Capitolo 13.

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¿Cómo tú te atreves a llegar involucrándome?
Malacostumbrándome.


𝐆uardai la sveglia poggiata sulla scrivania in legno della mia camera e sospirai pesantemente, erano già le 10.00.

Sarei dovuta essere in bagno per prepararmi e andare alle lezioni e invece stavo ancora in camera a ricopiare gli appunti e cercare di iniziare a studiare le prime pagine dei capitoli di tedesco ma ormai era tardi, avrei finito di ricopiare gli appunti un'altro giorno e sarei andata alla lezione.

Avrei iniziato a studiare nel pomeriggio, non avevo scelta.

Infilai le mie comodissime converse nere ai piedi e frettolosamente mi alzai dal letto.

Avevo pochissimo tempo per arrivare in Istituto.

Dovevo letteralmente volare!

Presi la borsa dalla sedia della scrivania per prendere le chiavi di casa ma quando qualcuno suonò al campanello, sospirai pesantemente.

Misi la borsa sulla spalla e lasciai la mia camera.

Dovevo uscire, non potevo perdere altro tempo.

Raggiunsi l'ingresso e, dopo aver guardato dallo spioncino, aprì la porta d'ingresso.

«Maluma?» lo richiamai sorpresa non appena me lo trovai davanti.

La sera prima non era tornato a casa con me e Dylan, per cui, non avevo idea di cosa avesse fatto o dove fosse andato.

«Posso entrare?» domandò lui barcollando, corrugai la fronte e allungai le mani, poggiandogliele sul petto come per aiutarlo a reggersi in piedi.

«In realtà stavo andando a lezione... ma, ti senti bene?» domandai guardandolo, sembrava ubriaco e stanco.

«Una favola!» esclamò allargando le braccia reggendosi in piedi per miracolo, sospirando scossi il capo, «Dai vieni, entra...» dissi poi chiudendo la porta con il piede, lui annuì.

«Non ci credo! Sei ubriaco! Vorrei davvero sapere che cavolo hai combinato stavolta...» affermai poi poggiando le mani sui fianchi, seguendolo con lo sguardo, lui sbuffò e raggiunse il divano dove si distese portandosi le mani alle tempie.

«Un casino...» mormorò poi in risposta, chiudendo gli occhi.

«Perché non mi spieghi cos'è successo?» domandai avvicinandomi a lui restando in piedi, «Io e Brianna siamo usciti dal locale alle quattro, ubriachi...» spiegò aprendo gli occhi per fissarmi, «Sembrava andare tutto bene ma poi abbiamo litigato pesantemente... e mi ha lasciato..» spiegò, «Lei ti ha lasciato?» chiesi corrugando la fronte sorpresa, lui annuì facendo una smorfia.

Forse era la prima volta che gli capitava una cosa del genere.

«E poi?» domandai incrociando le braccia al petto, «Poi sono andato in un bar... alle cinque e mezza sono tornato a casa ma quello stronzo del compagno di mia madre mi ha sbattuto fuori» spiegò portandosi di nuovo le mani alle tempie, «Perché ti ha visto così?» gli domandai e lui annuì, sospirai alzando gli occhi al cielo.

Mi tolsi la borsa dalla spalla e la poggiai sul divano, lui aprì gli occhi e corrugò la fronte.

«Che fai?» domandò poi, «Resto a casa! Non sei in grado di rimanere solo...» affermai allargando le braccia, «Si invece» replicò, «Si come no...» dissi inclinando la testa, «Ti preparo un caffè, magari ti aiuta...» dissi poi lasciando la cucina.

Iniziavo davvero a pensare che Maluma dovesse crescere.

Aveva ventiquattro anni, doveva davvero iniziare a comportarsi da persona matura.

MI DECLARACION » MALUMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora