Mosse il braccio – o quello che sembrava un braccio, visto che non ne vedevo i contorni – e mi scaraventò a terra. All'improvviso, mi balenò davanti agli occhi la scena in cui, da piccola, correndo, ero caduta e mi ero fatta male alla caviglia. Era come se stessi rivedendo quell'immagine dalla prospettiva di un'altra persona.
Mi riscossi da quello strano ricordo e mi resi conto che, fortunatamente, non avevo perso la pistola, così sparai un colpo. Quell'essere sembrò non accorgersene nemmeno, anzi, avanzò come se nulla fosse. Sparai un altro colpo e iniziai a correre.
Cadendo mi ero fatta male alla caviglia, ma non ci pensavo nemmeno a fermarmi, anche perché sentivo dietro di me i suoi passi, calmi e misurati in confronto ai miei. Come un predatore che insegue una preda facile, per la quale non c'è bisogno di scomodarsi più di tanto. Ad un certo punto, come succedeva sempre alle ragazzine goffe di tutti i film, inciampai e caddi, finendo gambe all'aria. Era dietro di me, lo sentivo, ma non potevo credere che stesse succedendo davvero. Percepii lo spostamento d'aria che precedeva il colpo e, inaspettatamente, mi voltai. Non so perché lo feci, in genere in queste situazioni si tende a chiudere gli occhi e a ripararsi, ma io mi comportai nell'esatto contrario. Lo fissai, e all'improvviso mi sentii gli occhi bruciare. Lui si fermò, come bloccato da fili invisibili, e scomparve. Rimasi scioccata per un istante, uno solo, ma subito dopo scappai. Di certo non avrei aspettato che tornasse a prendermi. Mentre scappavo, udii come un'imprecazione, ma non mi fermai a controllare.
Non so come feci ad arrivare a casa, ma quando entrai chiusi la porta e incastrai una sedia sotto la maniglia. Ovviamente non sarebbe bastato a fermare quell'ammasso di oscurità, ma mi rendeva un po' più tranquilla. Sapevo di dover informare qualcuno dell'accaduto, ma chi mai mi avrebbe creduta? Nonostante fossi una detective, sapevo che se fossi andata in giro a raccontare di essere stata attaccata da un invulnerabile essere d'ombra, tutti mi avrebbero dato della pazza. Brividi di freddo mi assalirono, e corsi ad infilarmi sotto la doccia, per cercare di calmarmi un po'.
"Forse era qualcuno che voleva fare uno scherzo", pensai, ma poi ricordai di avergli sparato e che nessuno, neanche una persona con un giubbotto antiproiettile, non avrebbe fatto neanche una piega dopo aver ricevuto due colpi in pieno petto. Cercai di distrarmi e mi resi conto che il dolore alla caviglia era sparito. La controllai, tastando il punto dal quale ricordavo provenisse il dolore, ma niente. Era come se non mi fossi mai fatta male. Mi sembrava d'impazzire. Uscii dalla doccia e andai subito a letto, ma, come previsto, riuscii a dormire poco e niente, pensando e ripensando a quegli spaventosi occhi rossi.
Il mattino seguente avevo un gran mal di testa, così presi un'aspirina e andai in centrale. Durante tutto il tragitto, cercai di non pensare alla notte precedente, ma era difficile dimenticare una cosa del genere. Parcheggiai e salutai Rose, che stava arrivando proprio in quel momento.
<Ciao> ricambiò. <Mamma mia che faccia>
<Grazie Rose, anche io ti vedo bene> scherzai.
<Sul serio, cos'hai? Sembra che tu non abbia chiuso occhio>
<No, ho dormito. È solo che mi sono alzata con un forte mal di testa>
<Fatto baldoria ieri notte?> mi chiese, alzando e abbassando le sopracciglia.
<Baldoria? Si, come no. Ero così stanca che non ricordo neanche come sono arrivata a casa>. Dovevo cercare di apparire normale, per non farla insospettire, ma non era facile, visto che ad ogni rumore mi salivano i nervi a fior di pelle. Mi guardavo intorno continuamente, cercando di cogliere un segno della presenza di quell'essere. Rose mi parlava e mi sembrava di non sentirla nemmeno, finché non mi diede un pizzicotto ed io mi riscossi.
<Cavolo Sam, hai davvero passato una nottataccia> disse preoccupata, ma poi sorrise. <Su, su, un "buon caffè" ti aiuterà un po'> disse mimando le virgolette per buon caffè.
