Parte 12

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Riuscii a dormire tutta la notte, e dovendo andare a lavoro solo dopo pranzo, iniziai a pulire un po' la casa. Il malumore della sera prima era passato. Quando entrai, Claire era alla sua scrivania.

<Ciao> la salutai.

<Ciao> disse lei. <Sono arrivati i risultati balistici. Avevi ragione, sono i bossoli di una calibro 38. Mentre l'autopsia ha confermato che la morte è avvenuta a causa del colpo d'arma da fuoco. Che ne dici, andiamo a dare un'altra occhiata a Willesden Junction?>

<Va bene> dissi, un po' spiazzata.

In auto Claire fu la prima a parlare. <Sam vorrei chiederti scusa per ieri sera. So di non essermi comportata in maniera corretta e...>

<Tranquilla Claire, non devi darmi nessuna spiegazione> dissi sorridendo.

<Lo so, ma mi piacerebbe comunque spiegarti il motivo. Quando sono tornata a casa, il mio ex ragazzo era lì ad aspettarmi. Voleva parlare della nostra rottura e ci ho messo un po' a farlo andare via. Quando finalmente ci sono riuscita, non avevo più molta voglia di uscire. Mi dispiace> disse abbattuta. Aveva detto tutto in un fiato.

<Mi spiace che ti abbia rovinato la serata, ma se proprio devo essere sincera, prima che mi chiamassi tu anche io avevo intenzione di annullare l'uscita. Una sciocchezza mi ha fatto venire in mente Rose, allora mi sono intristita e non avevo voglia di rovinare ad entrambe la serata con il mio umore nero>.

Lei mi guardò con un sorriso triste, ma aveva qualcosa che non andava, quasi come se fosse forzato. Forse non si sentiva a suo agio nel sentirsi raccontare quella confidenza, quindi non aggiunsi altro.

<Solo perché non siamo uscite ieri, non significa che non possiamo farlo un'altra sera> disse lei cambiando discorso.

<Certo! Dimmi un giorno e ci sarò>

<In questi giorni sarò un po' impegnata, ma nel fine settimana dovrei essere libera. Ti va bene venerdì sera?>

<Perfetto> dissi abbozzando un sorriso.

Arrivammo a Willesden Junction e parcheggiammo l'auto. Tornammo sulla scena del crimine e iniziammo a chiedere alle persone che passavano se il giorno prima avessero visto qualcosa, ma tutti continuavano a rimanere nel loro ostinato silenzio. Con la coda dell'occhio notai un movimento all'angolo della strada: era il bambino che era riuscito a sfuggirmi, ma questa volta non me l'avrebbe fatta. Girai l'angolo e percorsi la strada parallela a quella su cui ero prima, feci il giro e mi ritrovai alle spalle del bambino.

<Cerchi qualcuno?> chiesi.

Lui si girò spaventato e cercò di svignarsela, ma lo afferrai per un braccio. Aveva i capelli ricci, biondi, anche se erano resi più scuri dalla sporcizia che li incrostava. Gli occhi castani mi fissavano spaventati. <Non voglio farti del male, vorrei solo porti qualche domanda> dissi lasciandolo andare. Lui mi guardava sospettoso, quindi cercai di ingraziarmelo un po'. <Hai fame? Se vuoi ti offro un hamburger, e nel frattempo tu rispondi a qualche domanda> dissi sorridendo. Il ragazzino era molto magro, doveva essere un piccolo vagabondo. Non mangiava qualcosa di sostanzioso da parecchio tempo, secondo me. Non sapeva se fidarsi o meno.

<Aggiungo all'offerta anche le patatine e un gelato>.

I suoi occhi si illuminarono e annuì vigorosamente. Entrammo nel McDonald's della stazione e, presa la sua ordinazione, ci sedemmo. Si gettò sul cibo come una furia, rischiando di strozzarsi almeno un paio di volte. Quando ebbe finito iniziai con le domande.

<Come ti chiami piccolo?>

<Joshua e non sono piccolo, ho undici anni> disse lui alzando il mento.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora