Parte 13

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Era passata più di una settimana da quando avevo visto sia Liam che Marcus, e nessuno dei due si era fatto minimamente sentire. Iniziavo un po' a preoccuparmi. Anche dell'uscita con Claire non se n'era fatto più nulla, perché le erano sopraggiunti degli impegni improvvisi. Io, comunque, non ero rimasta con le mani in mano.

Mi ero allenata duramente, ed ero riuscita non solo ad aumentare la stabilità dell'energia angelica, ma anche a dividere la potenza su due diversi punti. Su questo, però, dovevo ancora migliorare. Dopo essere tornata dal lavoro, e dopo essermi allenata ancora un po', mi ero stesa sul divano, dov'ero tuttora, a guardare dei vecchi episodi di "The Big Bang Theory".

Amavo quel telefilm, tuttavia, avere venticinque anni ed essere a casa a guardare la tv di venerdì sera, la diceva lunga sulla mia vita sociale. A parte Rose non avevo molti amici a Londra, se non si contavano i colleghi di lavoro - anche se con loro non mi capitava di uscire spesso-, e da quando Rose non c'era più la mia vita sociale era diventata una triste linea retta.

A peggiorare il mio umore, quella mattina il capo ci aveva dato una notizia spiacevole. Beh, diciamo che poteva essere vista sia in maniera positiva che in maniera negativa. Il capo ci aveva informate che, non essendo riuscite a risolvere i casi dei corpi scomparsi, tutto quanto sarebbe passato nelle mani dell'MI6. Il lato negativo, era che l'MI6 ci considerasse degli incapaci, quello positivo, invece, era che quando anche loro non fossero arrivati a nulla, si sarebbero dovuti ricredere.

Mi sentivo in colpa a non poter far niente per risolvere la questione, ma come avrei fatto a spiegargli che i corpi scomparsi fossero di alcuni angeli custodi e i loro assassini, invece, dei demoni dall'aspetto terrificante? Mentre rimuginavo un po' sull'accaduto, il telefono iniziò a vibrare.

<Ciao Claire> risposi un po' sorpresa.

<Ciao Sam, disturbo?> chiese.

<No, dimmi pure>

<Visto che la settimana scorsa non siamo riuscite ad uscire nuovamente per causa mia, ti andrebbe se passassi da casa tua? Porto le birre>

<Oh! Che sorpresa. Certo, vieni pure> risposi, dandole il mio indirizzo.

<Grande! Sarò lì tra una ventina di minuti. A fra poco>

<A fra poco> la salutai.

Nonostante il mio pigiama fosse comodissimo, decisi di andare a mettere qualcosa di più adeguato. Presi dei jeans grigi, e ci abbinai un maglioncino leggero azzurro. Avevo appena finito di sistemarmi i capelli che suonarono al citofono.

<Sono Claire> disse quando risposi.

<Quinto piano porta a destra>

Claire entrò tutta sorridente, tenendo una confezione da sei lattine di birra. <Carino!> disse dando un'occhiata al salotto. Dopo averle fatto vedere il resto della casa, ci accomodammo al tavolo della cucina. Guardava spesso verso la finestra, e sospettai che soffrisse di vertigini. Anche mio fratello Michael aveva paura dell'altezza, e cercava sempre di tenersi più lontano possibile dalle finestre.

<Ci siamo tolte un bel peso lasciando i casi all'MI6, vero?> commentò aprendo due lattine e passandomene una.

<Si, anche se non credo che loro arriveranno molto più lontano di noi>

<Come mai?> chiese curiosa.

<Andiamo! In tutte le scene non siamo riuscite a trovare nessun indizio che ci facesse anche solo avvicinare alla realtà. Come faranno a trovare un indizio dopo tutto questo tempo?> dissi.

<Realtà? E quale sarebbe la realtà?> chiese con sguardo attento.

Mi sarei tirata un pugno per quella stupida gaffe. Era una frase come un'altra, detta non pensando davvero alla realtà, ma chissà come lei era riuscita a farla sembrare sospetta. Dovevo fare molta attenzione mentre parlavo con Claire.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora