capitolo 12

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Mi ritrovai circondata dal buoi. il buio più assoluto e oscuro. Una voce mi chiamava. Era bassa e tetra. Vedevo la sua bocca, ma solo la sua dentatura bianca e perfetta. sorrideva. una sorriso maligno e crudele.

< Arianna... Vieni>

disse, la voce tetra, bassa e oscura. Quasi un sussurro sibilante. Mi voltai da una parte e da l'altra, ma non c'era più nessuno. o almeno io non vedevo nessuno. Era tutto troppo buoi, troppo vuoto. ero dentro al nulla più assoluto. Mi toccai la testa. Mi stava facendo male, un male cane. ed io ero sola, sola ovunque fossi. solo e persa. non vedevo niente. Poi due occhi mi fecero sobbalzare. Erano identici a quelli di mia madre, solo che avevano qualcosa di diverso. Erano verdi, ma iniettati di sangue. sembravano quasi rossi. tremai e indietreggiai verso il nulla. Quegli occhi, facevano parte di una figura, incappucciata di fronte a me. sembrava una donna, con una veste lunga che le delineava bene il fisico. Aveva una mantella , con il cappuccio che le nascondeva il viso. Ma quegli occhi si vedevano chiaramente.

< vieni da me.. Arianna...>

disse ancora, allungando le mani verso la mia direzione, come in un abbraccio, ma il suo sguardo era freddo e rigido. aveva qualcosa di crudele e spaventoso. Indietreggiai ancora, anche se avevo paura del vuoto che mi circondava, non volevo cadere o farmi del male. ma non riuscì a fare altro che indietreggiare, e tremare. Tremavo forte e spaventata. quella figura si avvicinava sempre di più . Il tono più deciso e crudele. Il cuore mi iniziò a battere all'impazzata, il respiro era veloce e incontrollato. tremavo forte, come una foglia spostata dal vento. Deglutii. ma Si avvicinava ancora e ancora. Gli occhi sgranati. Sembrava il diavolo in persona. Mi portai una mano alla bocca incredula. Lei si avvicinava, e la sua figura divenne più grande più imponente. Ora mi superava, e mi sovrastava, erano solo mani giganti quanto me. e occhi enormi che mi osservavano crudeli. Mi prese stretta tra la sua presa. cercavo di divincolarmi ma non ci riuscì. Provai a muovermi, ma tutto era inutile. Mi strinse ancora forte, senza tregua. Mi stritolava ogni osso del corpo. E io gridavo e piangevo di paura. Poi la stretta fu più forte. e mi mancò il respirò. stavo soffocando sotto le sue mani. Gridai. gridai forte. fino a togliermi tutto il respiro che ancora avevo in corpo.

< NOOOOOOOOO!>

mi svegliai di soprassalto. E mi misi a sedere. ero sudata fradicia, il viso bagnato dalle lacrime. Mi guardai attorno, ero sotto le coperte del letto a baldacchino. Mi guardia attorno, era buio.. non sapevo dire che ore fossero. ma quelle ombre oscure della notte, mi facevano paura. mi sporsi verso il comodino e accesi la luce. quella grande. per illuminare tutta la stanza. Era vuota. Vuota come quando ero rientrata dal Tour. Vuota come quando mi ero messa a dormire.

Girare il castello era stato divertente. I giardini erano immensi e stupendi. Il verde padroneggiava ogni dove. Il castello aveva più di cento camere. Per non parlare delle stanze adibite ad utilizzi pubblici, come il salotto, o la sala da pranzo. Tutto immenso e rigorosamente di marmo bianco, con decorazione dorate e con diamanti. La ricchezza di quel posto era impressionante. Julian non era stato poi tanto odioso. anzi faceva battute e spiegava qualche aneddoto curioso su alcune stanze. Mi ero divertita. Avevo mangiato con lui, in una piccola sala da pranzo. Disse che non voleva vedere sua madre e sua sorella. Non ancora, e che avrebbe voluto un po' di compagnia, visto che ero presente. E non avrebbe lasciato che mi sbranassero di domande. inopportune. Tutto sommato era stato anche gentile. Quando ero tornata in camera, avevo chiamato mia nonna, per dirle che non sarei tornata a casa a dormire ,e che sarei andata da Maria, e intanto avvisai Maria della copertura. Lei non fu tanto d'accordo, nel sapere che ero in casa di Julian, ma si tranquillizzò quando le dissi che gli avrei spiegato tutto una volta che fossi tornata a casa.

Mi buttai nel letto. con le braccia spalancate. sospirando. chiusi gli occhi per un istante. Rividi quegli occhi rossi scrutarmi e aggredirmi. scossi la testa, per cercare di mandare via quei ricordi. Poi sentii un bussare alla porta. Che mi insospettì. Mi rimisi a sedere titubante. Temevo potesse essere quella misteriosa creatura.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora