Parte 6

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Dopo aver salutato la mia famiglia ed i miei amici, tornai a Londra, impaziente di iniziare il mio addestramento. Rientrata a lavoro, il capo mi disse che era ancora presto e di prendermi qualche altro giorno. Non credevo che fosse presto, ma quando entrai in ufficio e vidi la scrivania di Rose vuota, dovetti ricredermi. Avrei sfruttato qualche altro giorno per imparare qualcosa sui miei poteri. Quando tornai a casa la tv era aperta e Liam era seduto sul mio divano come se nulla fosse. Neanche si girò a guardarmi, quando entrai.

<Ok!> sbottai. <Qui dobbiamo stabilire delle regole> dissi andandogli davanti per guardarlo in faccia. <Non puoi entrare in casa mia quando vuoi, soprattutto se io non ci sono>

Lui mi guardò scocciato e uscì dalla porta. Ma stavamo scherzando?! Io gli parlavo e lui se ne andava senza dire nulla? Stavo per andargli dietro e tirargli un bel calcio quando bussarono alla porta. Aprii e lo vidi che mi fissava arrabbiato.

<Ciao Sam, da quanto tempo che non ci vediamo, ti dispiace se entro?> disse sarcastico, senza neanche aspettare che gli rispondessi.

<Va bene, Mr. Simpatia, questa volta te la lascio passare, ma la prossima giuro che ti lancio una sfera di energia dritta in faccia> lo minacciai.

Lui si girò divertito. <Davvero? E come farai? Sentiamo>

<Un modo troverò, ho notato che riesco a farlo quando sono arrabbiata o spaventata, e tu mi fai incazzare parecchio> incrociai le braccia.

Lui scoppiò a ridere. <Va bene, va bene, cerchiamo di rendere le tue minacce un po' più credibili. Oggi, a mio rischio e pericolo, ti insegnerò a controllare l'energia, poi passeremo a cose più complicate>.

<Bene>. Andai a mettermi qualcosa di più comodo e tornai in soggiorno, agguerrita.

<Oggi potremo restare qui, ma quando ti insegnerò a utilizzare al meglio l'energia angelica dovremo trovare un altro posto. Direi che possiamo incominciare. Inizierò spiegandoti cos'è l'energia angelica. L'energia angelica è insita nel nostro essere, è grazie a lei che rimaniamo in vita. Quel Kudrax ha avuto fortuna, con te, visto che quando ti ha attaccato non sapevi usare i tuoi poteri, ma dopo che avrai imparato sarai piuttosto pericolosa. In genere i Kudrax se la prendono principalmente con gli angeli custodi, sapendo che non sono molto bravi a combattere, mentre quelli come me li evitano> disse compiaciuto.

<Quelli come te?> chiesi confusa.

<Io sono un Guardiano. Mi occupo di trovare e uccidere i Kudrax, per evitare che facciano del male alla mia gente. Loro dovrebbero stare negli Inferi, ma ogni tanto decidono di farsi una passeggiatina sulla Terra, e appena mettono piede fuori dal loro buco, noi ce ne accorgiamo e ce ne occupiamo>

<E come fate a saperlo?>

<Abbiamo i nostri metodi> disse spazientito. <Non è questo il momento per darti questo genere di informazioni. Come stavo dicendo, l'energia angelica, se usata come si deve, può diventare l'arma più potente. Ora siediti> ordinò.

<Cosa?> perché dovevo sedermi?

<Devi rilassarti, trovarti in una situazione che ti permetta di concentrarti al massimo> spiegò. Mi sedetti sul pavimento e incrociai le gambe.

<Ora svuota la mente. Quando sarà del tutto libera avvertirai un lieve calore all'interno del tuo corpo. Nel momento in cui lo avrai focalizzato, dovrai concentrare tutti i tuoi pensieri in quella fiammella, che diventerà poco alla volta sempre più grande. Quando ti riempirà completamente, la dovrai riversare fuori dalle mani, fino a creare una sfera. Una volta fatto questo l'avrai controllata e potrai farne quel che vuoi. L'hai già fatto quando quel demone ha assalito la tua macchina, quindi non dovrebbe risultarti troppo difficile. Provaci.>

Presi un grande respiro e chiusi gli occhi, cercando di rilassarmi, ma svuotare la mente non era facile, non in quel momento. La morte di Rose aveva popolato i miei incubi, facendomi rivivere quella maledetta scena in continuazione. Se chiudevo gli occhi, rivedevo quelli della mia amica, vitrei, che mi fissavano come in cerca di quell' aiuto che non ero riuscita a darle. Scossi la testa, cercando di scrollarmi dalla mente quei pensieri.

<Non ti stai concentrando!> esclamò irritato.

<Si, lo so, scusami> mormorai. Dovevo mettercela tutta, ma con quei pensieri in testa e lui che camminava avanti e indietro per la stanza, era difficile concentrarsi. Lo guardai spazientita.

<Non guardare me, pensa a quella cavolo di fiammella>. Era troppo nervoso, sembrava che non sopportasse di stare in casa mia.

<Sai, capisco che per te sia facile svuotare la mente, visto che non credo ci sia molto lì dentro, ma per me non lo è affatto. Quindi o stai fermo e cerchi di non fare rumore o non ci riuscirò mai> dissi, esasperata.

Ridusse gli occhi a fessura, guardandomi con uno sguardo omicida. <La tua lingua lunga non ti aiuterà. Vorrei ricordarti che ti sto facendo un favore insegnandoti ad usare i tuoi poteri. Niente mi impedisce di andarmene adesso>

<Fallo pure, sono sicura che ci riuscirei molto prima senza te che mi aliti sul collo>

Spalancò gli occhi, furioso. <Bene, se è così che la pensi, me ne vado>. Con un gesto piuttosto teatrale aprì la finestra e si buttò. Andai a vedere ma lui era sparito.

< E poi vorrei farti presente che il patto lo abbiamo stretto in due. Non sono solo io ad ottenere qualcosa da tutto ciò!> gridai, sicura che fosse ancora a portata d'orecchi. Dal palazzo davanti al mio, un signore in accappatoio mi fissava confuso. Prima di fare qualche altra figuraccia, chiusi la finestra e tornai a sedermi. Ci provai per tutto il pomeriggio, perdendo la cognizione del tempo. Non mi accorsi che era arrivata la sera, e quando guardai l'orologio vidi che era già mezzanotte passata. Decisi di andare a dormire, giurando che l'indomani ci sarei riuscita.

*

Ero in un parco, correvo, correvo a perdifiato, ma mi accorsi che non stavo semplicemente correndo, stavo scappando. Se da qualcosa o qualcuno non lo sapevo. Mi girai, ma non vidi nulla. Continuai a correre, per cercare di mettere più distanza possibile tra me e il mio inseguitore. Dal nulla mi si parò davanti un ammasso d'ombra, uno di quei maledetti Kudrax, ma io non riuscivo a muovermi. Mi prese per il collo e mi sollevò. Iniziò a stringere, ma le mie braccia non volevano saperne di muoversi.

<Sarà bello ucciderti> disse con voce metallica. Era un suono orribile, fastidioso come unghie che stridono contro una lavagna. Quel suono fece scattare qualcosa: le mie braccia si risvegliarono e posai le mani sulla sua faccia. Il mostro cercò di divincolarsi, ma era come se fossimo incollati. Quando staccai le mani lui iniziò lentamente a sgretolarsi, finché non sparì del tutto. Mi guardai le mani, incredula, ma il calore non se ne andava. Sembrava che stessi bruciando dall'interno. Faceva troppo caldo. Caldo, caldo, caldo.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora