Parte 43

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La connessione mentale finì e il cimitero riapparve davanti a noi. Christopher si abbassò per aiutarmi a rialzarmi. In quel momento mi sembrava di essere una bambola di pezza, con le braccia e le gambe molli per lo spossamento.

Liam lo fermò con gentilezza. <Posso?> gli chiese. Mio padre guardò prima me, per chiedermi silenziosamente se fossi d'accordo. Annuii e lui si fece da parte. Liam mi alzò delicatamente e io gli poggiai la testa sul petto, molto vicina ad addormentarmi. Marcus, quello meno provato di tutti, si avvicinò perché potessimo toccarlo e farci quindi teletrasportare dagli altri angeli a Trafalgar Square. Prima che potesse farlo, però, riuscii a malapena a sentire un fruscio, l'unico avviso dell'attacco. Il demone dai capelli color platino che avevamo incontrato uscì dall'ombra come un fulmine nella notte e puntò dritto verso di me con una spada di fuoco. L'attacco inaspettato non permise a nessuno di reagire prontamente, stanchi com'eravamo. Liam non era abbastanza in forze per teletrasportarsi, così, giusto un attimo prima che la lama della spada mi colpisse, si voltò di schiena e mi fece cadere, per impedire alla lama di raggiungermi anche dopo aver trapassato il suo corpo. Mi girai con gli occhi sgranati e vidi la lama spuntagli dal petto. Un rivolo di sangue gli colò dalla bocca e lui cadde in ginocchio. Il demone imprecò per aver mancato il bersaglio, ma fu l'ultima cosa che disse, perché Marcus gli si avventò contro e gli spezzò il collo.

<No!No!No!> urlai sorreggendo Liam con l'ultimo brandello di energia rimastomi. <No ti prego! Com'è possibile?! Pensavo che aveste ucciso quel bastardo!> continuai a urlare, rivolta verso mio padre.

<Non vedendolo più pensavamo che se ne fossero occupati James e Dan> mi rispose mio padre, con gli occhi spalancati per lo sgomento.

<Dannazione!> sbottai.

<Ti sei fatta male cadendo?> mi chiese Liam tossendo sangue. <Mi dispiace, non l'ho sentito arrivare> disse, preoccupandosi per me quando era lui quello in fin di vita.

<Shh, shh. Risparmia le energie> dissi cullandolo.

<Mi dispiace per quello che ho fatto Sam, spero che riuscirai a perdonarmi e...>

<No! Non ti azzardare ad iniziare a parlare come se dovessi morire a breve. Io non te lo permetterò, hai capito? Marcus, portaci via di qui, ti prego!>.

Marcus, con un'espressione terrorizzata in volto, quasi tremava quando ci teletrasportò in Paradiso.

Arrivammo in quella che sembrava in tutto e per tutto la hall di un ospedale. Il ragazzo che stava dietro alla scrivania si alzò di slancio quando ci vide e venne a darci una mano.

<Portate una barella!> ordinò a quelle che credevo fossero due infermiere. Marcus adagiò Liam, che aveva perso i sensi, sulla barella e le due ragazze lo portarono via di volata. L'ospedale era pieno a causa dei feriti durante la guerra, e altri ancora ne stavano arrivando.

<Marcus> lo chiamai agitata.

<Non ti preoccupare, ci sono tanti guaritori qui e se ne prenderanno buona cura.Sono eccezionali. Lui ce la farà> mi rassicurò guardandomi fisso negli occhi. <Anche tu hai bisogno di riposare, stenditi un po' su quei divanetti>.

Feci come mi consigliò e mi sdraiai, con il cuore a mille per la paura di perdere Liam. Marcus si sedette vicino a me, appoggiandosi sulle ginocchia e reggendosi la testa. Vidi mio padre avvicinarsi a Jar e sussurrargli qualcosa all'orecchio prima che lui sparisse. Christopher imitò Marcus e venne da me, con sguardo colpevole, prendendomi una mano fra le sue.

<Ti prego perdonami. Non avevamo idea che fosse scappato>

Non riuscii a trattenere le lacrime, terrorizzata, ma non potevo incolpare mio padre per non essersene accorto. Sapevo che, se non avesse prestato la massima attenzione ai sui fratelli maggiori, non sarebbe stato lì con me in quel momento.

L'Angelo PerdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora