Parte 25

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Davanti a me, Dana aveva gli occhi lucidi. Marcus mi strinse la mano e mi resi conto di avere la faccia bagnata. Quello che aveva detto Dana poco prima di svenire mi aveva sconvolta.

<Conosco la tua voce> le dissi piano. <Ma come posso conoscere la tua voce se questa è la prima volta che ti vedo?> domandai. Nonostante avesse parlato fino ad ora, quella frase aveva risvegliato qualcosa in me, qualcosa di nascosto sotto un sottile strato di nebbia, che mi impediva di ricordare. <Dimmelo, ti prego> implorai.

<Non rivelai mai cosa fosse stato di te. Loro mi minacciarono, cercando di spaventarmi, ma si erano già presi il mio ragazzo ed ero sicura che tu fossi al sicuro se loro mi chiedevano di te, quindi non avevano nulla con cui ricattarmi. Anche se lontana, tu eri la mia bambina ed eri stata dentro di me per nove mesi. Il nostro legame era molto forte, quindi, se non potevo starti vicina fisicamente, perlomeno potevo farlo mentalmente. Ogni notte, quando percepivo che ti eri addormentata, entravo nella tua testa e cantavo per te una canzone che mia madre cantava a me, accompagnandola sempre a dei bei sogni. Ho continuato fino ai tuoi diciassette anni, ma con il passare del tempo il legame psichico spariva insieme al tuo ricordo. Non ricordare il tuo splendido visino è stata la cosa peggiore di tutte, in questi anni> disse abbassando lo sguardo.

<Ricordo ancora la canzone! E, a pensarci bene, non mi sembra di aver mai avuto un incubo fino a quell'età, infatti> dissi in un soffio. Le lacrime continuavano a scorrere sul mio viso. Quella donna, che avevo trattato con tanta freddezza all'inizio di quella conversazione, aveva fatto in modo che nessun brutto sogno sfiorasse la mia mente per tutti quegli anni. Mi vergognavo di me stessa. Lei aveva dato tutto per salvarmi e io l'avevo trattata alla stregua di un'estranea qualunque.

Un rumore al piano di sopra riscosse tutti e tre. <Le guardie si sono svegliate! Dobbiamo andare subito> disse Marcus agitato. Io e Dana ci alzammo contemporaneamente.

<Dammi la mano, non sei mai stata a casa mia, quindi non puoi teletrasportarti senza il mio aiuto>. Stesi la mano ma lei non la prese.

<Non posso> sussurrò tristemente.

<Perché non puoi?!> esclamai.

<Gabriele ha imposto un sigillo sulla casa per non farmi uscire. Solo chi l'ha creato può distruggerlo> spiegò.

<No!> quasi urlai.

<È così Samantha. Non c'è modo di sfuggire senza Gabriele. Ma non fare pazzie, devi stare lontana da lui. Non guarda in faccia nessuno quando si tratta di raggiungere i suoi obiettivi. Qualche mese fa è venuto a trovarmi> disse abbassando la testa. <Mi ha estorto le informazioni con la forza, costringendomi a confessare la verità sulla natura di tuo padre. Non sapevo che tu fossi a Londra. Essendo amica di due angeli sei sempre più vicina a lui e se dovesse trovarti...Andate via adesso!> esclamò non riuscendo a finire la frase.

Marcus era sconvolto per la storia della tortura, ma non disse nulla e mi tirò per una mano. Mi divincolai, rassegnata a doverla lasciare lì con coloro che l'avevano tenuta prigioniera per venticinque anni.

<Ci vediamo a casa mia> dissi a Marcus.

<Cosa?! No! Dobbiamo andare adesso se non vogliamo che scoprano chi siamo>

<Arrivo subito>. Capì che volevo salutare Dana e, anche se con riluttanza, sparì.

<Ha ragione, devi andare> mi disse lei.

Senza preavviso la strinsi in un forte abbraccio. Era talmente sorpresa che rimase paralizzata per qualche secondo, ma poi mi strinse con mani tremanti.

<Non incolparti per aver ceduto dopo essere stata torturata> dissi. <Prima hai detto che ho preso la mia determinazione da mio padre, ma senza la tua di determinazione, non avrei mai potuto vivere la vita che ho vissuto> dissi senza sciogliere il nostro abbraccio. <Tornerò a prenderti, fosse l'ultima cosa che faccio! Grazie di tutto, mamma> le sussurrai e mi teletrasportai.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora