Parte 32

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Come previsto, ero riuscita a dormire poco e niente, forse un'ora o due, perché per tutta la notte avevo pensato e ripensato alle parole di Liam. Il cuore urlava dicendo che erano vere, ma il cervello non voleva cedere, ricordando la conversazione tra lui e Gabriele. Mi alzai e andai a lavarmi, ma quando incontrai il mio riflesso nello specchio, quasi corsi via per lo spavento: avevo una faccia terribile, con gli occhi gonfi e delle profonde occhiaie. Feci del mio meglio per coprire il tutto, ma non potevo fare miracoli, così mi rassegnai e andai in cucina. Trovai Christopher ad aspettarmi al bancone con una fumante tazza di caffè.

<Nottataccia?> chiese.

<Pessima> risposi.

Mentre aspettavamo che Liam venisse a chiamarmi per parlare con suo nonno, mio padre volle sapere tutto sulla mia vita fino al giorno prima di scoprire la verità sulla mia natura. Mi chiese della mia famiglia, dei miei amici, dell'unico vero ragazzo che avessi avuto dal liceo a quella parte, dei miei hobby e roba del genere.

Mentre parlavo mi rendevo conto di quanto importanti fossero per lui quei dettagli. Scoprire che, nonostante tutto, avessi vissuto una vita tranquilla e felice, fece illuminare i suoi occhi di gioia, e questo mi fece sentire ancora più in colpa verso Dana; quando l'avevo vista le avevo chiesto subito quello che volevo sapere e non le avevo dato il tempo di farmi delle domande che magari per lei erano molto importanti.

Scossi la testa e promisi che il mio atteggiamento sarebbe cambiato. Avrei parlato con mia madre fino allo sfinimento, ripetendo le cose anche cento volte se questo l'avrebbe resa felice. Pensare ai miei genitori biologici mi riportò alla mente i genitori che invece mi avevano cresciuta e capii che non potevo continuare a tenerli all'oscuro di tutto. Meritavano di sapere la verità, non solo perché erano stati dei genitori fantastici, ma anche perché non avrei saputo come tenere nascosto il fatto che il mio aspetto sarebbe potuto rimanere lo stesso da qui all'eternità. Quando avrebbero liberato Dana, avrei portato entrambi in Italia e li avrei presentati a tutta la mia famiglia. Sarebbe stato difficile raccontare la verità, ma era la cosa giusta da fare. Proprio mentre immaginavo la reazione dei miei familiari, Liam comparve nel salotto.

<Ciao> disse, un po' imbarazzato dalla presenza di mio padre. Lui lo guardò con sufficienza e accennò un saluto.

<Ciao> risposi. Anche lui aveva il volto segnato dalla stanchezza e il mio cuore cercò di prevalere sul cervello, urlando che anche lui sembrava aver passato una notte orrenda e che quindi le sue parole dovevano essere vere. Lo zittii mentalmente e mi avvicinai.

<Avresti potuto mandarmi un messaggio> sussurrai. Capì subito perché avessi detto quella frase e mi prese la mano.

<Mio nonno vuole che ti porti a casa sua, per parlare in un luogo più discreto. Non preoccuparti comunque, ho chiesto a Marcus di venire, in caso dovesse esserci qualche problema>. Capii che anche lui non si fidasse pienamente di suo nonno e lo ringraziai con lo sguardo. Sorrise, ma di un sorriso che non gli arrivò agli occhi.

Sospirò e ci teletrasportò in un salone molto elegante. Le pareti, di un bianco crema, erano ricoperte di quadri in cornici dorate e piccole mensole con sopra vari oggetti: candele, foto, vasi e piatti decorativi. Due divani di un beige chiaro erano disposti intorno ad un bellissimo tavolino in legno ricoperto di intarsi floreali. Una libreria bianca, anch'essa finemente intarsiata, era posta al fianco di un enorme camino in pietra, sopra il quale era appeso un ritratto di famiglia che immortalava Gabriele e altre cinque persone. Al fianco dell'Arcangelo stava una ragazza all'apparenza più grande di lui, con i capelli dello stesso rosso di quelli di Liam e gli occhi di un azzurro molto chiaro, ma diverso dal suo. Al fianco della donna vi era un uomo, molto simile a Gabriele, che teneva per mano una donna dai capelli castani. Guardandola meglio, mi accorsi che Liam era un perfetto mix di tutta la sua famiglia: i capelli rossi come quelli della nonna, gli occhi di sua madre e l'aspetto di suo padre, ma reso ancora più bello dai lineamenti gentili della madre. In mezzo ai suoi genitori, un Liam di circa sei anni mostrava un sorriso furbetto.

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