Parte 36

11 1 0
                                    

Quando arrivammo a casa di Marcus erano le quattro di mattina passate. Mi sentivo in colpa per essergli piombata in casa in quel modo, ma era l'unico posto sicuro che conoscessi, in Paradiso. Ora lui era seduto sul divano, con i capelli tutti arruffati e gli occhi gonfi di sonno. Sorrisi, pensando a quanto sembrasse più giovane in quel momento.

<Mi dispiace Marcus> gli dissi per la centesima volta.

<Non preoccuparti Sam. Avete fatto bene. Uccidere il primogenito del Re degli Inferi non è cosa da poco>

<A quest'ora il demone che sicuramente era con lui avrà capito che gli è successo qualcosa e avrà avvisato i miei genitori. Sarà scoppiato il finimondo e noi dovremo stare molto attenti: mia madre è il demone più vendicativo che conosco e...>

Smisi di ascoltare mio padre, perché un pensiero mi attraversò la mente. Non riuscii ad inquadrarlo bene, in un primo momento, ma quando ripensai alle parole che mio padre aveva appena detto, il pensiero divenne chiaro. La paura m'invase, immediata e terribile.

<Sam che succede?> chiese Dana allarmata.

<Prima quasi la carbonizzo, ora mio padre per difendermi uccide il suo primogenito...> iniziai a mormorare, non prestando attenzione alle persone intorno a me.

<Hey, che succede?> Christopher mi prese per le spalle e mi fece alzare lo sguardo.

<Le ho fatto già due torti, ma mentre il primo era passabile, potendo guarire, il secondo è impossibile da dimenticare>

<Parli di mia madre? Sam lei non riuscirà a farti del male. Io non glielo permetterò> cercò di rassicurarmi.

<Tu non capisci!> gli urlai. <Non mi preoccupo per me ma per la mia famiglia! Devo tornare immediatamente sulla Terra!>

Dana mi bloccò prima che mi teletrasportassi, cercando di farmi cambiare idea. <È pericoloso scendere sulla Terra, Sam. Non sappiamo con sicurezza se il Re e la Regina siano stati informati, ma è comunque rischioso lasciare il Paradiso adesso>.

<Non lascerò che una supposizione m'impedisca di aiutare la mia famiglia. Loro sono all'oscuro di tutto e non meritano di morire per colpa mia. Non lascerò che succeda di nuovo!>. Il panico s'impadronì di me al solo pensiero di Rose. No! Non avrei permesso che succedesse ancora!

<Ha ragione> disse a sorpresa mio padre, mettendo una mano sulla spalla di Dana. <Non è giusto che degli umani innocenti paghino per ciò che abbiamo fatto. Ma se vuole andare, non esiste che vada da sola> mi guardò. <Io e tua madre ti accompagneremo>.

Chiesi a Christopher e Dana di rimanere in cucina mentre io andavo a svegliare la mia famiglia. Erano quasi le cinque di mattina e io ero stanca morta, sia fisicamente che mentalmente. Gli ultimi giorni erano stati frenetici e mi sembrava di non dormire bene da mesi. Andai prima da mio fratello Michael, di due anni più piccolo di me, e cercai di svegliarlo senza fargli venire un infarto.

<Sam? Ma cosa ci fai qui?> mi chiese sussurrando, tutto concitato.

<Devo parlarvi, è importante> gli dissi. Lui mi fissò ancora per qualche secondo, ma poi si alzò senza aprire bocca. Aveva capito che, per essere tornata da Londra e per di più a quell'ora, doveva davvero trattarsi di qualcosa di grosso.

<Come hai fatto ad entrare?>. M'irrigidii, dandomi della stupida per non aver considerato quel piccolo particolare.

<Lo capirai fra poco> mi limitai a rispondergli. Svegliai Alessandro, il maggiore, di due anni più grande di me, e dovetti ripetere la scenetta avuta pochi minuti prima con Michael. Quando anche i miei genitori furono svegli, cercai di capire da dove iniziare quel discorso così difficile.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora