Prologo

4.6K 207 71
                                    

"Si prega a tutti i gentili passeggeri di allacciare le cinture per il decollo."

È questa la voce metallica che annuncia per tutto l'aereo che l'estate è appena cominciata e che presto mi ritroverò nella mia amata California, attrezzata di macchina fotografica per fare un milione di foto.

Mia sorella maggiore, Pepper, mi dà una gomitata per farmi tornare sul pianeta Terra. «Sei tanto emozionata?»

Lei alla notizia di andare in California è rimasta impassibile. Ha continuato a chattare con il suo ragazzo, come se la cosa non le facesse né caldo né freddo.

«Sì. È praticamente dall'altra parte del mondo. Quando ci capiterà più?»

Pepper sbuffa. «Io volevo rimanere in Inghilterra.»

Nello stesso momento in cui lo dice, l'aereo si inizia a muovere e ben presto stiamo sorvolando la città di Londra.

«Troppo tardi.» le dico sorridendo.

Pepper ridacchia, poi mi dà un buffetto sulla testa. «Smettila di comportarti come se avessi tre anni, Cara. Ne hai diciassette.»

«Tra due mesi diciotto.» la correggo, provando a non far vedere quanto mi dia fastidio quando fa così.

Solo perché ha due anni di me non significa che mi deve correggere come se fosse mia madre.

Proprio quest'ultima, seduta alla fila di dietro, allunga la mano e la picchietta sulla mia spalla.

«Che c'è?»

«Cercate di dormire un po'.» risponde mio padre. «Quando arriveremo lì sarà mattino e inizieremo subito il nostro viaggio on the road.»

Non rispondo, anzi, chiedo l'unica cosa che mi interessa sul serio. «Ma andremo al parco nazionale di Yosemite, vero?»

Pepper si porta una mano sulla faccia. «Possibile che pensi solo a questo?»

Le lancio un'occhiataccia. «Scusami se amo la natura e la California.»

Intanto noto le hostess fermarsi a parlare con tutti i passeggeri, in genere lo fanno per dare da bere o mangiare, ma non c'è nessun carrello vicino a loro.

«Non accetto le scuse.» risponde mia sorella e si mette le cuffie, probabilmente per non ascoltarmi.

Nonostante litighiamo molto, infondo ci vogliamo bene. Ma proprio infondo.

Un hostess con i capelli castani legati in uno chignon, un vestito verde e delle calze nere, con le scarpe dell'ennesimo colore; si ferma tra nostra fila e quella dei miei genitori.

«Purtroppo abbiamo avuto un'imprevisto, l'aereo non atterrerà a Los Angeles.»

In questo momento invidio mia sorella, che con le cuffie ancora non ha sentito niente.

«Che cosa?» chiede mia madre sconvolta.

L'hostess la guarda mortificata. «Non abbiamo abbastanza carburante, per cui ci fermeremo a New York. Verrà prenotato il volo per Los Angeles per voi in più fretta possibile, probabilmente avrete i biglietti per il volo di domani.»

Il vicino dei miei genitori la guarda inarcando un sopracciglio. «Probabilmente? Non lo sa che sta rovinando una vacanza a tutti quelli qui dentro? E non sapete neanche quando ci farete avere i biglietti per il prossimo volo?»

Mio padre annuisce, d'accordo con il signore. «Già, è incredibile.»

L'hostess li guarda, sussurrando tali parole: «Mi dispiace, ma non dipende da me.»

Poi cammina più avanti e dà la notizia ai sedili più dietro.

Il signore che ha sclerato con i miei genitori, si gira verso la sua famiglia. «Hai sentito, Felix? Niente California.»

Un ragazzo che avrà più o meno la mia età, con un bellissimo piecing nero al labbro, sbuffa.

«Quindi si ritorna a casa prima?»

Probabilmente la moglie del signore risponde al figlio, perché nessun altro gli risponde.

Io guardo preoccupata i miei genitori.

«Niente Yosemite?» chiedo in un sussurro.

Il signore di prima mi guarda sorridendo. «Un'amante della natura, eh?»

Io faccio spallucce, girandomi verso di lui. «Ho visto le foto e sembra uno dei posti più belli del mondo.»

«Oh lo è.» annuisce, poi guarda i miei genitori e allunga la mano. «Io sono Philip.»

«Io mi chiamo Luis, lei è mia moglie Trina e queste sono Pepper e Cara.» risponde mio padre stringendogli la mano.

Almeno non ci stiamo deprimendo.

Vorrei anche chiamare la mia migliore amica per dirle di questa disavventura, ma non posso levare l'uso aereo dal telefono.

«Felix, perché non ti presenti?» Philip si gira verso suo figlio, ma lo trova con le cuffiette alle orecchie.

Si gira di nuovo verso i miei genitori. «Scusatelo, è nel suo mondo.»

I miei lo rassicurano dicendo che anche Pepper è così, ed io facendo finta di ascoltarli, guardò meglio Felix.

Ha i capelli biondi con alcune ciocche più scure, il ciuffo spettinato portato all'indietro. Gli occhi sono azzurri, un azzurro cristallino, come il mare.
Da come è seduto sembra alto e già da qui posso dire che è muscoloso.

Poi, mentre io mi prendo altri secondi per osservarlo, lui alza gli occhi su di me.

Io divento rossa per l'imbarazzo: mi ha appena beccato ad osservarlo.

Accenna un sorriso, ricambia il mio sguardo per un paio di secondi, poi lo riporta sul cellulare.

Io mi giro verso il mio posto, apro le cuffiette e le attacco al piccolo televisore attaccato al sediolino di davanti.

Seleziono il primo film che capita, provando a non pensare al bel ragazzo che mi ha sorriso a due sedili dietro.

Inutile dire che, per tutta la durata del viaggio, ho uno stupido sorriso sulla faccia.

Se avete gradito questo capitolo, vi chiedo gentilmente di lasciare un voto. Grazie a chi lo ha fatto e chi lo farà, lo apprezzo davvero tanto. ❤️

The journey of my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora