Parte 20

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<Mamma!> esclamò Marcus correndo a soccorrerla.

Dovevo ancora abituarmi alla questione dell'età, e sentire Marcus chiamare "mamma" una ragazza che sembrava più giovane di me, mi lasciò un po' inebetita. Vedendo Marcus preoccupato, mi ripresi e corsi in cucina a prendere un po' d'acqua. Aprii le ante del mobiletto sopra il lavello e trovai dei bicchieri di vetro. 

Ne presi uno, lo riempii e tornai in soggiorno. La ragazza era adagiata sul divano più grande, con la testa sulle cosce di Marcus. Infilai le dita nell'acqua e gliela schizzai leggermente sul viso. Dopo qualche piccola smorfia, aprì gli occhi, guardandosi intorno spaventata. Quando mi vide, si ritrasse istintivamente e io mi allontanai mettendo in mostra le mani, per farle capire che non avessi intenzione di farle del male. 

Qualcosa passò nel suo sguardo, come se, finalmente, l'ultimo tassello fosse andato al suo posto e fosse riuscita a risolvere un puzzle incompleto. I suoi occhi divennero tristi e delle lacrime iniziarono lentamente a rigarle il viso. Io e Marcus ci guardammo confusi, non sapendo spiegarci quella reazione.

<Scusatemi> disse asciugandosi il volto, ma i suoi occhi sembravamo non voler smettere di piangere. Quando riuscì a riprendersi, si schiarì la voce e mi guardò. Era una ragazza molto carina, con i capelli color miele e gli occhi di un verde chiarissimo. Il viso ovale, da bambina, la rendeva tremendamente dolce.

<Mamma, cosa succede?> le chiese Marcus.

<Voi due, come vi siete conosciuti?> fece la ragazza senza rispondere alla domanda del figlio.

<Ero andato da Liam per dagli il fascicolo su un custode e lei era lì con lui. Ci siamo conosciuti e siamo diventati amici> spiegò Marcus.

<Chi sei?> mi chiese la ragazza, ma poi sorrise leggermente. <Pretendo di sapere il nome di una persona senza prima essermi presentata io stessa. Piacere, mi chiamo Sophie, e come avrai capito sono la madre di Marcus> disse porgendomi una mano.

<Samantha> risposi stringendola. Notai un piccolo sobbalzo quando sentì il mio nome, ma non le chiesi spiegazioni. <E per quanto riguarda la sua precedente domanda, non so cosa risponderle>. Marcus mi guardò scioccato, ma sentivo di potermi fidare di quella ragazza.

<Non conosci il nome dei tuoi genitori?> mi chiese.

<I miei genitori sono Silvia e Fabrizio Della Torre, ma non è il loro nome che lei vuole sapere> dissi, guardandola negli occhi. <Non ho idea di chi siano i miei genitori biologici. Fino a qualche mese fa, non sapevo nemmeno di essere un angelo> ammisi.

Lei mi guardò triste e poi parlò.

< C'è sempre stato qualcosa che non mi quadrava nel suo racconto, ma ora ho la prova vivente del fatto che mi mentì quella notte di venticinque anni fa> disse Sophie in tono serio.

<A chi ti riferisci, mamma?> le chiese Marcus.

<Venticinque anni fa> iniziò a raccontare. <Tradii la mia migliore amica senza neanche saperlo> disse abbassando lo sguardo. <Eravamo amiche sin da bambine, una di quelle amicizie che si hanno una sola volta nella vita. Eravamo praticamente sorelle, io e Dana> si alzò, come se non sopportasse di stare seduta, e iniziò a camminare per la stanza. <Arrivato il momento di scegliere il lavoro che avremmo svolto, lei scelse di diventare un angelo custode, mentre io presi la strada dell'insegnamento. Nonostante entrambe fossimo molto occupate, riuscivamo a vederci almeno una volta alla settimana, per tenerci sempre aggiornate, e ci riuscimmo per i primi due anni. A quell'epoca io ero già sposata con tuo padre e tu avevi solo qualche mese> disse voltandosi verso il figlio <mentre Dana non voleva stare con nessuno, nonostante avesse diversi pretendenti. Era un tale spirito libero> disse sorridendo. <Iniziai a vedere dei cambiamenti in lei. All'inizio era preoccupata - mi confessò di sentirsi spesso osservata -, così le consigliai di fare rapporto, ma lei rifiutò dicendo che poteva trattarsi solo della sua immaginazione. Dopo avermi raccontato di questi episodi, però, non ci vedemmo per quattro mesi – uno degli umani del quale si prendeva cura aveva dei grossi problemi -, ma continuammo a sentirci tramite dei messaggi. Quando finalmente la rividi, mi accorsi subito che c'era qualcosa di diverso in lei. Aveva le guance rosee, gli occhi che brillavano e un sorriso sempre stampato in faccia. Mi disse di essersi innamorata di un ragazzo. Non volle dirmi di chi si trattasse, ma pensai che le sua reticenza dipendesse dal fatto che fosse un umano, visto che non ci è concesso innamorarci di loro>

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora