Parte 23

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Uno spazio angusto? Era quello ciò a cui avevo pensato qualche secondo fa? Perché, aprendo la porta, capii di essermi sbagliata di grosso. Mi trovavo in un soggiorno spazioso, molto rustico, con le pareti interamente rivestite di legno tranne quella sinistra. Sulla sinistra, infatti, la parete era tutta in pietra e un grosso camino, anch'esso in pietra, permeava la stanza di un piacevole calore. Di fronte al camino, due divani rivestiti da federe rosse. Su quello più piccolo, un libro giaceva abbandonato, aperto più o meno a metà. Sul tavolino in legno al lato del divano, una tazza contenente un liquido marrone, che, dalla densità, sembrava cioccolata calda. L'intera parete destra della stanza era occupata da un'enorme libreria, in cui una parte conteneva libri e l'altra tantissimi dvd, da vedere su un enorme televisore posto al centro della libreria.

"Doveva pur avere qualcosa con cui occupare il tempo in venticinque anni", pensai.  Un tappeto rosso a motivi geometrici occupava tutto lo spazio tra i divani e la libreria, rendendo la sala più accogliente.

<È pur sempre la figlia di un Arcangelo> disse Marcus, sorpreso quanto me dalla bellezza del soggiorno.

<Dove sarà?> gli chiesi, non sentendo nessun rumore.

<Avrà sentito il piccolo combattimento al piano di sopra e si sarà nascosta> mi rispose. Dalla stanza, si potevano vedere tre porte, che portavano sicuramente al bagno, alla cucina e ad una camera da letto.

Andai verso una delle porte, ma Marcus mi bloccò. <Non credo sia saggio, Sam. Conosce la casa meglio di noi e...> Marcus si interruppe sentendo un rumore. Ci girammo verso una delle porte e vedemmo la testa di una ragazza fare capolino.

<Sam?> sussurrò. Quando mi vide, i suoi occhi si sgranarono così tanto che mi fece quasi paura. Uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò cautamente, continuando a guardarmi fisso negli occhi. Era più bassa di me, circa un metro e cinquantacinque, ed era molto esile, ma per il resto somigliava incredibilmente alla me di qualche anno prima. Ora capivo perché la madre di Marcus ci avesse confuse. Anche se il verde dei nostri occhi era diverso - il mio era più sul verde muschio, mentre il suo era un verde chiarissimo – la forma era identica. Il castano chiaro dei capelli, però, a differenza del mio che era di un colore vivo, sembrava spento, così come i suoi occhi. La prigionia, nonostante la bella casa, non doveva essere stata piacevole.

<Sei davvero tu?> chiese con le lacrime agli occhi e un'espressione addolorata. Ero talmente sconvolta da non riuscire quasi a parlare. Era come se mi fossi trasformata in un blocco di pietra. Marcus mi poggiò una mano sul braccio e lei lo fulminò con lo sguardo.

<Non la toccare> disse quasi ringhiando. Vidi Marcus sgranare gli occhi per la sorpresa.

<È un mio amico> lo difesi, ritrovando finalmente la voce.

Mi guardò amareggiata, ancora con gli occhi lucidi. <Non dovrebbe esserlo. Non dovresti essere amica di un angelo> sibilò.

<È grazie a lui se ho scoperto in parte chi sono. Grazie a lui se ora sono qui>

<Ho fatto il possibile perché tu non fossi coinvolta nel nostro mondo. Ti ho affidato ad una famiglia umana perché quelli della mia specie non ti trovassero. Avevo paura che ti uccidessero. A quanto pare, però, tutto quello che ho fatto non è bastato> disse triste.

<È stato un caso se ho scoperto di essere un angelo. A quest'ora sarei morta se un altro ragazzo non mi avesse salvata dall'attacco di un Kudrax> le spiegai, sperando di farle capire la situazione.

<Un caso? Un caso che un angelo fosse proprio nel posto esatto al momento esatto?> chiese scettica. <Con gli angeli niente è un caso> concluse perentoria. Non poteva dire sul serio. Era diventata troppo paranoica. Marcus era troppo sconvolto la prima volta che mi aveva vista insieme a Liam e Liam, nonostante si fosse comportato da stronzo, non era intervenuto finché non era sicuro che fossi davvero un angelo. Potevano essere degli attori così bravi? Non potevo crederlo.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora