Capitolo 73

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<Beh, visto che ormai mio padre ti ha visto, ti va di fare colazione?> chiedo a Logan, che risponde con un sorriso strafottente.

<Lo sai che non intendevo in quel senso, deficiente!> gli dico scoppiando a ridere.

<Almeno ti ho fatto ridere, comunque con piacere> ribatte.

<Prima dovrei vestirmi però> gli ricordo.

<Fai con calma> risponde, sedendosi sul mio letto come per dire "cambiati e andiamo".

<Se pensi che mi cambierò davanti a te sei pazzo>

<E dai, abbiamo pure fatto la doccia insieme> dice Logan come un bambino lagnoso.

<Facciamo così, tu ti giri mentre mi cambio l'intimo, poi puoi guardare> dico esasperata, come se parlassi a un bambino più che al mio ragazzo.

<Va bene> mi dice, rivolgendosi al muro.

Non mi fido della sua onestà quindi mi cambio gli slip con ancora l'accappatoio addosso, girata verso il mio armadio, poi tolgo l'accappatoio per cambiare il reggiseno, ancora umido dalla doccia. Do le spalle a Logan ma mi sento osservata quindi lo guardo da oltre la spalla e lo vedo che mi osserva.

<EHI! Imbroglione!> lo accuso lanciandogli la prima cosa che mi viene in mano, ma mi rendo conto troppo tardi che si tratta del reggiseno sportivo che avevo mentre facevamo la doccia.

<Immaginavo questa scena leggermente differente> mi dice con un sorriso che non riesco a decifrare.

Alzo gli occhi al cielo, ma non ribatto e mi metto il reggiseno, per poi girarmi verso di lui e continuare a vestirmi.

<Sei bellissima> mi dice di punto in bianco, cosa che mi fa arrossire.

<Neanche tu sei niente male> ribatto, cercando di non fargli notare le mie guance rosee.

Una volta pronta, dico <Allora, ti vanno dei pancakes?> allungando una mano verso di lui come se volessi chiedergli un ballo.

<Se li cucini tu, potrei sposarti, è la mia colazione preferita> ribatte, prendendo la mia mano, ma prima di uscire dalla mia stanza aggiunge <Non sei capace di nascondere l'imbarazzo, quindi ti dirò che sei bellissima finchè non sarà che un fatto e accetterai di esserlo> quindi apre la porta e ci ritroviamo mio padre davanti.

<Signor Collins, so che non è stato esattamente il primo incontro migliore, ma voglio che sappia che rispetto sua figlia, è coraggiosa, forte, bellissima e intelligente, l'ha cresciuta benissimo> dice Logan, lasciando mio padre un attimo impettito.

<Beh ha fatto tutto da sola- ribatte sorridendomi- Come hai detto di chiamarti?>

<Non l'ho detto, signore, sono Logan, Logan Matthews, piacere di conoscerla> continua Logan, tentando una stretta di mano, che stranamente mio padre gli concede.

<Non ti dirò di trattarla bene, perchè Ley sa come fare male quindi sarebbe inutile da parte mia. Ma se le fai del male, ti ammazzo, okay?>  lo minaccia e vedo che la mano di Logan sta diventando bianca, segno che mio padre gliela sta stritolando, quindi decido di intervenire.

<Va bene, pa'. Credo sia abbastanza per il primo incontro, non pensi? Noi volevamo fare colazione, vuoi dei pancake?> dico, spezzando la loro stretta di mano.

<No, vado a dormire un po', ma grazie Ley>

<IO NE VOGLIO LEY> urla Gian dalla sua camera.

<ALLORA SCENDI SOTTO FRA POCO> gli urlo in risposta.

<Beh buona colazione allora> dice mio padre, per poi andare in camera sua senza salutare Logan.

<Mi sembra sia andata bene tutto sommato> commento.

<A parte che mi stava per rompere una mano, sì, diciamo tutto bene>

<Ho notato, e non sarebbe stato bello quando avresti raccontato che io ti ho rotto un braccio e mio padre una mano.. quindi prego per non averti fatto rompere qualcos'altro> gli dico, per poi prenderlo per mano e andare giù in cucina.

Prendo un grembiule, perchè in cucina mi sporco sempre e non voglio dovere andare a cambiarmi.

Preparo gli ingredienti e mi metto a lavoro, fortunatamente abbiamo tutto ciò che serve in casa.
Quando cucino mi devo isolare, come se non esistesse altro nella mia mente se non la ricetta che devo seguire.
Quindi quasi mi spavento quando mi giro e trovo Logan seduto nel tavolo della cucina che mi osserva.
<Sembri felice quando cucini> mi dice.
<Oh ehm mi distraggo quando cucino, scusa>
<Perchè ti scusi?> mi chiede.
<Beh perchè... non lo so perché>
<Non dovresti scusarti per una cosa che ti rende felice>

Nel frattempo metto i pancake in tre piatti e noto che Gian non è ancora arrivato.

<Vado a chiamare Gian> dico mentre mi dirigo verso le scale.
Quando arrivo davanti camera sua, la porta è chiusa, quindi busso (non voglio vedere qualcosa che mi traumatizzerebbe a vita, non si sa mai)

<Gian, sono Ley, sono venuta a dirti che i pancake sono pronti> gli dico attraverso la porta, ma non faccio in tempo a finire la frase che lui apre la porta e mi tira dentro per poi richiudere la porta dietro di me.

<Quindi mi hai ascoltato per una volta! Ne avevi bisogno, Ley! Poi quella scenata con papà, stratosferico!! Dai, racconta!> sembra un esagitato.

<Gian ma ti che diamine stai parlando?>

<Ma di Logan! Sei andata fino in fondo?> mi chiede come se fosse una pettegola di paese.

<GIAN!> lo richiamo dandogli uno schiaffo sul braccio.

Fear of what comes nextDove le storie prendono vita. Scoprilo ora