GIORNO 2

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La città di Sacramento era stata scossa dalla notizia della sparizione della figlia del magnate Morgan. Tutti ne parlavano, tutti facevano supposizioni. Ormai il nome e la foto di Chloe Morgan tappezzava i muri di tutte le strade.
«Dove cazzo sei finito?» esclamò Caleb al telefono «è un'ora che ti aspetto» staccò dal tronco di un albero la foto di Chloe.
«Calmo, amico. Non è così semplice arrivare, ci sono pattuglie dappertutto» replicò Erik, respirando affannosamente «ci vediamo tra quindici minuti» mise giù.
«Missing girl...» lesse Caleb a bassa voce«come mai il paparino non ha messo un compenso?» accartocciò il foglio e lo gettò a terra, accendendosi una sigaretta e aspettando.
«Eccomi!» disse Erik, arrivando da lui come promesso «hai una vaga idea di quanti agenti ci sono in giro per la città? Ti ricordo che noi ottanta operai, siamo nel loro mirino prima di tutti gli altri» susseguì, provando a recuperare fiato.
«No, ma dici davvero?» finse stupore «ho dovuto fare il doppio della strada per venire qui, due agenti mi avevano fermato. Mi hanno chiesto se l'avessi mai vista» sogghignò.
«Co...?» spalancò gli occhi «e tu cosa hai risposto a riguardo?».
«Ovviamente che è la prima volta che vedevo quel dolce faccino!» gli diede una pacca sulla spalla «andiamo a fare questa telefonata e poi andiamo a fare colazione».
«Sarà meglio usare questo davanti alla bocca» gli passò un fazzoletto e Caleb lo guardò stranito «l'ho visto fare in un film» fece spallucce «lo usavano per camuffare la voce».
«Sai, stavo pensando di parlare con la mia voce e magari portarmi dietro una guardia» disse con sarcasmo sottile. Si guardò intorno e afferrò il fazzoletto «bene, tu farai da palo».
Caleb entrò in cabina telefonica, mentre Erik teneva d'occhio la zona. Compose il numero di cellulare di Morgan e attese.
«Pronto?».
«Salve, Mr Morgan» disse con voce camuffata.
«Chi parla?» chiese confuso.
«Non importa chi parla. Come sta la dolce Chloe?».
«C-cosa? Maledizione...chi sei?» esclamò allarmato.
«Chi sono?» scoppiò a ridere «non credermi stupido! Pensiamo alle cose serie...la tua bambolina è con me. Se vuoi rivederla viva e intera, ti conviene fare come dico io».
«Pff...sei davvero convinto che accetterò le tue condizioni?».
«Beh...è tua figlia. Non la rivuoi viva?».
«Parla!».
Sogghignò. «Così mi piaci. Ti do due giorni. Voglio nove milioni di dollari. In contanti!».
Morgan scoppiò in una grassa risata. «Stai scherzando vero? Scordatelo!».
«Tua figlia morirà, lo sa?» disse digrignando i denti.
«Un pensiero in meno».
«Cosa? Non mi prenda in giro. Probabilmente la ferita è troppo fresca» mantenne la calma «le lascerò il tempo di schiarire la mente e ragionare sul da farsi. Facciamo tre giorni. La ricontatterò al più presto» Caleb mise giù, senza dargli possibilità di replica, e uscì rabbioso dalla cabina «andiamo!».
«Conviene separarci. Tu va al casolare, io comprerò qualcosa da mangiare alla pollastrella» disse Erik, guardandosi intorno.
Annuì e, senza rispondere, andò al casolare.
Appena arrivato, ignorò totalmente Joseph e, indossato il passamontagna, andò dalla ragazza.
«Forza, svegliati!» esclamò nervosamente a Chloe.
La ragazza balzò dal letto, frastornata e spaventata. «C-che succede?! Cosa vuoi?» chiese, allontanandosi quasi subito da lui.
«Io e te dobbiamo parlare» si sedette accanto a lei «ora tu mi dirai che rapporti hai con tuo padre. E non devi tralasciare nessun dettaglio».
«R-rapporto?» lo guardò stranita «vivo con lui dall'età di nove anni. Mio padre ed io non abbiamo mai parlato molto. Mi sono sempre limitata a fare quello che riteneva giusto per me. Lui vuole che io sia sempre la migliore ed io ce la metto tutta per esserlo. Indipendentemente da quello che è il mio volere» fece spallucce, rattristandosi.
Scosse la testa, sospirando rumorosamente. «Prega di non essere l'unico pezzo inutile del puzzle» la lasciò lì, tra mille dubbi.
Accese il televisore e guardò svogliatamente il notiziario, che confermava il rapimento della ragazza.
«Questo pezzo di merda sembrerebbe preferire il denaro alla figlia» disse a Joseph.

«Samuel, per l'amor del cielo, riportarla a casa. Non puoi davvero mettere nostra figlia in pericolo, rifiutando di pagare riscatto» esclamò Samantha Wilson, entrando nello studio del suo ex marito.
«Io non darò un solo centesimo a quell'avvoltoio!» ribatté lui, alzando il tono di voce «non cederò al ricatto di un fallito, che ha pensato bene di rapire mia figlia solo per fottersi i miei soldi».
«Dovresti sentirti quando parli, sembri totalmente indifferente a quanto ci sta accadendo» lo fissò con disgusto «soldi, soldi, soldi... Tu hai sempre e solo pensato ai tuoi schifosi soldi. Nostra figlia è in pericolo, solo il cielo sa quello che sta vivendo in queste ore e tu che dovresti proteggerla e riportarla a casa, stai invece comportandoti con distacco e freddezza» susseguì infuriata «è stata rapita da chissà quale verme e te ne resti qui, inerme».
«Rapita?! E chi lo conferma che sia stata rapita? Tu, i poliziotti, i giornalisti, chi Samantha?» disse, avvicinandosi a lei con aria di sfida «chi mi dice che non si tratti di fuga volontaria e che non stia facendo uno dei suoi soliti capricci?! In fondo è identica a te!» esclamò con arroganza.
«Fuga volontaria?! Ma quanto puoi essere viscido anche solo nel pensare una cosa simile?! Nostra figlia si è sempre sforzata di essere come volevi tu, ti ha sempre assecondato e ha sempre fatto quello che le obbligavi a fare. Non l'hai mai ascoltata, Samuel» rispose, alzando a sua volta il tono di voce «lo hai sempre fatto anche con me. Hai sempre voluto che fingessi di essere una moglie felice e appagata. Perché per te l'apparenza è tutto ciò che conta. Non ti è mai importato della tua famiglia, mi hai tolto Chloe, sapendo che non avrei mai potuto darle quello che, invece, le hai dato tu: il benessere, i soldi, la ricchezza. Pensi di avere il mondo tra le mani, Samuel Morgan. Pensi di poter ottenere qualsiasi cosa sulla quale metti le tue luride mani, senza considerare niente e nessuno se non te stesso» continuò a dire, fissandolo dritto negli occhi «abbiamo divorziato per queste ragioni. Perché sei uno stronzo senza scrupoli, arrogante e menefreghista. A te importa solo arricchirti a discapito di altri. Nostra figlia è chissà dove, per colpa tua».
«Non azzardarti a rivolgerti a me in questo modo» le andò vicino, afferrandole il viso con una mano «io non mi faccio mettere i piedi in testa dal primo coglione che osa minacciarmi. Se rivuoi tua figlia, chiama il sequestratore e dagli ciò che chiede» mollò la presa, facendola traballare sui tacchi.
«Io?! Razza di imbecille, sai che non possiedo tutti quei soldi. Come osi chiedermi questo?!» rispose sconvolta.
«Vorrà dire che resterà lì, fino a quando non li avrai accumulati. Non è solo mia figlia» fece spallucce, sistemandosi la cravatta.
Samantha gli si avvicinò nuovamente senza indugio e gli sferrò uno schiaffo, costringendolo a girare la testa. «Tu l'hai messa in questa situazione e tu me la riporti a casa. Bada bene, Samuel Morgan, se succede qualcosa a mia figlia, qualsiasi cosa, ti giuro che sarai tu a pagarne le spese. E mi assicurerò personalmente che tu soffra finché avrai vita» gli urlò contro, andando via a passo spedito da quella casa che un tempo condivideva con lui.

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