capitolo 20

1.2K 56 16
                                    

Julian tornò con la legna sotto braccio. La posò a terra , accanto a me,e la preparò per accendere il fuoco. Si mise in ginocchio. Lo osservai incuriosita. Ero rimasta seduta sopra il mio sacco a pelo come mi aveva chiesto.

< ora usi la magia?>

chiesi, fissando i rami e le sue mani. Poi lui mi guardò  mi sorrise. E scosse la testa

< no! Ci provo a mani nude, non si può vivere sempre con la magia no?>

disse facendo l'occhiolino, poi si mise a strofinare un legnetto sopra i tronchi. Mentre lui si concentrava, mi guardai attorno. Per osservare quella natura incontaminata. Il mio occhio fu catturato da una fodera lunga e in pelle nera, appoggiata sul suo sacco a pelo, posto da l'altra parte del fuoco. Piegai la testa di lato e la osservai incuriosita. Aveva una sorta di legaccio, sempre in pelle, per metterlo a tracolla. Lo avevo notato solo in quel momento. Ad una estremità era ricurvo, nell'altra Sporgeva un elsa brillante e scintillante. La osservai incredula. scossi la testa e mi rivolsi nuovamente a Julian, che era riuscito a far sollevare un filo di fumo dal fuoco.

< quella…non sarà mica quello che penso?>

chiesi sbalordita. Lui mi guardò senza capire. poi vedendo che indicavo con lo sguardo il suo sacco a  pelo, si girò e guardò a sua volta. Poi si rivolse di nuovo a me e mi sorrise compiaciuto.

< si esatto, è proprio una spada>

sgranai gli occhi e spalancai la bocca.

<  una spada? e che te ne fai?>

Rise, e contemporaneamente, il fuoco si accese scoppiettando. si allontanò di qualche centimetro, di scatto, sorpreso per quell'improvviso scoppio. Poi rendendosi conto che non era un reale pericolo. mi guardò e mi rispose.

<  secondo te a che servono le spade?>

< non mi dirai che la sai usare?>

chiesi incredula. Lui fece spallucce, si sedette a terra, distendendo una gamba . piegando l'altra e appoggiando il braccio nel ginocchio della gamba piegata.

<  ovvio che la so usare... senno come difenderei il mio regno?>

alzai un sopracciglio e lo guardai storto. Roteai gli occhi e lo risposi come se la cosa fosse palese.

<   usando le armi da fuoco forse?>

Rise. Stavolta più fragorosamente, mi guardò e scosse la testa. Lo guardai sempre più male corrugando la fronte. Cercò di tornar e in se, ma non riuscì a eliminar e quel sorrisetto beffardo.

<   oh qui non siamo nel Far west...  Qui sono state bandite le armi da fuoco. Prova a pensarci... come puoi sperare di uccidere o ferire una persona con un banale proiettile.. se lui potrebbe spedirla nuovamente a te con un semplice incantesimo del vento, oppure si creerebbe una barriera che impedirebbe ogni contatto con il proiettile.... Qui su Atlantide quelle sono banalissime armi, create per chi non sa usare la magia e non conosce altro modo per difendersi. no! Le spade sono le migliori amiche dei sovrani e dei cavalieri... Devi essere abile nel padroneggiarle,  devi saperle tenere ed usare, Non possono ritorcertela contro a meno che non ti disarmano, allora in quel caso la colpa e di chi aveva la spada in mano>

lo guardai incredula. Per me una proiettile era troppo veloce per riuscire a fermarlo, ma visto che non avevo vissuto su Atlantide, né conoscevo qualcosa, decisi di credergli. E abbassai lo sguardo. Un po’ offesa. Sentii i suoi occhi fissarmi, poi si alzò , prese il fodero della spada e me la diede. Lo guardai confusa. Le presi di mano il fodero con la spada, e lui si sedette nuovamente a terra di fronte a me. Alternando lo sguardo dalla spada a me sorridendo.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora