Prologo

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Atlantide è sempre stata considerata una leggenda, in realtà, essa esiste, ed è un continente molto vasto. È situata al centro dell'oceano Atlantico. È l'unica terra in cui è presente ancora la magia. In tempi antichi si pensò di bandire la magia per tenerla al sicuro da coloro che non sapevano, e non potevano, usarla. Per farlo fu circondata da una barriera protettiva invalicabile. Gli abitanti di Atlantide dispongono tutti di qualità particolari, tuttavia al di fuori del loro continente, e quindi della barriera, diventano dei semplici terrestri. Ovviamente possono farsi una famiglia e procreare al di fuori del proprio paese d'origine. E, Qual ora tornassero indietro nel proprio mondo, recupererebbero i loro poteri all'istante e, nel caso ne posseggano anche i figli, pure i loro si manifesterebbero solo all'interno di Atlantide.

Essa è molto ricca e sfarzosa. Possiede ogni meraviglia del mondo. Dalle piramidi ai monumenti colossali, persino le cascate gigantesche e tutte le altre meraviglie quasi soprannaturali. Questi edifici sono gli originali; Tutti gli altri, situati nell'intero pianeta, sono solo delle semplici imitazioni, ricreate per la loro magnificenza e per non dimenticare da dove tutto ebbe origine. Da Atlantide appunto.

Sono presenti anche animali mitologici, quali unicorni, draghi, orchi, cavalli alati e via dicendo. Tuttavia nessuna creatura magica potrebbe mai sopravvivere al di fuori di quel mondo poiché, attraverso adeguati incantesimi, gli Antichi Abitanti di Atlantide, che hanno creato la barriera protettiva, hanno anche impedito che nell'intero globo terrestre, ad eccezione del loro continente, qualcosa di magico potesse nascere e quindi sopravvivere. Atlantide ha sempre avuto al vertice del governo la città di diamante, poiché i sovrani di questo regno sono sempre stati ritenuti i più potenti e sapienti del continente, e a loro che spetta decidere chi far uscire o meno da Atlantide. Tutti i sovrani dei regni circostanti ripongono nella città di diamante la loro totale fiducia e spesso chiedono numerosi consigli e opinioni per aiutare il proprio regno a uscire da qualche difficile situazione.

Attualmente sono al trono Re Guglielmo e la Regina Esmeralda, entrambi originari della regione più magica del pianeta. Hanno due figli un maschio e una femmina. Entrambi dotati della conoscenza e sapienza del proprio regno e di quelli circostanti. Il principe, tuttavia, se pur vivendo nel lusso e nelle comodità, decise di imporsi sui suoi genitori, poiché la vita a corte sembrò esser diventata troppo banale e priva di vivacità e di divertimento per lui.

< Padre, madre io sono l'erede al trono del regno della conoscenza ... il che significa che ho delle responsabilità e ne sono consapevole! Tuttavia non posso vivere in questo regno quando la mia presenza non è necessaria. Voglio uscire da questo continente. Esplorare il pianeta. O comunque vivere come tutti i ragazzi della mia età che non devono pensare già al loro futuro come regnanti. Perciò spero che siate d'accordo con me e rispettiate la mia scelta! >

Esclamò con arroganza e decisione, fissando con insistenza i suoi genitori nell'imponente sala del trono del suo regno. La stanza era molto alta e luminosa, dal soffitto, acanto alle pareti, scendevano alcuni stendardi, finemente decorati, con ricamato sopra lo stemma di famiglia: Due leoni che proteggono un diamante, sopra di esso una corona per simboleggiare il rango d'appartenenza, e sotto di esso un libro per simboleggiare la conoscenza. Le enormi finestre permettevano l'ingresso della luce abbagliante del mattino, illuminando il viso dei presenti e mettendo in risalto le loro espressioni.

La regina, preoccupata dall'atteggiamento del figlio e contrariata dalle sue decisioni, fu la prima a parlare mantenendo un tono calmo che, tuttavia, tradiva una nota di preoccupazione.

< Non vorrai uscire dal regno? E dove andrai?>

< Madre non dovete temere! In questi anni sono stato allenato e cresciuto bene! So badare a me stesso... inoltre sarà utile per imparare a gestire da solo la mia autonomia!>.

Esclamò il principe con decisione, abbassando leggermente il capo sentendosi lievemente in colpa per aver deciso di abbandonare il suo regno di punto in bianco ma, nella sua mente, vagava l'idea che la sua presenza fosse ancora superflua e che, quindi, fosse meglio girare ed esplorare il mondo a piacimento per apprendere più cose e accrescere la propria cultura.

< D'accordo figlio mio! Ti lascerò andare... sappi solo che a volte qui sarà necessaria la tua presenza! Spero che qual ora ti chiamassimo tu faccia ritorno senza indugiare!>.

Disse il padre, con autorità e sicurezza, senza neanche vacillare o rattristarsi, rimanendo seduto sul suo trono lussureggiante. Esmeralda, sentendo quelle parole, si girò di scatto e fissò suo marito con incredulità, sgranando i suoi profondi occhi blu. Poi corrugò la fronte con indignazione, arrabbiandosi notevolmente per quella concessione datagli senza troppe difficoltà. Ma lui era il re e, dopotutto, era lui a fare le scelte importanti in quel regno, anche se si trattava di suo figlio. Perciò, per rispetto nei suoi confronti, non proferì altra parola.

< Vedremo Padre!>

Esclamò il figlio abbassando il capo come segno di ringraziamento, perché, finalmente, avrebbe potuto realizzare uno dei suoi tanti sogni. Quasi come se temesse un ripensamento, si voltò di scatto e uscì dalla sala del trono con passo svelto per poi, successivamente, percorrere le imponenti scale che conducevano all'ingresso del castello.

Il padre rimase seduto sul suo trono con sguardo vigile e attento, fissando il figlio mentre spariva, a poco a poco, dalla sua vista con la consapevolezza che, probabilmente, non l'avrebbe rivisto per parecchio tempo. La regina invece, mentre il figlio si allontanava da loro, si alzò in piedi, abbandonando di scatto il suo trono, per cercare di distogliere il principe da quell'assurda idea. Ma, sfortunatamente, non funzionò. Il ragazzo non si accorse di quell'improvviso movimento, non si accorse dello sguardo ansioso e supplichevole della madre. Il suo primogenito ottenne ciò che desiderava ormai da tempo, persino con il consenso dello stesso re e, sapeva per certo, non avrebbe mai concordato con quella decisione.

Il principe percorse, a grandi passi, l'enorme giardino del castello: Fatto interamente di mattoni e pianelle bianche, Circondato da alberi grandi e maestosi che regalavano al terreno della piacevole ombra. Al centro della piazza spiccava, nella sua magnificenza, una fontana di circa trenta metri di circonferenza, costituita da tre scintillanti ripiani. Da due angeli, posti sui due lati della fonte, Fuoriuscivano, dalla bocca, dei graziosi zampilli d'acqua cristallina e fresca. Al centro, sopra l'ultimo ripiano della sorgente, era raffigurata una fata a occhi chiusi e ali semiaperte, con le braccia spalancate e i palmi rivolti al cielo. Dalle piccole mani sgorgarono degli altri splendidi zampilli che regalavano a quel luogo, grazia allo scrosciare infinito dell'acqua, un'atmosfera calma e rilassante. Affianco alla fontana spiccava, in quel mondo apparentemente fermo nel medioevo, una splendida automobile moderna, sportiva e lussureggiante. Dipinta di un nero scintillante, il quale tettuccio poteva sparire e riapparire con il cambio delle stagioni, per donare refrigerio o calore a seconda del tempo che il mondo regalava. Il principe, senza guardarsi attorno, entrò nella sua macchina e fece ruggire, quasi immediatamente, il motore. Rimase, per alcuni secondi, ad osservare il suo regno che si spalancava davanti ai suoi occhi attraverso un gigantesco cancello dorato, per poi, successivamente, armeggiare con qualche pulsante posto alla sua destra. E, dopo qualche istante, che a lui parvero ore, l'intera automobile venne avvolta da un'intesa e calorosa luce accecante che lo inghiottì facendolo sparire interamente nel nulla.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora