Parte 5

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Il tempo sembrò fermarsi. Non potevo crederci. Iniziai a sentire qualcosa dentro di me. Qualcosa di potente, che non riuscivo a trattenere. Il demone stava per attaccarmi, quando l'energia che avevo dentro si sprigionò. Urlai così forte che di sicuro avrei subito danni irreparabili alle corde vocali. Un'enorme onda d'urto dorata si abbatté su tutto ciò che ci circondava. Le auto si alzarono di diversi centimetri e poi ricaddero con un tonfo, ma lui fu soltanto preso di striscio, perché riuscì a svanire prima che l'onda lo raggiungesse. Tutti gli antifurto suonavano, ma li sentivo a malapena. Caddi a terra, sfinita, ma non potevo fermarmi. Mi girai verso Rose, ma non c'era più niente da fare. La mia amica, la mia migliore amica, non c'era più.

<Samantha!> sentii urlare in lontananza, ma era un suono debole, quasi impercettibile, o forse ero io che stavo perdendo i sensi. Sbattei la testa sul terreno, ma l'incoscienza non voleva arrivare. Rose, Rose, Rose. Non poteva essere vero, no, non poteva. Qualcuno mi stava toccando, cercava di tirarmi su, ma non volevo. Volevo rimanere lì con lei.

<La polizia sta arrivando> disse la voce. Mi sembrava di conoscerla, ma non ne ero sicura. In quel momento non ero sicura più di niente. Era irreale. I suoni scorrevano intorno a me, ma io ero come chiusa in una bolla, che mi proteggeva. Non mi accorsi delle auto della polizia finché non sentii la voce del capo urlare il mio nome. Mi venne incontro e mi abbracciò. Era strano, non l'aveva mai fatto. Forse era a causa del cadavere che giaceva vicino a me.

<Samantha che cosa è successo?!> mi chiese scuotendomi, ma io non davo segni di vita, ero ancora sotto shock. Allora si rivolse a qualcun altro, probabilmente alla voce che avevo sentito prima. <Chi sei tu? Che cosa è successo?>

<Eravamo venuti in discoteca. Avevamo dimenticato una cosa in macchina e stavamo tornando a prenderla, poi è successo tutto molto velocemente. Qualcuno ha cercato di derubarci, Rose si è opposta e quel tizio ha tirato fuori un coltello che non avevo mai visto prima. Non c'è stato niente da fare. Mentre cercavamo di fermare l'emorragia il rapinatore è fuggito. Non sono riuscito a fermarlo> disse la voce. Liam. Mi sembrava la sua voce, si.

<Mio Dio> disse il capo. Aveva la voce che tremava. <E lei?>

<Lei è sotto shock. Non riesco a farla riprendere>

Da quel momento in poi smisi di ascoltare, mi accorsi a malapena quando mi misero sulla barella dell'ambulanza. Tutto diventò scuro e mi addormentai.

*

Stavo camminando lungo un corridoio, ero appena entrata in accademia e ancora non riuscivo ad orientarmi bene. In altre parole: mi ero persa. Quel posto sembrava un maledetto labirinto.

<Qualche problema?> mi chiese una voce femminile. Mi voltai e vidi una ragazza più o meno della mia età. Era più alta di me e anche più slanciata. Il cadetto perfetto. I capelli castani le arrivavano alle spalle e la frangia bloccata verso dietro faceva risaltare i suoi occhi verdi.

<Veramente si> ammisi. <Non riesco a trovare la mia stanza. È il mio primo giorno>

<A quale numero sei?>

<Diciotto>

<Samantha Della Torre?> chiese sorridendo.

<Si> le risposi confusa.

<Io sono Rose Gyllenhaal, la tua compagna di stanza> disse con un sorriso.

Quella era la prima volta che vedevo Rose. Anche per lei era il primo giorno, ma si muoveva già come un'esperta. La ammiravo ancor prima di conoscerla.

*

Mi svegliai con una luce abbagliante negli occhi. Qualcuno aveva pensato bene di aprire la tenda della mia stanza. Provai ad alzarmi, ma avevo dei tubicini legati al braccio. All'altra estremità era collegata una flebo con un liquido trasparente. Tentai di staccarla, ma qualcuno mi fermò.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora