Parte 33

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Fare tutto questo senza mio padre mi sembrò sbagliato, ma avevamo stabilito insieme che sarebbe stato meglio che lui non fosse presente. "Non vorrei che a tuo nonno e agli altri Arcangeli venisse un infarto, vedendomi" aveva ironizzato ed io mi ero trovata d'accordo. Mentre aspettavamo che Gabriele finisse di strigliare a dovere le guardie della proprietà per aver mentito sulla nostra irruzione, io, Marcus e Liam guardavamo la casa in silenzio. Notai Liam aprire e chiudere i pugni in continuazione, nervoso. Ogni volta sembrava sul punto di dire qualcosa ma poi ci ripensava.

<Vado un secondo da mio nonno. Lo conosco e non vorrei che serbasse rancore per l'improvvisata di ieri sera> disse Marcus. Michele sembrava totalmente indifferente, mentre stava insieme agli altri Arcangeli, e non sembrava serbare rancore. Guardai Marcus mentre andava dal nonno e strinsi gli occhi a fessura, sperando che avvertisse il mio sguardo infuocato. Si era accorto del nervosismo di Liam e ci aveva lasciati soli! Liam, dal canto suo, parlò nell'esatto istante in cui Marcus non fu più a portata di orecchi.

<Ho dato una controllata al contratto e mi sembra che sia tutto a posto> disse.

Non capii perché tirasse fuori quella storia in quel momento. Sia io che Marcus l'avevamo già... Mi voltai a guardarlo in faccia, sbalordita. Era offeso perché non gli avevo chiesto di leggere il contratto! Era così strano vederlo comportarsi in quel modo, che non riuscivo a richiudere la bocca. Il fatto di avermi confessato tutto quello che provava doveva farlo sentire a disagio, visto che lo avevo rifiutato. Sembrava essere tornato indietro nel tempo, al periodo in cui era ancora un ragazzino insicuro. Non credevo che Liam fosse mai stato insicuro di sé, e, con il suo aspetto, capivo anche il perché. Nessuna ragazza doveva mai averlo rifiutato, e il fatto che io lo avessi fatto lo metteva in una situazione che non si era mai trovato a dover affrontare. Stava vivendo per la prima volta quello che ogni persona sulla faccia della Terra avrebbe provato almeno una volta, se fortunato, in tutta la sua vita.

<Non ti ho chiesto di leggerlo perché non volevo metterti in difficoltà davanti a tuo nonno> mi sentii in dovere di spiegargli.

Lui capì che avevo capito il motivo della sua frase e arrossì leggermente. <Non lo avresti fatto. Dica quel dica, non farò più quel che mio nonno mi chiederà, se non starà bene anche a me. Ho chiuso con i giochetti e intendo dimostrartelo> disse secco. Non feci in tempo a riscuotermi dallo stupore e a rispondergli, che Marcus ci raggiunse di nuovo. Vedendo le nostre espressioni, si fermò a qualche passo.

<Interrompo qualcosa?> chiese, ironico.

<No> dissi io, mentre Liam in contemporanea rispose seccato <Si>

<Dovreste coordinarvi meglio> commentò.

<Sta zitto> mormorò Liam.

In quel momento Gabriele ruppe il sigillo e Dana uscì dalla casa, chiamata da una delle guardie. Lo sguardo che fece, rivedendo il sole senza più qualcosa come una finestra in mezzo, non aveva prezzo. Si guardò intorno confusa e il suo sguardo s'indurì quando si posò sugli Arcangeli.

<Che cosa significa tutto questo?> chiese circospetta.

<Mamma!> la chiamai, e lei si voltò un po' in ritardo, non abituata a sentirsi chiamare con quell'appellativo. Sgranò gli occhi e corse verso di me, dimenticandosi che avrebbe potuto coprire la distanza che ci separava molto più velocemente con il teletrasporto, ma sembrava che la sorpresa l'avesse un po' intontita. Quando mi raggiunse mi saltò quasi a dosso, come una bambina felice di aver ricevuto un bel regalo. Continuavo a non abituarmi al fatto che quella ragazza che dimostrava qualche anno in meno di me, fosse in realtà una donna. Mia madre.

<Come hai fatto?> mi chiese con gli occhi lucidi.

<Ti spiegherò tutto a casa mia, promesso> la rassicurai. Lei annuì e la lasciai ai ragazzi, mentre io andavo incontro agli Arcangeli. Vederli tutti e sette insieme faceva un certo effetto e non solo perché erano i sette Arcangeli, ma anche perché erano dannatamente belli. Mi sembrava di essere finita su un set fotografico pieno di modelli. Mentre mi avvicinavo, osservai per bene gli Arcangeli che non avevo mai visto. Uriel aveva i capelli biondissimi, quasi argentei, che gli arrivavano poco sotto le spalle, e gli occhi di un azzurro molto chiaro. Un leggero strato di barba gli copriva le guance, rendendolo incredibilmente sexy. Barachiel, nonostante Marcus mi avesse spiegato che avesse smesso di invecchiare intorno ai ventotto anni, sembrava molto più giovane. I capelli di un biondo tendente all'oro scuro, leggermente più lunghi davanti, e gli occhi di un verde penetrante, irreale. Jeudiel, nonostante fosse molto bello anche lui, spiccava meno degli altri con sia i capelli che gli occhi di un castano scuro. Infine c'era Sealtiel, con i capelli biondo tiziano e gli occhi di un verde intenso. Erano tutti bellissimi, ma quando pensai al fatto che fra di loro c'era anche mio nonno, un brivido di disgusto mi percorse la schiena. No. Non mi sarei mai abituata a quell'aspetto della mia vita.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora