capitolo 17

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Era una tranquilla e soleggiata giornata d'autunno. Le foglie degli alberi cadevano soffici sui terreni erbosi. Qualche animale si preparava ad affrontare il rigido inverno. Ciò che c'era fuori dalla finestra era pacifico è bellissimo, era qualcosa che mi apparteneva. Ma purtroppo ero rinchiusa in quelle 4 mura scolastiche. Non avevo ascoltato una sola parola della lezione, ero incantata ad ammirare l'esterno, e il susseguirsi delle stagioni. Sospirai malinconica. La scuola era una noia. Finalmente sentii la bellissima campanella che segnava la fine delle lezioni . Balzai subito in piedi, come tutti gli altri compagni, E rimisi le miei cose nello zaino. Pronta a raggiungere l'armadietto per abbandonare tutto ciò che non mi serviva. Maria mi raggiunse immediatamente. Con un espressione raggiante

- Hey Aria.. ti va di andare a fare shopping oggi?-

la osservai per un attimo, piegando la testa di lato, e la sorrisi. Annuendo.

- ma si!... perché no?... Almeno passiamo un po' di tempo assieme -

sorrise felice e mi prese sottobraccio mentre ci dirigemmo fuori da scuola. Qualche ragazzo del secondo anno ci fissava con interesse, riconobbi Fabio, che non distoglieva gli occhi di dosso da Maria, sorrisi. Ero distratta, e andai a dare una spallata proprio al mio burbero e antipatico vicino d'Armadietto, tutto preso a parlare con Ambra. Mi fulminò con lo sguardo, facendomi rabbrividire per quella occhiata fredda e glaciale. scossi la testa per non pensarci...

Quando uscimmo. e arrivammo alla via dei negozi di roba più moderni e popolari, mi sorpresi nel vedere, a metà settimana, tutta quella folla di gente, che andava a destra e a sinistra, con buste e bustine in mano, alcuni sorridevano per i recenti acquisti, altri era infuriati, perché gli era stato rubato da sotto il naso l'acquisto che avevano adocchiato. Dovevano essere iniziati i saldi. Non mi ero accorta del tempo che passava così velocemente. scossi la testa, e avanzai a passo deciso, facendomi strada tra quella folla, che sembrava aumentare sempre di più, in maniera sproporzionata. Mi bloccai di scatto, per assicurarmi che Maria fosse accanto a me, infatti fu così e mi sorrise raggiante. contraccambiai. Ma qualcosa mi attirò. L'avevo intravisto con la coda dell'occhio... una macchia nera muoversi tra la folla. Mi voltai a destra e a sinistra, per trovarla. Poi Con mio terrore, non fu un semplice macchia nera, ma un vero e proprio mantello nero, sopra una donna castana e pericolosa. Con indosso un abito nero. La riconobbi subito. Era lei... come aveva fatto a seguirmi anche li? Era una creatura magica, lo sapevo, era l'unica cosa di cui ero certa... perché mi aveva seguito.? Era da l'altra parte della strada che mi osservava.

- ora basta!  -

dissi nervosa, con la voce non troppo alta. Ma Maria mi sentii lo stesso e si girò a guardarmi confusa. Scossi la testa, e decisi di attraversare quella strada affollata di macchine, che ora più che mai mi sembrava gigantesca. Attraversai senza guardare. Ero troppo concentrata su quella donna , che mi attendeva . Sorridendo con il suo classico sorriso maligno. Un rumore di clacson, mi fece distrarre dalla sua figura. Mi voltai di scatto. stavo per essere schiacciata da un BMV. Si frenò appena in tempo, guadagnandosi le mie manate sul cofano di davanti. Riconobbi l'autista. Che mi guardava sconcertato e furioso. Era Julian, accanto a lui C'era Ambra, che si aggiustava il trucco nello specchietto del passeggero. E non prestò la minima attenzione a chi aveva davanti. Cioè a me. Scossi la testa confusa, ma non potevo perdere altro tempo. Maria mi seguiva, e io stavo per raggiungere l'altro ciglio della strada. ma la donna misteriosa si girò di scatto e andò via. Velocizzai il passo e gli corsi dietro. La vidi fermarsi nuovamente. Al centro della folla. si girò lentamente verso di me. Mi sorrise. Un sorriso enigmatica, criptico, malvagio e crudele. alzò il cappuccio, con entrambe le mani. e vidi quei profondi occhi verdi iniettati di sangue. La vidi per la prima volta completa. Il naso alla francese, le labbra carnose, gli occhi accesi di una luce maniacale. La bocca increspata in uno strano sorriso. Aveva un aria stranamente famigliare... mi ricordava qualcuna che conoscevo, ma non riuscivo a capire chi potesse essere. La guardai sbalordita senza capire. scossi la testa e lei in risposta sorrise. E poi parlò. la voce sembrava rimbombarmi dentro la testa. Era crudele e fredda. c'era cattiveria in quella voce, era sibilante e viscida, C'era qualcosa sotto che non dava a vedere, o che cercava di nascondere inutilmente. Non sentivo la folla ma solo lei.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora