Parte 27

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Rose mi riaccompagnò a casa e si offrì di rimanere da me, ma sapevo quanto faticasse ad addormentarsi in un letto che non era il suo, e le borse che già aveva sotto gli occhi sarebbero diventate enormi il mattino seguente. Acconsentì a lasciarmi sola, ripromettendo però di tornare presto al mattino. Ero sfinita, il corpo doveva ancora riprendersi completamente, quindi decisi di fare una doccia fresca e di andare a dormire. Mi accoccolai sul letto e chiusi finalmente gli occhi.

<Samantha> sussurrò una voce maschile.

Mi alzai immediatamente, allungando una mano verso la pistola sul comodino. Mi guardai intorno, in allerta, ma non vidi nessuno.

<Chi c'è?> chiesi alzandomi. Non ricevetti risposta, così iniziai ad ispezionare la casa. Dopo essermi assicurata che fosse vuota, tornai a letto, sempre circospetta. Oltre alle allucinazioni visive, iniziavo ad avere anche quelle uditive! Avevo davvero bisogno di riposare.

Rose trascorse i due giorni successivi in versione "cameriera perfetta". Non mi fece muovere un muscolo, per farmi recuperare tutte le energie. Mi permetteva solo di rispondere al telefono, per darmi la possibilità di tranquillizzare la mia famiglia, che dopo aver scoperto del mio piccolo incidente chiamava ogni dieci minuti. Rose li aveva rassicurati, dicendogli che non c'era motivo che venissero a Londra, visto che ormai stavo bene e che c'era lei a prendersi cura di me. Mi sentivo come una principessa e le allucinazioni non si erano ripresentate, cosa molto positiva.

Quando finalmente rientrai a lavoro, le cose erano ormai tornate alla normalità.

<È un piacere riaverti fra noi, Sam> mi salutò il capo.

<Sembra passata una vita, signore> ricambiai. <Ci sono novità su quei cadaveri scomparsi?> chiesi.

<Quali cadaveri scomparsi?> domandò il capo confuso e guardò Rose, che era al mio fianco. Non sapevo neanche perché avessi chiesto una cosa del genere. Cercai di buttarla sul ridere, per smorzare la tensione.

<Tranquilli, era solo una battuta, anche se pessima> dissi sorridendo.

<Ah!> esclamarono entrambi e ricambiarono il mio sorriso, ma c'era poca convinzione nei loro sguardi. Temevano che non mi fossi ancora ripresa. Sfoderai il mio miglior sorriso e mi avviai verso la scrivania, per rimettermi in pari con tutte le scartoffie che si erano accumulate in quei giorni in cui ero stata assente. La mattinata trascorse lenta e senza altre gaffe, ma quando gli agenti mi salutavano, io mi limitavo a ricambiare, per paura di dire qualcosa di sbagliato. Accolsi con gioia l'ora di pranzo, pregustando una mezz'ora di totale tranquillità.

<Io scendo a pranzare, tu vieni con me?> chiese una voce femminile.

<Arrivo subito Claire> risposi sovrappensiero, leggendo un documento.

<Claire?>

<Cosa?> domandai riscuotendomi.

<Mi hai appena chiamata Claire> spiegò Rose, guardandomi confusa.

<Oh! Scusami. Non ci ho fatto caso>. Cercai di dissimulare, e Rose sembrò convincersi, eppure iniziavo a preoccuparmi. Mi sembrava di dire sempre la cosa sbagliata. Forse avevo fatto male a tornare a lavoro così presto. Feci andare avanti Rose e io entrai nell'ufficio del capo.

<Mi spiace disturbarla signore, ma non credo di essere ancora al cento per cento. Le dispiace se torno a casa?>

<Certo Samantha, vai pure. Se dovessi aver bisogno di qualcosa chiama pure in centrale> rispose comprensivo.

Lo ringraziai e scrissi un messaggio a Rose per avvertirla. Non appena fui a casa, mi sedetti sul divano a fare zapping alla tv. A quell'ora non c'era niente di interessante, così presi il dvd di "Avengers: Infinity War" e feci partire il film.

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