capitolo 4

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La mattina arrivò troppo presto. Mi alzai di malavoglia, sbuffando sonoramente, sollevai lo sguardo e lo posai sul mio riflesso di fronte a me, se lo specchio avesse avuto la voce, avrebbe sicuramente urlato terrorizzato. Avevo i capelli in disordine ed erano tutti neri con ciocche blu, non riuscivo a intravedere neanche una minima tonalità del mio colore naturale. Avevo le occhiaie dovute alle troppe lacrime della notte precedente. Mi preparai lentamente, con poco entusiasmo, senza badare troppo alla moda o agli abbinamenti giusti da fare, una volta pronta scesi in cucina. La televisione parlava di una tempesta in arrivo e che si sarebbero verificati possibili Blackout per tutta la giornata.

La nonna mi aveva preparato dei pancake con amorevole cura. Gli guardai disgustata, avevo la nausea e lo stomaco chiuso. Nonna mi osservava speranzosa, voleva che mangiassi qualcosa, per rimanere in forze. Lo feci solo perché lo avevo promesso a Maria la notte prima. Non mi andava di parlare e quando uscii da casa, le dissi solo un leggero e freddo <ciao>. Sentivo il suo sguardo dispiaciuto puntato sulla mia nuca, ma non mi girai a guardarla per rassicurarla, non ero in grado di farlo perché ero troppo dispiaciuta per Molly.

Durante il tragitto verso scuola, notai che il sole era coperto da nuvoloni grigi che oscuravano la giornata, rendendola cupa e tetra, proprio come il mio umore. Mi guardai con attenzione attorno cercando, sperando, di vedere Molly passeggiare distrattamente verso casa, invece, sfortunatamente non la vidi da nessuna parte. L'idea di una tempesta in arrivo mi rattristava maggiormente, perché pensavo a Molly fuori di casa, da sola al freddo, sperduta, impaurita e affamata. Trattenni le lacrime per non arrivare a scuola in condizioni pietose, permettendo alle persone che mi avrebbero visto, di fare congetture infondate. Arrivata al cancello Maria mi abbracciò forte.

< Ciao Aria! Sei distrutta, sembra quasi di tornare indietro nel tempo... mi dispiace... ma non preoccuparti la andiamo a cercare dopo scuola>.

Annuii con poco entusiasmo e tenni lo sguardo basso. Non avevo voglia di parlare, volevo solo che quella mattinata finisse presto così da poter cercare nuovamente Molly. Ci dirigemmo verso gli armadietti, il mio passo era lento e trascinato. Maria invece andava di corsa perché la sua lezione di arte stava per iniziare e l'aula si trovava dall'altra parte della scuola.

< Ci vediamo dopo a lezione di storia!>

Annuii nuovamente mentre lei scappava via, mi apprestavo a mettere la combinazione dell'armadietto per aprirlo e prendere i miei libri quando arrivò il mio vicino d'armadietto con il suo solito atteggiamento da sbruffone. Non avevo voglia di ascoltarlo, sentirlo o osservarlo minimamente, perciò lo ignorai passiva e frustrata.

< Hey straniera, svegliata male oggi? Uh nuovo look? Vuoi per caso imitare i miei capelli? >

Lo osservai distrattamente ma non tralasciai nessuna emozione. Aveva un sorriso beffardo e indicava con il dito i suoi capelli, ma notando il mio poco interessamento, il suo sorriso cessò all'istante. Sembrò diventare nervoso e sorpreso allo stesso tempo scoprendo che non riusciva a scatenarmi nessun tipo di reazione. Si guardò intorno incerto, passandosi una mano tra i capelli, poi sorrise nuovamente senza abbandonare la sua espressione sbruffona.

< Il gatto ti ha mangiato la lingua?>

Roteai gli occhi e lo ignorai concentrandomi sul mio armadietto mettendo distrattamente a posto ogni libro in attesa che la campana suonasse anche per me.

< Hey, non mi dirai che ti arrendi e non mi rispondi più con il tuo solito tono da sbruffona?>.

< Sei tu lo sbruffone non io>

Risposi con voce piatta e impassibile con una piccola punta di arroganza, le parole mi uscirono dalla bocca senza neanche accorgermene, spinte solamente dall'irritazione che mi suscitava. Lui, sentendomi parlare, sembrò illuminarsi, orgoglioso nel esser riuscito a farmi rispondere a tono, sorrise compiaciuto.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora