capitolo 29

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cavalcammo tutto il giorno senza sosta. Ormai il sole stava per calare. ci saremmo trovati in mezzo  al nulla immersi nella notte. Ma non era sicuro. I cavalli erano stanchi. E anche noi risentivamo della stanchezza. Fortunatamente non ci trovammo molto distanti da Ghostfear.. almeno così diceva Julian.

< Dobbiamo cavalcare ancora per un po’ non manca molto>

sospirai. Sentì  Il respiro di belle affaticato. I cavalli non avrebbero retto ancora per molto senza riposare.

< dovevamo fermarci qualche volta!>

gridai . sperando mi sentisse. Julian in risposta si voltò a guardarmi e scosse la testa.

< non saremmo arrivati in tempo altrimenti.>

disse di rimando. Mi ammutolì e non dissi più niente.  Era cocciuto e testardo. Quando si metteva in testa qualcosa, nessuno riusciva a smuoverlo da quell'idea. o scelta.  Finalmente, con mia grande gioia, riuscì ad intravedere degli edifici in lontananza. Sembravano delle semplici case. Non erano circondate da mura . Ne si vedevano maestosi castelli  alle loro spalle. Era un semplice villaggio. O almeno così credetti. quando fummo all'ingresso della città  sgranai gli occhi incredula. L'intera città era in uno stato pietoso. sembrava quasi una città fantasma.  I materiali, con cui erano fatte le case, erano oscuri, tetri e malinconici. Mi bloccai all'istante a quella vista. E anche Julian fece altrettanto. Osservai ogni casa con paura e preoccupazione. C'erano alcuni alberi posti qua e la nella città. erano secchi, cupi, per niente rigogliosi...sembravano quasi malati. Guardai Julian terrorizzata e scossi la testa. Lui mi guardò e fece una smorfia dispiaciuta. come se avesse capito a pieno i miei pensieri e i miei timori.

< lo so!...ma non possiamo fare altro che fermarci qua per stanotte.>

  < sei impazzito? sembra un film dell'orrore.....>

 Fece spallucce. e cercò di farmi un sorriso rassicurante. ma nulla poteva smuovermi da quell'idea in quel momento. Poi fece un cenno della testa verso la citta.

<  andiamo...dobbiamo far riposare i cavalli...sono esausti>

Detto questo si incamminò a passo più tranquillo. Io lo seguii ma titubante. Più mi addentravo in quella città. Più tutto mi sembrava tetro è spaventoso.  E il calare del sole non aiutava affatto. Sentivo Freddo. Più che negli altri luoghi in cui ero stata. Vedevo Gli abitanti del villaggio aggirarsi furtivamente. e passare da una parte a l'altra insicuri. come se si aspettassero qualcuno che gli si parasse davanti e gli uccidesse, o derubasse all'istante. deglutii e tremai. Inconsciamente sentii un brivido di paura percorrermi lungo la schiena, fino a raggiungere la nuca.

< J-Julian!>

lo chiamai con voce tremante. senza perdere di vista le persone che erano nei paraggi. Lui si girò a guardarmi. Piegò la testa di lato.

< dimmi>

< d-dove vuoi andare?...s-sai già dove c-ci fermeremo?..>

annui deciso e sospirò rassegnato.

< si...Siamo quasi arrivati tranquilla>

Deglutii spaventata. continuavo a guardarmi alle spalle. temevo di vedere qualcuno saltarmi addosso e disarcionarmi all'istante. Per rubarmi Belle. Strinsi le redini ancora più forte. Le mie mani tremavano  e il mio cuore batteva a raffica. Quando Julian si fermò , sentì un improvviso sollievo e rasserenamento...Purtroppo durò poco. Scendemmo da cavallo. Julian si guardò attorno... vide un palo in legno. che intuii serviva per legare i cavalli. Sotto di esso, c'era un lungo recipiente in legno, pieno d'acqua. Julian Avanzò spedito e, come mi aspettavo,  legò le redini di Rudolf. Lo guardai sbigottita. piegai la test a di lato e sgranai gli occhi.

Le cronache di Atlantide: le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora