«Chloe, Chloe!» esclamò una ragazza alle sue spalle, mentre lei correva verso l'uscita dal college.
Chloe Morgan si voltò e, non appena notò la sua migliore amica Alexis Jordan correre nella sua direzione, si bloccò nell'immediato.
«Un giorno di questi, mi farai uscire il cuore dal petto» esclamò la ragazza, respirando affannosamente «dopo la lezione sei corsa via come una lepre, senza aspettarmi».
«Alexis, sai che devo essere a casa per le 16.00 o mio padre mi ucciderà. Ho saltato la lezione di pianoforte per ben due volte, non posso permettere che accada una terza volta o non potrò esserci alla festa di fine semestre quest'anno».
«Che palle Chloe!» ribatté Alexis, sbuffando «tuo padre ti ha reso noiosa oltre che metodica» le passò un libro di arte contemporanea «ti ringrazio per avermelo prestato, ma dubito che verrò con te a vedere una mostra di tale spessore. Non fa di certo per me! Mi annoierei molto» fece spallucce.
Chloe la fissò per un attimo e scoppiò a ridere. «Non guardi al di là del tuo naso, cara Alexis Jordan. E comunque io non sono affatto una persona noiosa» ribatté, uscendo dall'università «ho semplicemente dei doveri da portare a termine e degli hobby da coltivare» fece spallucce.
Alexis alzò gli occhi al cielo e le circondò la spalla con il suo braccio. «Dovresti coltivare Harry Cooper, invece. Ha un debole per te sin dal primo anno. Non capisco perché non vuoi ancora concedergli un'uscita».
«Harry Cooper è interessato a me solo perché mio padre e suo padre sono colleghi! E poi io non esco con i bulli» precisò Chloe, dandole un bacio sulla guancia.
Nel frattempo dall'altro lato della strada qualcuno osservava ogni minima mossa della ragazza. Non appena si incamminò, Caleb gettò la sigaretta per terra e iniziò a seguirla a debita distanza. Afferrò il cellulare e compose un numero.
«Ci sono! Tenetevi pronti» mise giù, restandole dietro.
«Sarà meglio che raggiunga mia madre all'auto. Ci vediamo dopo i tuoi hobby, noiosetta?!» le chiese Alexis, mentre Chloe alzava il passo per dirigersi dall'altra parte della strada. Si girò verso la sua amica e agitò la mano, mandandole un bacio volante.
«Ci sarò, ragazzaccia!» urlò divertita. Attraversò la strada e afferrò il suo lettore mp3 dalla tasca, lanciando un'occhiata all'orologio «oh no! Stavolta mi ammazza sul serio se non mi sbrigo» disse tra sé, svoltando l'angolo.
Caleb sogghignò e le restò dietro. Guardò la sua silhouette e fece un verso di apprezzamento. Non appena superarono due isolati, notò il furgone scuro che li attendeva. Alzò il passo e le si avvicinò maggiormente, pronto per bloccarla.
Chloe notò il furgone e continuò a proseguire per quella strada, non dando importanza alla sua presenza in quel vicolo. Alzò il volume del lettore e incrociò le braccia, stringendosi nel suo giaccone beige di Gucci.
Pochi passi dopo, il ragazzo indossò un passamontagna, fece un balzo in avanti e l'afferrò, bloccandola con un braccio intorno a sé, mentre lei cacciò un urlo.
«Zitta ragazzina. Zitta» le tappò la bocca con la mano «adesso io e te andiamo a fare un bel giro» andò verso il furgone da dove uscì Erik.
Il ragazzo le afferrò le gambe, mentre lei continuava a dimenarsi in modo frenetico, e lo aiutò a sistemarla nell'abitacolo, afferrando del nastro adesivo e un cappuccio nero per coprire il volto della ragazza.
«Questa non sta ferma un attimo» brontolò Erik, cercando di legarle i polsi.
«Fate presto, non possiamo stare qui tutto il giorno» disse Joseph, incitandoli a sbrigarsi.
«Lasciatemi, lasciatemi vi prego. Non ho fatto nulla» urlò a squarciagola Chloe, non appena Caleb le tolse la mano dalla bocca per permettere al suo amico di zittirla con un pezzo di nastro adesivo.
La ragazza si dimenò ancora e scalciò più volte, in preda alla paura e al panico.
Caleb chiuse il portellone e si voltò verso di lei, afferrandola per i capelli. «Ti conviene star zitta, mocciosa. Se non vuoi farti male, fa la brava» strappò dalle mani di Erik il nastro e glielo mise sulla bocca «e tu vai!» esclamò a Joseph.
Joseph partì ad alta velocità, mentre la ragazza iniziò a piangere disperata, facendo una smorfia di dolore.
«Questa stronza sta facendo fin troppo baccano» esclamò Erik, infilandole il cappuccio, non appena Caleb terminò.
Lei continuò a singhiozzare, emettendo degli urli soffocati.
«Da ora, siamo una squadra» susseguì Erik, levandosi il passamontagna.
«Non si torna più indietro» Caleb sfilò il suo e si passò una mano tra i capelli «questa stronza ci frutterà tutti i soldi di quel maledetto».
Erik rise, battendo il cinque al suo amico. «Siamo dei fottuti bastardi» esclamò orgoglioso, sedendosi accanto a Chloe. Osservò il suo fisico e le accarezzò un braccio, facendo dimenare la ragazza «che peperino niente male» sogghignò, divertito.
Caleb si avvicinò al collo della ragazza, inalando il suo profumo. «Tu tra poco avrai il profumo migliore al mondo...» sussurrò «quello dei soldi. Fotteremo il tuo paparino...e se non fa il bravo, tu ti farai molto male».
La ragazza a quelle affermazioni, si sentì raggelare. Si mosse freneticamente per allontanarlo da sé e lo colpì in viso con una gomitata, bloccandosi poco dopo, spaventata.
Erik scoppiò a ridere, mentre Caleb si toccò il mento dolorante.
«Consideriamolo pure un riflesso incondizionato» le bloccò il braccio «ma se succede ancora, potrei decidere di rispondere di conseguenza» si alzò e andò a sedersi sul sedile del passeggero.
I tre abbandonarono il centro città e dopo quaranta minuti, arrivarono al casolare di Erik, prestando attenzione che nessuno li vedesse.
Joseph parcheggiò il furgone e scese, aprendo il portellone. «Benvenuta nella tua nuova residenza, bella bambina» esclamò lui, afferrandola per le gambe, mentre Erik la teneva per il busto. La ragazza continuò a dimenarsi disperata, tentando invano di sfuggire alla loro presa.
Caleb aprì il lucchetto presente sulla porta e tolse il catenaccio, entrando al suo interno. La portarono nella stanza a lei riservata e la gettarono sul materasso, infilandosi tutti il passamontagna.
Caleb si inginocchiò di fronte a lei e le sfilò il cappuccio. «Spero che questa stanza sia di vostro gradimento. Non abbiamo trovato di meglio...anzi, non so nemmeno perché il mio amico abbia questa dimora» guardò Erik.
«Beh, mi piaceva il fatto che ha un nascondiglio dietro a un muro. Sapevo che un giorno sarei diventato ricco e lo avrei utilizzato per nasconderci i soldi» fece spallucce e gli altri due risero.
«Torniamo a noi. Se farai la brava, ti tolgo il nastro» Caleb accarezzò il suo viso con un dito «tu farai la brava, vero?».
Lanciò uno sguardo intorno a sé e con occhi pieni di lacrime annuì, spostandosi con il busto verso la spalliera del letto.
«Brava!» le strappo il nastro adesivo e sorrise nel notare la sua smorfia di dolore «sarà inutile urlare, qui non ti sentirà nessuno. Ma se ci provi, potresti innervosire noi».
«P-perché mi fate questo? I-io non vi ho fatto nulla» chiese, singhiozzando.
«E invece sì» le liberò i polsi e le caviglie «hai il padre sbagliato. Ed ora ne paghi le conseguenze» si alzò «se hai bisogno di andare in bagno, chiami noi oppure te la fai nelle mutande. Adesso ti lasciamo ambientare, dovrai pur abituarti alla tua dolce cameretta» uscì dalla stanza insieme agli altri due e chiuse la porta a chiave.
Chloe, rimasta sola, si guardò intorno e si massaggiò i polsi, notando i segni del nastro adesivo. Si asciugò il viso dalle lacrime e si alzò, afferrando un orsetto di peluche posto su una mensola. Starnutì per la polvere che esso aveva sollevato e lo strinse a sé, chiudendo per un attimo gli occhi. Quando li riaprì, si diresse alla porta e iniziò a battere i pugni su di essa.
«Non la passerete liscia. Mi sentite?!» urlò disperata «mio padre verrà a cercarmi. Non ci sarà pace per voi!» susseguì, calciandola con rabbia «lasciatemi andare! Lasciatemi andare, vi prego» la voce le diventò flebile «voglio tornare a casa...» le lacrime tornarono a scendere lungo il suo viso e lei le scacciò via, cadendo sul pavimento esausta.
«Sarà meglio fare dei turni di notte, per non destare sospetti. Resteremo io e Joseph stasera. Tu puoi tornare a casa»disse Erik, accendendo una sigaretta.
Caleb annuì, gettando il suo passamontagna sul tavolo. «Vi porterò qualcosa da mettere sotto i denti. Non toccate la ragazza, non ci serve usata» guardò Joseph «mi riferisco soprattutto a te! Tienilo nei pantaloni».
Fece una smorfia. «Lo terrò nei pantaloni...Per il momento» sogghignò «tutto dipenderà da come si comporterà il caro papino».
«Se la vuole rivedere tutta intera, gli converrà fare come vogliamo noi» ribatté Erik, spegnendo la sua sigaretta sul tavolo, bruciadone il legno.
«Vedremo se ci tiene davvero al suo gioiellino» Caleb ridacchiò e andò via.
Poco dopo, Joseph terminò la sua birra e si alzò, dirigendosi da Chloe.
«Hai sentito cosa ha detto Caleb, lei ci serve intatta» gli ricordò Erik.
«Che palle! Non le farò nulla. Voglio solo divertirmi a spaventarla» ribatté divertito, infilandosi il passamontagna.
Aprì la porta e Chloe si alzò immediatamente da terra, scagliandosi contro di lui. «Lasciatemi andare! Non voglio stare qui. Non voglio, non voglio!» urlò, colpendolo sull'addome e il viso.
Joseph rise di fronte a quella reazione e le sferrò uno schiaffo, facendola cadere per terra.
«Ma che cazzo fai, sei impazzito?!» esclamò Erik, spintonando il suo collega.
«Ehi sta calmo, ha iniziato lei a fare la stronzetta».
Si portò una mano sul viso fissandoli spaventata. «Se sono i soldi ad interessarvi, mio padre vi darà tutto ciò che chiederete. Ma dopo non ci sarà comunque libertà per voi. Vi prenderanno, ovunque deciderete di scappare!» disse loro, graffiante.
«Bada a ciò che che dici, puttanella» Joseph le andò vicino, afferrandole il viso con una mano. Lei fece una smorfia di dolore e lui avvicinò la faccia a quella della ragazza, respirando sulle sue labbra.
Chloe tentò di sfuggire a quella presa, sentendo la puzza di alcol entrarle nelle narici.
«Se vuoi tornare a casa con le tue gambette, ti converrà collaborare» le sussurrò annusando i suoi capelli.
«Lasciala amico, avrà una lunga notte per riflettere sui suoi atteggiamenti» esclamò Erik, invitandolo a mollare la presa. Joseph la spinse nuovamente sul pavimento, liberandola dalla sua stretta.
Uscirono dalla stanza e si recarono in cucina, studiando le prossime mosse.
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35 DAYS OF YOU
ChickLitSacramento. California. Samuel Morgan, un ricco uomo spietato, decide improvvisamente di chiudere la sua azienda metalmeccanica vendendola per una cospicua somma e licenziando senza spiegazioni gli ottanta operai. Tre di loro, Caleb Erik e Joseph, o...