Scoppiai a ridere, cercando di concentrarmi e arrivammo in ufficio, anche se forse avremmo fatto meglio a non entrare. Il caos regnava sovrano: il capo che dava ordini a destra e a sinistra sbracciandosi da una sedia, agenti che schizzavano per la stanza come tante api operaie, cercando di eseguirli.
<Capo, che succede?> chiese Rose.
<Era ora che arrivaste. Sono arrivate dieci chiamate denunciando la presenza di altrettanti cadaveri> esclamò
<Dieci cadaveri?!> ero scioccata.
<Si. Tutti in posti diversi, ma che hanno subito la stessa fine: sono stati decapitati. Non avevano nessun apparente legame. Da un anziano di ottantacinque anni che passeggiava con il cane ad una ragazzina di diciassette che tornava a casa dalla discoteca. Sembrano essere stati uccisi dalla stessa persona, ma i tempi non coincidono. Sono stati trovati tutti in posti lontani l'uno dall'altro, e in una notte nessuno sarebbe riuscito a percorrere tutta quella strada. Non c'era proprio il tempo materiale. Senza contare il fatto che qualcuno si sarebbe pur dovuto accorgere di una persona che andava in giro a decapitare la gente>
<Dannazione! E ora i corpi dove sono?> domandò Rose.
<Li stanno portando qui. Ma vorrei che voi due andaste a dare un'occhiata alle scene del crimine>
<Certo> dissi. Ci dividemmo le zone, cinque a testa, e andammo ad esaminarle.
La prima scena si trovava a Limehouse. Parlai con un agente, che mi mostrò la foto di una ragazza dai ricci rossi e dal volto coperto di lentiggini e mi spiegò i dettagli: Martina Ribble, 28 anni, decapitata mentre tornava dal bar in cui lavorava. Non presentava nessun segno, niente che potesse far pensare ad un tentativo di difesa, come se non avesse neanche visto arrivare l'aggressore. La testa era stata tagliata di netto, un taglio pulito come se l'assassino fosse molto esperto. Inoltre, sulla scena non c'era nessuna traccia che potesse condurci a qualche sospettato. Stesso modus operandi per le altre vittime. Era impossibile lavorare senza prove. Ultimamente stava andando tutto storto: corpi che sparivano, assassini che non lasciavano tracce. Tornai in centrale e mentre entravo, le famiglie delle vittime, tutte in lacrime e abbattute, uscivano.
<Non ci credo che l'abbiano decapitata> singhiozzava una donna riferendosi al marito, anche lui con le lacrime agli occhi. Mi venne la pelle d'oca, pensando al dolore che dovevano provare, e mi diressi verso Rose, che mi aspettava alla mia scrivania.
<Trovato niente?> le chiesi.
<No> rispose spossata. <Tu?>
<Neanche>.
<Non dovrebbero più trasmettere certi programmi in tv, danno la possibilità agli assassini di affinare la propria tecnica>
<L'assassino> dissi quasi senza accorgermene.
<Cosa? Credi che sia una persona sola? Ma non sarebbe...>
<Materialmente possibile. Si, lo so> la interruppi. <Ma come spieghi che le vittime – tutte quelle delle scene in cui sono stata io, almeno – presentassero lo stesso identico taglio netto? È improbabile che due persone abbiano esattamente la stessa tecnica. La stessa mano> continuai.
<Lo so, è strano, ma non può essere spiegato in nessun altro modo>
<Sarà. Ma qualcosa non mi convince. Ora vado a casa, studierò un po' i fascicoli dei casi per vedere se ci è sfuggito qualcosa. Ci vediamo domani> la salutai.
<A domani>
Salii in macchina e feci retromarcia, immettendomi sulla strada principale. Cosa stava succedendo in città? Dieci cadaveri in una sola notte era una cosa assurda. Mai visto niente del genere. Com'era possibile che...ma qualcosa interruppe i miei pensieri. Forse un po' più di qualcosa, visto che scaraventò la mia macchina contro il muro di un edificio abbandonato. L'auto ricadde a terra e sbattei la testa contro il volante. Sentii il sangue scendermi lungo la fronte, la testa che scoppiava. Qualcuno mi tirò fuori dall'abitacolo e mi gettò a terra. Avevo la vista appannata e non riuscivo ad identificare l'assalitore, ma, in cuor mio, sapevo di chi si trattasse. Vedevo solo un'ombra indistinta, ma gli occhi...quelli si che li vedevo: due grosse cavità rosso acceso.
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L'Angelo Perduto
FantasiSamantha Della Torre è una detective di Scotland Yard che vive una vita tranquilla, divisa tra casa, lavoro e qualche uscita con la sua migliore amica. Strani omicidi iniziano, però, a verificarsi in città. Quando viene attaccata da un essere mai vi...