capitolo 22

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Aprii gli occhi. La foresta non era come me la ricordavo. Era più oscura e tetra. Non udivo ne gufi ne grilli. Il vento aveva cessato la sua danza. Le stelle erano state nascoste da nuvole oscure. Attorno a me regnava il silenzio più assoluto. mi misi a sedere. Il fuoco era spento. accanto a me Julian non c'era. sul suo sacco a pelo c'era solo la sua fidata spada. Lo cercai nel mezzo del bosco ma non lo trovavo. Mi misi in piedi. Quella situazione mi spaventava. Iniziai a tremare involontariamente. Mi cinsi con le braccia, per cercare di avere più calore possibile. Mi guardai attorno preoccupata.

< Julian?>

chiama. nessuna risposta. Deglutii. Mi sentivo sola e persa. Possibile che mi avesse lasciato li da sola e che se ne fosse andato senza dirmi niente? no! non avrebbe mai lasciato la sua spada e il sacco a pelo.. non poteva averlo fatto.... Mi inumidii le labbra. Improvvisamente erano divenute secche e ruvide. Il respiro si fece più veloce. Poi udì uno scricchiolio alla mai destra. a circa cinque metri di distanza. Era il rumore di un ramo schiacciato da qualcosa... o qualcuno. Fissai il punto da dove sapevo proveniva quel rumore. sgranai gli occhi , per cercare di non perdere di vista neanche un ombra. Il cuore accelerò i suoi battiti. Il respiro divenne più pesante e spezzato.

< Julian?>

chiesi, con voce tremante e titubante.

< no!>

disse una voce femminile. Una voce che conoscevo. Quella voce. Mi irrigidì e ogni muscolo del mio corpo si bloccò. Il cuore accelerò nuovamente, temetti potesse uscirmi dal petto. Deglutii. Non poteva essere...non lei...non quella donna.... e invece con mio terrore... Apparve affianco ad un albero. a circa cinque metri da me. Aveva il cappuccio nero che le nascondeva gli occhi. I capelli castano scuro le ricadevano nel petto morbidi. Il suo sorriso malvagio risplendeva attorno a tutto quel buio che ci circondava. Deglutii. Tremai ancora. Non volevo ma il mio corpo agiva per mente propria. Lei alzò la testa, che fino a poco prima teneva basso. Poi si tolse il cappuccio. E mostrò il suo viso. Gli stessi occhi verdi e spaventosi. sta volta non sembravano rossi come la volta del sogno. Ma quel verde era innaturale. Brillava di una luce malvagia. Una luce intensa e crudele. faceva paura. Vedendo la mia espressione rise. una risata malefica che riecheggiò per tutta la foresta

< sorpresa di vedermi Arianna?>

< dimmi chi sei ?>

alzò entrambe le sopracciglia sorpresa. rimanendo per un attimo basita da quella domanda. piegò la testa di lato. Poi il sorriso si dipinse nuovamente nel suo volto.

< oh...tua madre non ti ha mai parlato di me?... a quanto pare la nostra cara Armonia non amava condividere le sue vere origini con la sua cara famigliola felice>

disse le ultime due parole arricciando il naso disgustata. E assumendo un espressione di odio e disprezzo. Scosse la testa. assorta per un attimo nei suoi pensieri poi tornò a fissarmi.

< tu conoscevi mia madre?>

chiesi incredula. anche quella donna la conosceva. Perché? cosa la legava a lei? a quella donna così malvagia e crudele. Possibile che fosse come lei anche mia madre? rimasi ad osservarla in attesa di una risposta. si incupì a quella domanda. Assunse per un istante, un espressione nostalgica, poi, però, tornò nuovamente a fissarmi, con lo stesso sguardo di rancore e odio. Ma perché odiarmi? cosa mai potevo averli fatto? fino a poco tempo prima neanche conoscevo quel posto. E ora questa donna era difronte a me. Sorrise alla mia domanda. E alzò entrambe le sopracciglia.

< oh...io conoscevo bene tua madre... la conoscevo meglio di tutti>

< tu menti!>

gridai. senza pensarci. senza controllo. lei rise nuovamente. una risata fragorosa e malvagia. riecheggiò in tutto il bosco. che sembrava essere desolato e tetro. Cosa mai poteva volere da me quella donna? tutto quello che diceva mi creava rabbia. Lei scosse la testa divertita.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora