c'era un bel divano a U rivestito, con un copridivano floreale, in un lato della stanza c'era una credenza con tutta la ceramica della nonna e qualche bomboniera. Un tavolo in legno era posto dietro al divano, al centro del soggiorno, sopra di esso c'erano due bei vasi di fiori colorati. A terra c'era un bellissimo tappeto africano, di tessuto spesso e graziosi disegni ricamati. Nel lato opposto alla credenza, invece, era appeso un bellissimo ritratto di famiglia: Mia madre seduta su una sedia, aveva me tra le braccia, quando ero molto piccola, con un sorriso appena accennato e qualche dente mancante, lei invece era così simile alla me del presente, con i capelli color mogano e gli occhi verdi che sorrideva radiosa affianco a mio padre, un uomo alto e magro, con i capelli neri e corti con qualche riflesso rosso, e gli occhi castani che guardavano mia madre come se mai avesse visto qualcuna di più bella. Dietro di loro c'erano i miei nonni paterni, la nonna aveva i capelli ancora rossi e tantissime rughe in meno, gli occhi castani brillavano sorridendo radiosa e felice accanto all'uomo della sua vita, era abbracciata a mio nonno, un uomo alto e corpulento, con i capelli grigi, gli occhi neri e la barba incolta dalla postura dava tanto l'aria di un generale dell'esercito, eppure nonostante l'aspetto severo e burbero, ricordavo fosse un uomo gentile e premuroso. Purtroppo era morto solo due anni prima, d'Infarto, aveva quindici anni in più rispetto alla nonna, e fu un dolore atroce per lei perderlo così improvvisamente, si era fatta coraggio solo per badare a me.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora